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Via Argine 310
Titolo originale: Via Argine 310
Anno: 2022
Nazione: Italia
Genere: Documentario
Casa di produzione: Bartlebyfilm, Rai Cinema, AAMOD Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Distribuzione italiana: RAI
Durata: 70 minuti
Regia: Gianfranco Pannone
Sceneggiatura: Gianfranco Pannone
Fotografia: Tarek Ben Abdallah
Montaggio: Erika Manoni
Musica: Daniele Sepe
Cast: voce narrante di Alessandro Siani
Via Argine 310, attualmente coinvolto in un tour tutto italiano per la sua presentazione, è stato proiettato alla Festa del Cinema di Roma 2022 nella categoria Proiezioni Speciali ed ha recentemente vinto il Nastro d’Argento nella sezione Cinema&Lavoro. Il documentario è stato proiettato anche oltreoceano in occasione del Filming Italy Los Angeles Festival 2023.
Trama di Via Argine 310
Era il 31 maggio 2019 quando i 420 dipendenti dello stabilimento della Whirpool di Napoli hanno la notizia che verranno a breve licenziati. Ecco che parte la protesta di tutti i lavoratori per poter salvare il loro posto di lavoro e, ad ora, sono veramente pochi i traguardi che hanno ottenuto. Ma la perseveranza di queste persone è strabiliante e la loro storia è quella di una realtà che vuole mantenere il sud operoso e industrialmente attivo.

Recensione di Via Argine 310
Quello che abbiamo provato a pensare con Alessandro e anche con il produttore Massimo Di Rocco, è stato di non assecondare un’adesione facile agendo solo sulla questione emotiva, ma piuttosto di metterci ad altezza d’uomo e raccontare una storia empaticamente, cosa che provo sempre a fare con i miei film. Perché l’importante non è giudicare, ma provare a capire condividendo esperienze di vita.
Gianfranco Pannone su “Taxidriver”
Gianfranco Pannone (Onde radicali, 2021, Sul vulcano, 2014, Latina/Littoria, 2001) torna con il racconto di una realtà molto presente sul territorio italiano, quella operaia, che ha raggiunto (purtroppo) un estremo negativo in provincia di Napoli, con la chiusura di uno stabilimento industriale molto importate sul territorio. La regia ha seguito per vari mesi le azioni dei lavoratori per cogliere i loro pensieri e le loro azioni in questo lungo percorso verso la riconquista del loro diritto al lavoro.
A testimonianza del fatto che la tematica ha radici profonde nel passato, le storie dei protagonisti sono accompagnate dalla voce di Alessandro Siani che legge La dismissione di Ermanno Rea e da immagini di repertorio tratte dal documentario Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato di Carlo Lizzani. Questa “storicità” va di pari passo con le immagini del presente di Ponticelli, portando la storia dei lavoratori ad un doppio livello: passato e presente hanno un rapporto che non è in contraddizione, come spesso accade, ma è quasi una ciclicità.

Il centro rimangono le storie dei lavoratori dello stabilimento di Ponticelli. La bellezza del documentario sta proprio nell’essere riuscito a far emergere il pensiero, più puro e senza filtri, di tutti loro: hanno raccontato i loro sentimenti, hanno condiviso le loro paure, le loro speranze. Questa condivisione ha dato universalità alle loro vicende: tante di quelle paure affliggono moltissimi lavoratori italiani del mondo di oggi, e colpiscono altrettanti giovani. In fondo chi non ha paura di dover lasciare tutto e ricominciare di capo? Chi non ha paura di vedere ogni possibilità negata? Chi non ha paura di non poter vivere dignitosamente nel proprio paese?
A livello tecnico, si tratta di un documentario con una impostazione abbastanza classica (anche se non del tutto): le interviste, singolo o di gruppo, vengono alternate ad immagini di eventi e manifestazioni. Gli shot che raffigurano la fabbrica dismessa sembrano studiate a doc per trasmettere quel senso di vuoto, desolazione, soprattuto quando si alternano alle sale, un tempo piene di operai, e adesso occupate da pochissimi di loro. Ecco che questa realtà viene narrata anche attraverso il luogo, attraverso l’immagine pura (si potrebbe dire che il documentario classico si ibrida ad un documentario con una impostazione più cinematografica).

In Conclusione
Non solo Via Argine 310 contribuisce a diffondere una sensibilizzazione verso il mondo del lavoro italiano e della storia particolare del sito di Ponticelli, ma è bello vedere come ha scaturito l’interesse di figure come quella di Alessandro Siani. Lui stesso ha vissuto sulla sua pelle la condizione operaia attraverso il padre, come poi l’ha vissuta il regista Gianfranco Pannone attraverso la sua famiglia. C’è una frase molto bella che riassume perfettamente il lavoro: “Vogliamo indietro il diritto al lavoro” e lo si ripete più volte. E un racconto di vite, di lotta e di politica, ma è sopratutto una storia di diritti. Il diritto al lavoro.
Il documentario è attualmente impegnato in un tour italiano e verrà trasmesso sulla Rai. Quindi, se passa per la vostra città, cogliete l’occasione e assistete alla proiezione!
Note Positive
- Sceneggiatura
Note Negative
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