La natura dell’amore (2023). Le sfaccettature filosofiche – carnali dell’amore

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Trailer di La natura dell’amore

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il giorno di San Valentino 2024, nelle sale cinematografiche italiane arriva il film d’amore autoriale per cinefili, grazie a Wanted Cinema: “Simple comme Sylvain”. Si tratta di una commedia drammatica canadese diretta da Monia Chokri, già nota come attrice musa di Xavier Dolan. Questo è il terzo film da regista di Chokri, dopo “A Brother’s Love” (Un Certain Regard Coup de Cœur al Festival di Cannes 2019) e “Babysitter” (Selezione Ufficiale al Sundance Film Festival 2022). In Italia, il film è intitolato “La natura dell’amore”. Presentato al Festival di Cannes 2023 nella sezione Un Certain Regard, è stato distribuito in Québec a partire dal 22 settembre 2023. Nel cast troviamo Magalie Lépine-Blondeau (conosciuta per “Le Secret de ma mère” del 2005 e “Merci pour tout” del 2009) e Cardinale Pierre-Yves (noto per “L’État sauvage” del 2020 e “La Cordonnière” del 2023).

Trama de La natura dell’amore

Sophia (interpretata da Magalie Lépine-Blondeau), 40 anni, è una docente di filosofia presso l’Università di Montreal. Da dieci anni conduce una relazione consolidata e monotona con Xavier (interpretato da Francis-William Rhéaume), anch’egli docente. La loro relazione è caratterizzata dall’agio, dalla stabilità e dall’intesa intellettuale, ma ormai manca la passione. La vita di Sophia subisce un’improvvisa svolta quando incontra Sylvain (interpretato da Pierre-Yves Cardinal), un falegname incaricato di ristrutturare la sua casa di campagna, un uomo “semplice”. I due sono completamente diversi: Sophia proviene da una famiglia colta e benestante, mentre Sylvain ha radici in una vivace tribù di amici e parenti proletari. Nonostante le differenze di classe sociale, scocca comunque una scintilla tra loro, che li avvolge in una travolgente passione fisica e spirituale. Tuttavia, i due protagonisti saranno in grado di sopravvivere alle loro differenze caratteriali e sociali?

Fotogramma del film La natura dell'amore
Fotogramma del film La natura dell’amore

Recensione de La natura dell’amore

“Simple comme Sylvain” è una pellicola affascinante sia per la sua sceneggiatura che per la sua regia. La sceneggiatura riesce a esplorare le molteplici sfumature dell’amore all’interno di due relazioni sentimentali, mentre la regia riesce a narrare ciò che non viene detto, la passione intensa dell’amore più carnale, attraverso uno stile visivo e di ripresa che richiama le commedie romantiche francesi e i polizieschi italiani degli anni ’70. Monia Chokri utilizza frequentemente carrelli che ruotano e si muovono attorno ai personaggi, avvicinandosi e allontanandosi da loro, accanto a uno zoom che aggiunge potenza emotiva e narrativa alla narrazione. Lo zoom, elemento registico poco comune nei film contemporanei ma ampiamente utilizzato nei film di genere degli anni ’70, viene impiegato in modo intelligente da Chokri per evidenziare, senza essere didascalico, le emozioni dei personaggi, ponendo l’attenzione su determinati oggetti che sottolineano alcune emozioni. Interessante, in questo senso, è lo zoom in avanti e poi subito all’indietro sul telefono fisso di colore rosso, il cui suono crea una profonda ansia e tensione nel cuore della protagonista. Questa sensazione viene amplificata dai tempi registici e dall’uso accattivante dello zoom. Troviamo numerosi esempi di questo genere all’interno del film.

Dal punto di vista registico, Monia Chokri utilizza abilmente movimenti di macchina attraverso carrelli a precedere, laterali e a seguire, spesso associati allo zoom. Il carrello conferisce al film un senso di tormento e movimento caotico che riflette le pulsioni interne dei personaggi. Particolarmente pregevoli sono le numerose scene riprese dall’esterno che raccontano la passione sessuale della protagonista quarantenne. Un esempio è il lungo piano sequenza che inizia con la ripresa dei due amanti dall’esterno della macchina, mostrandoli nella loro intimità. La macchina da presa si avvicina a loro con un carrello a precedere, ma quando i due escono dalla macchina, la macchina da presa li segue nel loro tragitto senza però seguirli nell’entrata nella loro abitazione. Continua a raccontarli dall’esterno, mostrandoli dietro le finestre, come se volesse spiare la loro relazione sentimentale. Questo utilizzo combinato del carrello e dello zoom aggiunge profondità e intensità alla narrazione visiva del lungometraggio.

Monia Chokri

Il film esplora questioni di amore romantico ma anche di riproduzione, volevo avesse l’aria di un documentario di animali. Ho usato lenti focali per restituire la sensazione di essere in un safari. Ma è stata anche una questione di gusti: mi piace utilizzare i close up. Ho già sperimentato in questo senso con A Brother’s Love. I drama americani degli anni Settanta e Ottanta sono stati sicuramente una fonte di ispirazione, film come Kramer vs Kramer, Love Story…
Frame de La natura dell'amore
Frame de La natura dell’amore

Accanto a questo mood retrò, troviamo una commistione tra scene marcatamente attuali, riflesso del loro tempo, e elementi visivi che richiamano il cinema sentimentale francese degli anni ’60-’80, con le sue musiche e storie agrodolci. L’elemento retro e attuale è evidente fin dall’inizio della pellicola: se i titoli d’apertura richiamano il passato e lo stile francese degli anni ’70, subito dopo entriamo nel caos contemporaneo, con una sceneggiatura verbosa e quasi caotica che ci immerge in una situazione familiare, con persone che chiacchierano di tutto e di più, quasi senza ascoltarsi, tra numerose riflessioni sul senso dell’amore in un contesto ricco di altre conversazioni, dai bambini che piangono ai problemi coniugali. L’elemento retrò della pellicola è sottolineato dalla regia, che fa uso degli zoom, ma anche dal tipo di montaggio adottato, soprattutto in alcune scene, in cui troviamo una colonna sonora fortemente influenzata dagli anni ’60. Ad esempio, quando ascoltiamo la canzone “La ballade de Poulenc”, realizzata appositamente per il film e cantata dai Forever Pavot, ci troviamo immersi in un momento idilliaco tra i due amanti, richiamando esplicitamente il cult movie “Love Story”.

La cineasta dimostra una profonda maestria nella costruzione drammaturgica e nella caratterizzazione dei personaggi, riuscendo a esplorare le sfumature dell’amore sia da un punto di vista filosofico che passionale. La protagonista, Sophia, una docente di filosofia immersa in un contesto sociale intellettualmente ricco, si presta a riflessioni profonde e analisi concettuali su ogni aspetto della vita, compreso l’amore. Attraverso di lei, il film offre una riflessione approfondita sul significato dell’amore nelle sue molteplici sfaccettature, esplorando tematiche legate alla passione, alla comprensione reciproca e alla ricerca di significato nelle relazioni umane. D’altro canto, la presenza di Sylvain rappresenta un contrasto significativo, poiché proviene da un contesto sociale radicalmente diverso da quello di Sophia. La sua presenza introduce un elemento di concretezza e terra, evidenziando l’importanza del sesso e della connessione mentale in una relazione. La sua prospettiva offre un’analisi più carnale della sessualità e delle relazioni amorose, contribuendo a bilanciare la visione più idealizzata di Sophia con una rappresentazione più tangibile delle dinamiche relazionali. Durante il corso della pellicola, i due personaggi si muovono all’interno di questa commistione tra intelletto, amore e carnalità, creando un dialogo ricco e complesso sulle diverse dimensioni dell’amore umano. La regista riesce abilmente a esplorare le tensioni e le armonie tra queste diverse prospettive, offrendo agli spettatori uno sguardo completo e approfondito sulle dinamiche e le complessità delle relazioni sentimentali.

Monia Chokri

Gli incontri romantici tendono ad essere idealizzati nei film. Gli ambienti sociali raramente sono presi in considerazione allo stesso modo. I background socio-culturali hanno un ruolo preponderante nell’evoluzione delle coppie. Io stessa ho sperimentato diverse tipologie di relazioni, che mi hanno fatto accorgere di vari fattori, al di là dei soggetti in sé, che possono avere effetti sulla coppia. Ad un certo punto, ciò che ci circonda prevale sulla relazione stessa. I tuoi amici, la tua famiglia, il lavoro, il vicinato – tutto inizia ad avere un peso su di essa. L’idea era quella di mostrare come i filosofi avessero pensato a ideali come quello dell’amore durante le varie epoche. Con mia sorpresa, ho scoperto che era stato fatto davvero poco sull’argomento in filosofia. È sempre stato un argomento disprezzato, forse percepito come futile o non degno di ricerca filosofica. Ho letto tonnellate di libri, tutti quelli che mi capitavano per le mani! Mi hanno aiutata ad entrare nel percorso di Sophia. Bell Hooks è arrivata molto dopo. La fase di montaggio era già in corso ma ho pensato potesse essere interessante aggiungere i suoi pensieri con un voiceover, come per dare voce nuova a pensieri che fino ad allora avevo sentito pronunciare solo da uomini. Certamente, tra gli autori considerati c’è anche Hanna Arendt, la quale però approccia l’argomento da una prospettiva in qualche modo metafisica: parla di amore come Sant’Agostino, quindi le sue idee possono essere criptiche. Ciò mi ha fatto pensare: siamo condizionati perché abbiamo sentito sempre parlare gli uomini di amore – anche le nostre idee al riguardo sono forgiate dalle loro immagini.

Quando ho letto All about love di Bell Hooks (pubblicato in Italia da Il Saggiatore con il titolo Tutto sull’amore) l’ho trovato incredibilmente significativo e profondo. Si tratta davvero di un libro che ci insegna ad amare meglio. Hooks dice che l’amore è un verbo e, come tale, possiamo attivamente scegliere, possiamo decidere di amare. Ciò significa che la nostra felicità non dipende dal nostro partner. Quelle parole mi hanno cambiato la vita. Ognuno di noi, come individuo, è responsabile dei propri personali sentimenti. Ci sono così tante scene di sesso nel cinema… Non mi interessano mai veramente. Si tratta sempre di semplici rappresentazioni grafiche.

Per me, le scene di sesso sono buone solo se fanno avanzare la narrazione. Sentiamo parlare di sguardo femminile, ma non è così semplice. La prospettiva di ognuno è modellata dallo sguardo maschile, da ciò che gli uomini considerano erotico e sensuale. Il messaggio – che il corpo di una donna è sensuale e che il corpo di un uomo non è sexy – è ovunque. Come donne, siamo soggette all’ingiunzione di esporre i nostri corpi. La sfida per me era come non mostrare il corpo dell’attrice. Volevo mostrare la scena dal suo punto di vista. Quindi, le inquadrature del corpo di Sylvain sono estremamente strette. Anche la scena del cunnilingus è dal punto di vista femminile. È il mio modo di dire alle donne: “siete libere di esprimere la vostra sessualità, di dire quello che volete”. Quindi ho trattato le scene di sesso come scene di dialogo. Per aiutare la storia a svilupparsi.

In conclusione

“La natura dell’amore” si distingue per la sua regia avvincente, la caratterizzazione dei personaggi e la profonda esplorazione dell’amore in tutte le sue sfaccettature. Attraverso una combinazione di elementi visivi, narrativi e tematici, il film offre uno sguardo penetrante sulle dinamiche e le complessità delle relazioni umane, lasciando un’impronta duratura nello spettatore.

Note positive

  • Interpretazioni
  • Regia
  • Stile visivo
  • Esplorazione dell’amore attraverso una sceneggiatura priva di buchi di trama

Note negative

  • /
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