La Bussola – Il collezionista di stelle (2023). Gli anni d’oro della Versilia

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Trailer de La Bussola – Il collezionista di stelle

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il documentario “La Bussola – Il collezionista di stelle”, presentato in anteprima alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre 2023, è pronto a emozionare il pubblico italiano durante le proiezioni speciali al cinema il 12, 13 e 14 febbraio 2024, distribuito da Adler Entertainment. Quest’opera, una produzione Lux Vide in collaborazione con Rai Cinema, è diretta da Andrea Soldani, regista e autore con una vasta esperienza nella comunicazione cross-mediale. Soldani, già direttore artistico del Festival di strada negli anni ’80, ha firmato numerosi documentari, tra cui “La Signora delle Alpi” e “Cuneo provincia granda”.

“La Bussola – Il collezionista di stelle” offre uno sguardo avvincente sulla storia del celebre locale La Bussola, situato in Versilia, fondato e diretto da Sergio Bernardini. Questo luogo è diventato una tappa imperdibile nel panorama musicale italiano e internazionale, grazie alla visione imprenditoriale di Bernardini. Attraverso reperti d’archivio e interviste esclusive, il documentario ci trasporta nel cuore del jet-set italiano, celebrando l’importanza di La Bussola nella storia della musica italiana.

Trama de La Bussola – Il collezionista di stelle

Gli anni della Versilia in piena effervescenza rappresentano un periodo unico e magico, alimentato dalla gioia di vivere e dal boom economico, che ha spinto molte persone a divertirsi e ad affrontare il futuro con ottimismo. In questo contesto, un uomo in particolare ha lasciato un’impronta indelebile: Sergio Bernardini, un visionario il cui intuito ha contribuito a creare il firmamento della musica italiana. Negli anni ’60 e ’80, La Bussola ha agito da catalizzatore culturale, trasformando lo spettacolo, la cultura e i costumi italiani e diventando un punto di riferimento cruciale. Sul palco de La Bussola hanno calcato molti artisti di spicco come Mina, Adriano Celentano, Gino Paoli, Ornella Vanoni, Lucio Battisti, Renato Carosone, Luigi Tenco, insieme a figure del calibro di Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Walter Chiari, Paolo Villaggio, Alighiero Noschese, Renzo Arbore e celebrità internazionali come Louis Armstrong, Marlene Dietrich, Duke Ellington, Shirley Bassey, Chet Baker, Liza Minnelli. Gli eredi, gli amici, i collaboratori e le stelle di Sergio Bernardini ci accompagneranno in questo straordinario racconto, attraverso interviste esclusive e materiali d’archivio. Tra gli intervistati figurano personalità come Gino Paoli, Stefania Sandrelli, Ornella Vanoni, Carlo Conti e molti altri.

Foto de La Bussola (Versilia) - La Bussola - Il collezionista di stelle
Foto de La Bussola (Versilia) – La Bussola – Il collezionista di stelle

Recensione de La Bussola – Il collezionista di stelle


Nel 1955, un lido dimenticato da Dio, un luogo principalmente frequentato da bagnini e marmisti, poco distante da Pisa e Lucca, ha visto la nascita di un’icona nel panorama della vita notturna musicale italiana: “La Bussola”. Questo locale appena fondato è diventato rapidamente il cuore pulsante della scena musicale, attirando l’attenzione della nuova élite borghese disposta a pagare cifre esorbitanti per assistere a spettacoli straordinari e unici. “La Bussola” è stato un vero e proprio club borghese dove si esibiva il meglio della musica mondiale, ospitando artisti del calibro di Aretha Franklin, Ginger Rogers, Louis Armstrong, Fred Bongusto, Ella Fitzgerald, Gino Paoli, Ornella Vanoni e una giovane Mina, il cui legame artistico con il locale e soprattutto con il suo fondatore, Sergio Bernardini, è iniziato fin dai suoi esordi. Questo locale è stato il luogo per eccellenza dell’arte musicale, offrendo eventi unici che non erano alla portata di tutti, grazie alla visione di Bernardini che, attraverso “La Bussola” e il “Bussolotto” (un locale soprastante dove si poteva ascoltare musica jazz, incluso il grande Chet Baker), ha portato a Marina di Pietrasanta i più grandi artisti del momento e del passato. Grazie a Bernardini, il pubblico borghese italiano ha avuto l’opportunità di assistere per la prima volta in Italia alle esibizioni delle più grandi star internazionali. Per i cantanti italiani, esibirsi alla Bussola è diventato presto un simbolo di prestigio, un segno di riconoscimento nel panorama musicale nazionale, tanto che negli anni ’60 il palcoscenico della Bussola era considerato il più importante per i cantanti, musicisti e cantautori del nostro paese e se non cantavi qui, non eri nessuno.

Il documentario cerca di immergere lo spettatore nel mondo incantato dell’arte e del glamour attraverso immagini d’archivio e interviste a persone che hanno avuto un profondo legame con il padrone di casa, Bernardini. Tuttavia, il risultato risulta un po’ deludente per chi, come me, è originario della Versilia. Il racconto sulla nascita e lo sviluppo della Bussola nel corso degli anni è a tratti confuso e poco approfondito, mentre manca una rappresentazione adeguata del contesto storico locale, in particolare di Pietrasanta e Marina di Pietrasanta, due luoghi che non vengono mai mostrati attraverso immagini d’archivio o immagini recenti del 2023.

Il regista Andrea Soldani si avvale principalmente di immagini d’archivio della passeggiata di Viareggio e dei palazzi in stile liberty lungo il lungomare viareggino. Tuttavia, Viareggio ha ben poco a che vedere con La Bussola, tanto che per chi non conosce la zona, potrebbe sembrare che Viareggio sia Le Foccette, il che è assolutamente fuorviante. Sebbene Le Foccette vengano mostrate tramite immagini d’archivio, foto e video del locale, manca completamente la rappresentazione della dimensione sociologica, politica e sociale di ciò che era la Versilia prima e dopo la nascita de La Bussola, così come della Capannina e della Bussola Domani negli anni ’80. Bernardini ha avuto un impatto radicale sull’evoluzione degli usi e dei costumi sociali nel lido versiliese, ma questo aspetto è trattato con superficialità e scarsa attenzione nel documentario.

Il documentario si concentra principalmente sul rapporto che Bernardini ha instaurato nel corso del tempo con gli artisti, offrendo interessanti testimonianze da parte di figure rivoluzionarie della musica come Ornella Vanoni e Gino Paoli. Questi artisti hanno raccontato senza mezzi termini le sfumature e gli eventi più salienti accaduti all’interno de La Bussola, comprese le frequenti liti tra il pubblico e i cantanti. Le testimonianze dei vari musicisti e di coloro che hanno vissuto quegli anni offrono un quadro vivido dello spirito che animava La Bussola dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’60, e del profondo legame che Bernardini aveva con quel luogo e con la musica, mettendo l’artista al primo posto, al di sopra anche del mero profitto economico, che non interessava affatto al padrone del locale. Il documentario presenta inoltre una serie di clip video delle esibizioni tenutesi al locale, alcune delle quali sono state trasmesse anche sulla Rai. Sebbene in alcuni momenti il racconto possa sembrare abbastanza approfondito, come nel periodo degli anni ’60, in molti altri aspetti risulta trascurato. Non è chiara la motivazione che ha spinto Bernardini a creare La Bussola, e il racconto, a partire dal 1968 dopo l’evento tragico di Capodanno che ha segnato profondamente il locale, procede con un eccesso di rapidità, trattando gli anni ’70 e soprattutto la Bussola Domani in modo estremamente superficiale. Il documentario cerca di confrontare i due mondi: quello de La Bussola, elitario, dove Bernardini aveva un forte legame con gli ospiti e i frequentatori del locale, e la Bussola Domani, un grande tendone dove si tenevano concerti popolari e dove la gente non andava per Bernardini, ma per il cantante.

Le principali criticità della pellicola, però, riguardano la voce narrante, sotto forma di podcast, che risulta poco integrata nel film e avrebbe potuto essere omessa, e l’assenza di una narrazione sul periodo di declino de La Bussola, che dal 2000 è caduta in uno stato di totale abbandono, soprattutto per quanto riguarda la Bussola Domani.

Foto de La Bussola
Foto de La Bussola

In conclusione

Sebbene il documentario su “La Bussola” offra una panoramica affascinante sulla vita e l’eredità culturale del locale, presenta alcune carenze nella narrazione e nella rappresentazione del contesto storico locale che ne limitano l’efficacia complessiva. Una maggiore attenzione alla struttura narrativa e una rappresentazione più approfondita del contesto storico avrebbero potuto arricchire ulteriormente il documentario e renderlo più coinvolgente per lo spettatore.

Note positive

  • Le interviste con artisti come Ornella Vanoni e Gino Paoli offrono un’istantanea vivida della scena musicale de “La Bussola”, aggiungendo profondità e autenticità al documentario. Le loro testimonianze catturano lo spirito del luogo e del tempo, fornendo uno sguardo privilegiato sull’esperienza di esibizioni e incontri culturali nel locale.
  • Le immagini d’archivio e i video delle esibizioni contribuiscono a ricreare l’atmosfera e l’energia uniche di “La Bussola”. Questi materiali forniscono un contesto visivo prezioso e permettono al pubblico di immergersi nel mondo della musica e del glamour dell’epoca.
  • l documentario evidenzia il ruolo centrale di Sergio Bernardini nella creazione e nel successo de “La Bussola”, mostrando il suo profondo legame con gli artisti e la sua dedizione alla promozione della musica di alta qualità. Questo focus sul personaggio chiave aggiunge profondità alla narrazione e mette in luce l’impatto duraturo del locale sulla cultura italiana.

Note negative

  • La narrazione del documentario risulta a tratti confusa e poco approfondita, soprattutto riguardo alla nascita e allo sviluppo del locale nel corso degli anni. Mancano dettagli cruciali e una struttura narrativa chiara che guidi lo spettatore attraverso la storia del locale.
  • Il documentario trascura di rappresentare adeguatamente il contesto storico locale di Pietrasanta e Marina di Pietrasanta, limitando la comprensione dello spettatore sulla rilevanza e l’impatto sociale de “La Bussola” nella regione. La mancanza di immagini d’archivio o immagini recenti del luogo è particolarmente deludente.
  • Il documentario tratta in modo superficiale il periodo successivo al 1968 e soprattutto la Bussola Domani
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