L’elefante del mago (2023): un mondo che ha perso la speranza

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Locandina de L'elefante del mago (2023)

L’elefante del mago

Titolo originale: The Magician’s Elephant

Anno: 2023

Nazione: Stati Uniti d’America

Genere: animazione

Casa di produzione: Animal Logic, Netflix Animation, Netflix Studios, Village Roadshow Pictures

Distribuzione italiana: Netflix

Durata: 1h 39min

Regia: Wendy Rogers

Sceneggiatura: Martin Hynes

Fotografia: Gary H. Lee

Montaggio: Robert Fisher Jr

Musiche: Mark Mothersbaugh

Doppiatori originali: Sian Clifford, Pixie Davies, Natasia Demetriou, Dawn French, Brian Tyree Henry, Noah Jupe, Aasif Mandvi, Mandy Patinkin, Miranda Richardson, Cree Summer, Lorraine Toussaint, Benedict Wong

Trailer italiano de L’elefante del mago

Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi di Kate DiCamillo, scrittore vincitore di due premi Newbery e che vanta quaranta milioni di libri stampati in tutto il mondo, The Magician’s Elephant è l’opera prima alla regia di Wendy Rogers, conosciuta per il suo lavoro agli effetti speciali in Shrek, Le Cronache di Narnia: Il Principe Caspian, Il Gatto con gli Stivali, ed è prodotto da Julia Pistor (Jimmy Neutron, Lemony Snicket’s A Series of Unfortunate Events) mentre alla sceneggiatura troviamo Martin Hynes (Toy Story 4). Il cast vocale originale comprende Sian Clifford, Pixie Davies, Natasia Demetriou, Dawn French, Brian Tyree Henry, Noah Jupe, Aasif Mandvi, Mandy Patinkin, Miranda Richardson, Cree Summer, Lorraine Toussaint, Benedict Wong. Il lungometraggio d’animazione viene distribuito su Netflix, come contenuto originale, il 17 marzo 2023.

Trama de L’elefante del mago

Peter (Noah Jupe) è un orfano di guerra che ha perso tutto, i propri genitori e la propria sorellina, almeno secondo il racconto del vecchio e tenace soldato Vilna, che l’ha cresciuto con fare militare, ricordandogli, sempre, che il mondo là fuori e pericoloso e difficile, soprattutto per un orfano. Un giorno, mentre si reca a compare un pezzo di pane duro e un minuscolo pesciolino con una moneta d’oro, s’imbatte in una misteriosa cartomante che, in cambio proprio di quella moneta, gli dona un pezzo del suo destino. La veggente gli rivela che sua sorella è ancora viva e che per trovarla dovrà seguire l’elefantessa. Ma cosa significa tutto ciò? Come fa Peter ha trovare un Elefantessa a Baltese? Ed ecco che il destino gli viene incontro, perché proprio quella sera, all’interno del teatro della cittadina, si tiene uno spettacolo di magia, in cui lo stregone, per puro errore, fa precipitare dal cielo un’elefantessa, un animale gigantesco che si va a schiantare sopra un’anziana donna, ferendola alle gambe. Il Mago termina in carcere e con lui anche l’elefante che rischia di venire uccisa su ordine della duchessa di Baltese, che teme per l’incolumità del suo popolo. Per scoprire l’ubicazione della propria sorella Peter dovrà salvare l’animale e per farlo, su volere del Re, dovrà portare al compimento tre missioni impossibili. Il ragazzo riuscirà nella sua impresa?

Fotogramma de L'elefante del mago (2023)
Fotogramma de L’elefante del mago (2023)

Recensione di L’elefante del mago

C’era una volta una città, Baltese. Avreste dovuto vederla. […] Era un posto in cui tutto sembrava possibile. O persino magico. Come la donna che anima la fontana. O come questi bambini impegnati in qualche sofisticato, magico, incantesimo fuori luogo… Comunque, i tempi sono cambiati, come è normale, e lasciate che ve lo dica, non in meglio. Scoppiò la Grande Guerra Straniera dopodiché gli abitanti di Baltese smisero di credere. Niente sembrava possibile, non c’era più magia e poi arrivarono le nubi. Strane nubi, che non si dissolvevano mai, immobili e prive di nevi. La città si era bloccata, ma la situazione stava per sbloccarsi.

Voce narrante de L’elefante del mago

L’incipit introduttivo alla storia ci conduce entro un mondo in cui la guerra ha distrutto la bellezza, la fede per la speranza, conducendo un paese ricco, colorato e pieno di magia nell’oscurità più cupa, dove il futuro e la vita non vengono più osservate con sguardo curioso e pieno di speranza, ma con gli occhi delle realtà in cui niente sembra possibile, se non il dramma. Il lungometraggio si poggia in maniera incessante sul senso di speranza, come forza interiore positiva che spinge le civiltà al cambiamento e all’evoluzione sociale, dichiarandoci che ciò che serve veramente al mondo è la fede nel futuro, in un futuro che posso essere radioso e pieno di bellezza, dove la brutalità della vita non sia l’unica realtà. La guerra però non ha solo portato distruzione a Baltese ma ha privato la sua gente della genuina speranza e fare ottimistico, necessario nella vita di ognuno di noi, perché solo l’illusione e la fantasia possono dare colore e luce ai nostri animi. Con la scomparsa della speranza il mondo di Baltese ricade dentro l’oscurità, delle strane nuvole, grosse e immobili, vanno ad avvolgere l’intera cittadina che si ritrova oscurata dalla luce del sole, che non penetrerà più, con i suoi caldi raggi, sulla piazza della città, riscaldando il cuore e le vite dei suoi abitanti. Le nuvole rappresentano un forte simbolismo all’interno della pellicola, poiché dove non c’è desiderio e prospettiva per il proprio proseguo non può esserci colore e luce, ma solo un colore spento e grigio, privo di entusiasmo.

Baltese, come ci viene rappresentata narrativamente, è un mondo alquanto grigio, privo di speranza positiva nel cambiamento e avvolto da un credo generale dove si ritiene che niente possa cambiare per il meglio, dunque ci si dovrebbe aspettare uomini e donne tristi, che camminano con fare spettrale e visi spenti per la cittadina, ma in L’elefante del mago non abbiamo niente di tutto ciò, anzi gli uomini e le donne di Baltese ci assomigliano, non si discostano più di tanto da quello che noi siamo quotidianamente. I loro visivi non sono privi di gioia o di umanità, anzi tutti si dimostrano piuttosto buoni nei confronti del giovane Peter, ma in ogni carattere possiamo trovare un senso di rottura interiore, un elemento che li porta a non ricercare la gioia più piena. Un esempio di ciò è rintracciabile in Gloria Matienne, una donna pragmatica che possiede una mentalità di accettazione della realtà, dichiarando al folle e speranzoso marito Leo, che la vita “è quello che è”.  Madam LeVaughn invece è una donna anziana che fa delle rigidità il suo punto di forza, lei non ha fronzoli e non prova più interesse e passione per la magia, che vede e osserva con fare passivo senza provare meraviglia nel mistero, anche per il semplice fatto che nella sua vita non le è mai capitato nulla di straordinario, almeno finché non farà la conoscenza del mago. Altro personaggio privo di speranza e di gioia è la Contessa, leader rispettata che prende con serietà e dovere il suo ruolo e i suoi doveri, diventando una donna distaccata e riservata, una maschera impenetrabile che cela la sua tristezza e il suo dolore per la perdita del fratello in guerra, un sentimento così forte che la priverà, da molto tempo, del sorriso e di una risata, che non si affaccia mai sul suo viso. Altro carattere che vive una vita priva di speranza è Vilna, un ex – soldato ferito e pieno di sensi di colpa che ha deciso, per paura di soffrire, di rinchiudersi in casa e di intraprendere una vita fatta di stenti e priva di affetti, ad eccezione di Peter, colui che cresce come se fosse suo figlio. Sarà proprio l’avventura e le sfide impossibili di Peter a dar vita a una scintilla di speranza in quel mondo, dove la speranza e il fare incantato non è del tutto svanito, poiché il film si presenta alcuni personaggi fuori dal coro come Peter, colui che crede nei desideri e nel ritrovamento della sorella, Leo Matienne, un uomo ottimista e curioso e il Re, un vero bon vivant che cerca allegramente il divertimento intorno a sé.

A livello visivo si poteva indubbiamente fare meglio, abbiamo colori piuttosto opachi e spenti, ma il film doveva sfruttare maggiormente una palette di colori più scura e vicina al nero, per rappresentare al meglio l’assenza di luce e di speranza, creando una luce “fotografica” più accattivante e meno vicina alla realtà. D’altro canto la cittadina ci viene rappresentata con un’estetica legata al mondo latino americano, con un sapore tra Spagna e Portogallo, le nuvole invece, vengono disegnate con la computer grafica come delle gigantesche palle (1290), che possiedono una forma rotondeggiante simile alle boe bianche, un elemento visivo molto interessante e curioso che dona un senso visivo fantasioso e stravagante alla narrazione.

L'elefante del mago - Visual development art by Max Boas with character design by Brittany Myers. Cr NETFLIX © 2020
L’elefante del mago – Visual development art by Max Boas with character design by Brittany Myers. Cr NETFLIX © 2020

In conclusione

Una visione piacevole per i più piccoli, ma non solo, che ci permette di riflettere sull’importanza della fede e della speranza, perché in un mondo dove vive solo la realtà e uno sguardo oggettivo sulle cose del mondo, come si fa a vivere felicemente?

Note positive

  • Tematica
  • Ritmo
  • Sceneggiatura

Note negative

  • Scelte cromatiche, si poteva osare di più immettendo la storia entro una palette di colori maggiormente vicina al grigio scuro, tanto che ha tratti si dimentichiamo di trovarci dentro un mondo eternamente nuvoloso.
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