La stanza accanto (2024). Almodóvar imborghesito e americanizzato per un dramma sull’eutanasia. Venezia 81 Concorso

Recensione, trama, cast del film La stanza accanto (The room next door) del 2024 di Pedro Almodóvar. Il film si è aggiudicato il Leone d’Oro a Venezia 81.

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Trailer di “La stanza accanto

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

La stanza accanto è il primo lungometraggio in lingua inglese di Pedro Almodóvar che ha per protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore. Prima di questa pellicola, il regista spagnolo aveva già girato due cortometraggi anglofoni, Strange Way of Life (2023) e The Human Voice (2020) – quest’ultimo con protagonista Tilda Swinton.

La pellicola è ispirata al romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez ed è stata presentata in concorso alla 81^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il Leone d’Oro al miglior film. Almodóvar ha tenuto a sottolineare come questo film voglia essere un manifesto perché l’eutanasia sia possibile in tutto il mondo. L’uscita nelle sale italiane è prevista per il 5 dicembre 2024.

Trama di “La stanza accanto

Ingrid viene a sapere che una sua cara amica, Martha, è ricoverata in ospedale a seguito di un cancro. Le due donne avevano lavorato insieme, in gioventù, e hanno anche condiviso un amante. La vita e scelte lavorative diverse le hanno allontanate, ma entrambe sono ben felici di ritrovarsi. Ed è in un momento di intimità che Martha chiede l’aiuto di Ingrid per poter porre fine alle sue sofferenze.

Non le chiede una azione pratica bensì solo di stare nella stanza accanto in modo tale che, quando avrà deciso di compiere il grande passo, l’amica possa dare seguito alle sue volontà. Una decisione difficile, anche per la componente legale che coinvolgerebbe Ingrid, ma che la donna decide di affrontare. Fra ricordi ironici e racconti estremamente personali, le due donne si faranno compagnia fino alla lucida dipartita di Martha.

Recensione di “La stanza accanto”

Pedro Almodóvar torna, dopo tre anni, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e porta una nuova storia, sempre al femminile ma decisamente più adulta. Lo fa abbandonando la sua confort zone, la lingua spagnola, che gli ha sempre permesso di destreggiarsi fra ironia e dramma.

La stanza accanto conferma come l’autorialità del regista madrileno sia diventata più borghese e adulta, con argomenti trattati in maniera più ligia a una aspettativa comune. La narrazione delle due amiche, Ingrid e Martha, non riserva grosse sorprese e invece ci accompagna verso un percorso emotivo che non lascia molto spazio alla interpretazione soggettiva dello spettatore.

Almodóvar utilizza al meglio due grandi interpreti come Tilda Swinton – Martha – e Julianne Moore – Ingrid – per condurci nell’entroterra del dolore umano e della volontà di poter accedere a un fine vita dignitoso. La sceneggiatura lascia poco spazio all’ironia che solitamente accompagna il regista per non distogliere lo sguardo dall’amore e dalla paura che coinvolge le due protagoniste, le quali sarebbero state meritevoli della Coppa Volpi alla miglior interpretazione femminile – al pari di Fernanda Torres in Ainda estou aqui (2024).

The room next door - Un primo piano di Tilda Swinton
La stanza accanto – Un primo piano di Tilda Swinton

Il cambio autoriale di Almodóvar

Questa ostinata normalizzazione non rende meno intenso il film ma è significativa rispetto al lavoro di Almodóvar e interessante per chi affronta la visione di questa pellicola, che più che dal regista spagnolo sembra realizzata da un autore americano. La fotografia di Eduard Grau e il montaggio di Teresa Font assecondano questa linea transoceanica. Perfino le musiche di Alberto Iglesias non sono usate come significanti, cosa a cui il regista spagnolo ci ha da sempre abituato.

La stanza accanto rimane comunque un film ben realizzato in cui Swinton e Moore hanno regalato vette interpretative interessanti ed emotivamente toccanti. L’attrice britannica, con la sua figura altera e filiforme, riesce a rendere Martha una donna più forte che rassegnata. Il suo sguardo, la sua ironia, la sua gestualità accompagnano il suo personaggio verso una fine annunciata non commiserevole bensì coraggiosa.

Al contempo, l’attrice statunitense è il perfetto contraltare alla fierezza di Swinton, con le sue incertezze, i suoi timori ma, allo stesso tempo, con la consapevolezza di essere nel giusto. Ingrid è quella che si confronta con il resto dell’umanità: l’ex compagno – di entrambe, interpretato da John Turturro che è un guest – piuttosto che la figlia di Martha. E anche il confronto con il poliziotto, il quale è alla ostinata ricerca di un reato a prescindere dall’umanità della situazione, evidenzia il suo spessore.

The room next door - Un primo piano di Julianne Moore
La stanza accanto – Un primo piano di Julianne Moore

Grande lavoro interpretativo di Swinton e Moore

Swinton e Moore sono protagoniste di dialoghi intimi, quasi infiniti per la lentezza voluta dal regista, a dar spessore e maggior peso al testo più che alle immagini, comunque sempre ben seguite e realizzate. Più che i fatti sono le parole a costruire il percorso delle due donne, fra coscienza – e conoscenza – di sé e accettazione dell’ineluttabilità della vita senza che ciò precluda il proprio agire. Una scelta che conferma una nuova maturità artistica e stilistica dell’autore spagnolo e che qui viene sempre più evidenziata.

Il finale della storia è scontato, ma il regista madrileno non è interessato al contorno quanto al messaggio fortemente politico e sociale legato all’eutanasia. E, in tal senso, Almodóvar raggiunge in pieno il suo obiettivo. Commuovendo – facilmente – e andando a vincere facile un premio che, per quanto non sia regalato, avrebbero meritato film più coraggiosi.

In conclusione

La stanza accanto è un film di facile presa, commovente – più per un pubblico adulto e borghese – con interpretazioni magistrali e una regia più contenuta. Non soddisferà gli affezionati all’Almodóvar ironico e istrionico ma è significativo del suo nuovo percorso stilistico e artistico. Sicuro candidato ai prossimi Premi Oscar, certamente non vincitore come miglior film.

Note positive

  • Tilda Swinton e Julianne Moore strepitose
  • Buona fotografia
  • Per chi ama storie commoventi

Note negative

  • Film stilisticamente non incisivo
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Renato Soriano
Renato Soriano

Mi occupo di spettacolo ed eventi culturali dal lontano 1991. Nasco come attore per diventare poi regista e autore teatrale. I miei studi mi hanno portato a specializzarmi verso la rappresentazione omonormativa nel cinema, italiano e non. Inoltre, sono ideatore del progetto TeatRealtà, legato alla consapevolezza delle nuove tecnologie usando il teatro come realtà.