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Pioggia di ricordi
Titolo originale: Omohide poro poro
Anno: 1991
Paese: Giappone
Genere: Animazione, drammatico, sentimentale
Produzione: Studio Ghibli
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 118 minuti
Regia: Isao Takahata
Sceneggiatura: Isao Takahata
Fotografia: Hisao Shiraishi
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Katsu Hoshi
Animatori: Yoshifumi Kondo, Masahiko Adachi, Masashi Ando, Makiko Futaki
Uscito un anno dopo il piacevole Kiki consegne a domicilio e un anno prima di quel capolavoro di Porco Rosso, Pioggia di ricordi, il secondo film Ghibli per Isao Takahata ci racconta una storia “diversa” rispetto a ciò che lo Studio ha raccontato fino a quel momento e racconterà in futuro. Questo lungo film, ma non pesante, racconta infatti di una giovane impiegata alle prese con il suo presente e i suoi ricordi. La pellicola si basa sul soggetto del manga omonimo di Hotaru Okamoto e Yūko Tone.
Trama di: Pioggia di ricordi
È l’Estate del 1982 e Taeko Okajima , una ventisettenne impiegata di un’azienda di Tokyo, decide di andare a passare le proprie vacanze in campagna dalla famiglia del fratello del cognato aiutandoli nella raccolta dei fiori di cartamo. Già durante il viaggio notturno verso Yamagata (località dove vivono i parenti), nella mente della giovane donna, cominciano a riaffiorare i ricordi della sua infanzia legati al periodo in cui frequentava la quinta elementare. Nel 1966 Taeko è una bambina che deve affrontare i “problemi” della vita di tutti i giorni; fra la prima cotta, interessanti assemblee scolastiche, l’ingresso nella pubertà (la scena in cui le ragazze discutono sul menarca è davvero simpatica e ben raccontata) e dinamiche familiari nel Giappone degli anni 60.
Pioggia di ricordi però, non è solo un racconto sul passato, perché anche il presente ha molta importanza nella storia di Takahata ed è proprio il presente che fa piovere i ricordi nella giovane. Taeko, appena arrivata a Yamagata, è accolta e accompagnata alla casa di famiglia da Toshio, lo sconosciuto secondo cugino del cognato, con cui poco a poco entra in confidenza e sarà questo incontro, oltre al lavoro nei campi e alla permanenza in campagna a mettere in crisi la giovane donna che comincia così a interrogarsi sul suo presente. Il film continua, in questo modo, in un continuo alternarsi fra passato e presente fino alla crasi sul finale, sottolineata dalla canzone che chiude il film: Ai wa Hana, Kimi wa Sono Tane.

Recensione di: Pioggia di ricordi
Pioggia di ricordi è, per studio Ghibli, assieme a Si sente il mare, – ma anche di più, vista la protagonista della storia – un film sui generis. In queste due opere infatti la componente realista è fortissima, più che in tutti gli altri film dello Studio (il che sembra paradossale visto il soggetto di Una tomba per le lucciole). In questo film di Takahata, vediamo la storia legata all’Estate di Taeko una giovane donna di 27 anni che lavora come impiegata e va a godersi le ferie in campagna accompagnata dai ricordi della V elementare. Non c’è spazio per il fantastico, se escludiamo il finale e alcuni momenti (minuscoli) in cui sono tradotti in immagini i pensieri della nostra protagonista, le due ore di questa storia sono un tuffo nella normale vita di una donna lavoratrice single di ventisette anni nel Giappone degli anni 80, e di una bambina di quinta elementare alle prese con una vita quotidiana immersa in una normalità sempre carica di piccole grandi novità, nel Giappone di metà anni 60 (e chi ha visto La collina dei papaveri, sa bene cosa stava accadendo al paese in quegli anni). La regia di Takahata non può perciò “perdersi” in grosse evoluzioni; è lineare, segue con semplicità tutte le varie vicende ed è proprio questo che permette a tre momenti, molto diversi fra loro, d’imprimersi maggiormente nella memoria di chi guarda e sono (in ordine sparso): l’alba nella risaia – una delle scene più poetiche di questo racconto – la famiglia Okajima alle prese con un ananas – uno dei momenti più simpatici – e la spiegazione di come si raccoglie, si conservi e si utilizzi il fiore del cartamo – una delle scene più interessanti del film -. Questi semplici tre momenti, così diversi fra loro ma così uniti dalla semplicità stilistica di Takahata, fanno comprendere ancora una volta e, forse meglio rispetto a tutte le altre sue opere dirette per lo Studio, la raffinata grandezza di questo regista.

Piccole curiosità
- A causa di alcune scene, la visione del film è ancora vietata in Russia ai minori di 12 anni non accompagnati,
- All’interno della colonna sonora possiamo chiaramente sentire una canzone italiana, uno stornello.
In conclusione
Note positive
- Una storia diversa dalle solite
- I paesaggi di campagna
- La scena della raccolta dei fiori di Cartamo
- La colonna sonora. Particolare e bella.
- Il montaggio di Takeshi Seyama; sempre impeccabile
Note negative
- Nessuno di particolare rilevanza