
L’ombra di Goya
Titolo originale: L’ombre de Goya par Jean-Claude Carrière
Anno: 2022
Nazione: Francia, Spagna, Portogallo
Genere: documentario
Casa di produzione: Mondex Et Cie, López-Li Films, Zampa Audiovisual, Radio Televisión Española, Eurimages, Fado Filmes, Ciné+, Rádio Televisão de Portugal, Milonga Productions
Distribuzione italiana: Nexo Digital
Durata: 90 minuti
Regia: José Luis López-Linares
Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Cristina Otero Roth
Fotografia: Andrés Recio Illán
Montaggio: José Luis López-Linares, Cristina Otero Roth
Musiche: –
Attori: Julian Schnabel, Carlos Saura, Jean-Claude Carrière
L’ombra di Goya, presentato al 75esimo Festival di Cannes per la regia di José Luis López-Linares, regista e produttore di documentari, arriva nelle sale cinematografiche italiane come film evento dal 6 all’8 marzo 2023 conducendoci dentro il folle e visionare mondo del pittore Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828). Il film rientra all’interno della collana originale ed esclusiva di Nexo Digital denominata “La Grande Arte”, sezione che distribuirà, nella prima parte del 2023, altre due pellicole: Perugino. Rinascimento Immortale, dal 3 al 5 Aprile, e Borromini e Bernini. Sfida alla Perfezione, 15-16-17 maggio. Il cineasta, conosciuto per il suo film campione d’incassi “Bosch. Il giardino dei sogni” ha scelto un team di dodici specialisti di tutte le discipline, tra cui Julian Schnabel, per cercare di decifrare la ricca e sinuosa opera del genio spagnolo in questo suo nuovo affascinante documentario corale.
Trama de L’ombra di Goya
Eccezionale ritrattista, celebrato pittore della corte spagnola, narratore acuto e spietato osservatore dei vizi, dei paradossi umani e dell’ipocrisia moderna, Francisco José de Goya y Lucientes rappresenta uno dei giganti della storia dell’arte. I suoi capolavori, dal Colosso alla Maja vestida, dalla Maja desnuda al 3 maggio 1808, da La famiglia di Carlo IV a Saturno che divora i suoi figli passando per la celebre serie dei Capricci – in cui ha indagato i temi della follia, della stregoneria e degli incubi più inconsci – raccontano una sensibilità straordinaria e una mente in continuo movimento, in perenne ricerca. Una ricerca e un interrogarsi sul destino umano che rappresenta la cifra più impressionante e potente di Goya, dall’infanzia trascorsa a Saragozza, dove emerse per la prima volta la sua urgenza di diventare artista, sino alle “pinturas negras” della Quinta del Sordo, la casa fuori Madrid in cui si ritirò in un drammatico isolamento prima di recarsi a Bordeaux, dove si spegne nel 1828.
La fine del Settecento, del resto, non aveva segnato solo la fine di un secolo, ma un passaggio cruciale tra vecchio e nuovo, in bilico tra antiche ossessioni e nuovi indomiti fantasmi. Dopo la Rivoluzione francese, i semi del cambiamento politico e sociale erano stati irrimediabilmente gettati e l’Europa non sarebbe stata più la stessa. È in questo contesto che si muove il dissacrante pittore spagnolo nel cui immaginario e nelle cui creature fantastiche predominano i temi della rivoluzione, del carnevale e della rivolta all’ordine precostituito. Una capacità speciale di indagare i mondi alla rovescia in cui vengono ribaltate tutte le gerarchie: quelle tra servi e padroni, quelle tra uomini e animali, quelle tra maschile e femminile.
Per esplorare le infinite sfaccettature dell’artista, in testa al composito corteo di esperti e appassionati scelti dal regista c’è Jean-Claude Carrière (1931-2021), storico amico e collaboratore di Luis Buñuel, sceneggiatore, scrittore, attore e regista, che López-Linares ha avuto la fortuna di filmare un anno prima della sua scomparsa, ripercorrendo con lui le orme di Goya. Nel corso della narrazione ognuno degli intervistati fa luce a modo suo su un artista dall’incredibile ricchezza espressiva (un otorinolaringoiatra si cimenta, per esempio, nel rintracciare nei quadri le conseguenze della sordità del pittore) avvicinando tra loro i tasselli di un viaggio che esplora la relazione tra cultura ed emozioni, cinema e pittura.

Recensione de L’ombra di Goya
Il regista rifiuta e rinnega un approccio cronologico narrativo per parlarci del genio pittorico spagnolo di Goya. Non è interessato a mostrare e a trattare la vita del pittore, non intende mettere i tasselli a posto creando una narrazione volta a trattare il processo di crescita dell’uomo come artista, ma intende prendere dei dipinti, analizzarli e collegarli tra loro per ricercare di tramandare al suo spettatore il pensiero e le tematiche che hanno fatto da filo conduttore al processo creativo e alla personalità più intimistica e inconscia di Goya, un uomo che ha vissuto in un epoca contradditoria, tra credenze e illuminismo, tra ricerca di democrazia e di giustizia sociale contro la monarchia, ove la stessa rivoluzione francese nasce per morire diventando ciò che questa aveva combattuto con il sangue. Per dar vita a questo approccio filosofico drammaturgico José Luis López-Linares chiama con sé Jean-Claude Carrière, colui che ci condurrà dentro una riflessione a 360° gradi sull’operato Francisco José de Goya y Lucientes, andando, in più occasioni, a individuare dei legami artistici con il regista de Luis Buñuel, regista di “Un chien andalou”, entrambi accomunati dall’essere originari dell’Aragona, dalla sordità e della predilezione per un racconto di tipo surrealista.
Jean-Claude Carrière è il nostro cicerone, è attraverso i suoi occhi d’intellettuale e sceneggiatore osserviamo le opere di Goya. Per certi versi il film si spacca in due, ergendo Jean-Claude Carrière a protagonista del film, come si evince già dall’apertura del film, dove scopriamo che, colui che amava definirsi “enciclopedista al tempo dei fratelli Lumière” è morto nel febbraio 2021, poco tempo dopo la fine della pellicola. Di lui abbiamo dei brevissimi racconti della moglie che ci parla di come sia Jean-Claude e l’amico Luis Buñuel hanno da sempre amato e attinto nei loro lavori alle opere di Goya. Il racconto cinematografico in più di un momento si dilunga sull’analizzare l’amicizia tra i due, non pochi sono i momenti in cui Carrière ci parla di momenti di vita che ha condiviso con Buñuel, momenti si interessanti ma che c’entrano poco con ciò che lo spettatore vorrebbe vedere ovvero la storia artistica di Goya, difatti il film nel voler omaggiare Jean-Claude Carrière e Buñuel si dilunga e si disperde in maniera eccessiva andando a creare una storia fin troppo complessa, soprattutto per quel pubblico che conosce molto poco l’operato artistico del pittore spagnolo, di lui comprendiamo solo alcuni elementi come la sua passione per le incisioni, la sua sordità, l’uso dei dipinti per insegnare l’alfabeto muto o i suoi numerosi “mostri”, animi tormentati che dichiarano come il mondo stia andando in malora e di come l’umanità sia crudele con se stessa, perdendosi entro omicidi e ingiustizie.

In conclusione
Una pellicola che può essere apprezzata dai conoscitori eruditi di Goya, poiché il lungometraggio si muove in maniera discontinua rinnegando un approccio continuo, al fine di trattare alcune tematiche che servono per collegare tra di loro i lavori del pittore. Il risultato è interessante dal punto di vista filosofico ma il tutto può apparire troppo dispersivo anche perché ci cerca di narrare, nel mentre anche Jean-Claude Carrière e il suo legame di amicizia di Luis Buñuel.
Note positive
- Fotografia
- La spiegazione dei mostri e delle incisioni di Goya
Note negative
- La pellicola appare troppo dispersiva