Mani nude (2024). Nascere una seconda volta attraverso la violenza

Recensione, trama e cast di Mani nude (2024), il nuovo film diretto da Mauro Mancini e interpretato da Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi

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Mani Nude (2024) – Regia di Mauro Mancini – © Medusa Film – Ufficio stampa Boom PR – Immagine concessa per uso editoriale.
Mani Nude (2024) – Regia di Mauro Mancini – © Medusa Film – Ufficio stampa Boom PR – Immagine concessa per uso editoriale.

Trailer di “Mani nude”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Mani nude è il secondo lungometraggio in solitaria di Mauro Mancini, il quale torna a lavorare con Alessandro Gassmann dopo averlo già diretto in Non odiare. Il film esplora la dannosità della violenza attraverso l’esperienza di vita del giovane Davide, rapito e costretto a combattere clandestinamente per sopravvivere.

Il film si presenta con un cast fresco e giovanile: il protagonista è Francesco Gheghi (Mio fratello rincorre i dinosauri, Familia), viene accompagnato da Paolo Madonna, Fotinì Peluso (Tutto chiede salvezza, su Netflix) e Giordana Marengo (La vita bugiarda degli adulti su Netflix). Nel cast sono presenti anche Alessandro Gassmann e Renato Carpentieri.

Presentato nella sezione Gran Public nel corso dell’edizione del 2024 della Festa del cinema di Roma, il film è distribuito nelle sale italiane a partire dal 5 giugno 2025 e prende spunto dal libro omonimo di Paola Barbato, vincitore del Premio Giorgio Scerbanenco nel 2008.

Trama di “Mani nude”

Davide, ragazzo di buona famiglia che si gode la mondanità, viene rapito improvvisamente. Spaventato ed imprigionato in un camion, scopre di essere vittima di un’organizzazione di combattimenti clandestini. Seguendo gli insegnamenti di Minuto, il principale allenatore di questa organizzazione, Davide deve sconfiggere ed uccidere qualsiasi avversario che avrà davanti a sé.

Recensione di “Mani nude”

Quando l’essere umano nasce, non chiede di uscire fuori dall’utero, eppure lo fa, arriva e basta. A Davide capita due volte, in questo caso non aspetta nove mesi e non nasce piangendo tra le braccia di sua madre, viene catapultato in un nuovo mondo repentinamente, senza poter pensare alla sua vita precedente, non potendo nemmeno inquadrare la sua nuova condizione. Abituato al lusso e al divertimento, il futuro “Batiza” è costretto a nascere una seconda volta. La scena è resa magnificamente dal regista Mauro Mancini, il quale decide di utilizzare una soggettiva dello sguardo di Davide: sfumata l’immagine sfocata, vede per la prima volta Minuto, colui che avrà il compito di insegnargli ciò che serve per lottare, vincere e ammazzare, ripetendo il rito a ogni incontro. Il processo che viene dopo è tutt’altro che umano, poiché nella violenza non c’è nulla di umano. Davide è costretto a sopravvivere, arrendendosi alla classica legge del più forte, della selezione naturale. Combattere o perire, sono queste le due uniche scelte che ha il protagonista. L’ambiente ingloba facilmente il giovane Davide, il quale è inizialmente restio, non vuole adattarsi ai canoni della lotta a mani nude, ma successivamente è costretto a farlo, rendendosi conto che è in gioco la sua vita.

Mani nude non è un film violento, ma un film sulla violenza, infatti si tramuta in un modo per pensare al pericolo che essa rappresenta nella società odierna. È questo ciò che sostiene Mancini, il quale, come dovrebbero fare anche molti altri registi, dirige un film antropologico, volto a descrivere problematiche di natura sociale. Attraverso gli occhi del giovanissimo protagonista, è possibile riconoscere la rabbia e la desensibilizzazione che ha raggiunto ormai il pianeta, specialmente tra i ragazzi e le ragazze delle nuove generazioni. Utilizzando una regia sapiente, che si distanzia da quella televisiva per tecniche efficaci come i campi larghi, Mancini porta lo spettatore dentro la paura di Davide, facendolo ragionare sulle scelte sbagliate che può compiere l’essere umano. Il regista si serve anche dell’aiuto delle musiche, curate in maniera egregia da Durdust, esse aggiungono qualcosa in più in molte scene. Ma la regia e le musiche non accompagnano solamente il viaggio di Davide, è un discorso che vale anche per il burbero ma tenero Minuto, il quale si trova dov’è soprattutto a causa dei suoi errori. Il film esplora tutto ciò che esiste nella condizione umana: l’amicizia, grazie al rapporto fra Puma e Davide, l’amore, grazie al rapporto breve ma intenso fra Davide ed Eva, ma anche il rapporto padre-figlio che è costituito da Minuto e Davide. Nonostante la crudezza e la disumanizzazione dei personaggi maschili, considerati “morti che camminano” da Puma, il film dà modo al pubblico di emozionarsi attraverso sentimenti puramente umani. Anche nelle avversità più infernali, c’è sempre modo di trovare un conforto tramite il rapporto con un altro essere umano.

Oltre alla regia, sono fondamentali elementi come il sonoro e la fotografia: il primo perché immerge maggiormente lo spettatore nelle azioni, come quando si sente il respiro affannato di Minuto, o viene percepita l’assenza di ossigeno nelle scene subacquee. La seconda è parte fondamentale di ogni film, in questo caso, la nitidezza sprigionata riesce a rendere più godibile le azioni, specialmente per le scene notturne.

Il cast rappresenta un altro punto a favore del film: composto principalmente da attori giovani, viene messa in mostra la ricchezza del panorama cinematografico italiano, mettendo in risalto le nuove leve come Francesco Gheghi, Giordana Marengo, Paolo Madonna e Fotinì Peluso. In più c’è Alessandro Gassmann, trasformato in una versione più dura di se stesso negli atteggiamenti e anche nel modo di recitare. Interpretando Minuto, Gassmann aggiunge un personaggio più tormentato all’interno del suo bagaglio di attore cinematografico, già ampio di grandissime prove recitative.

Mani nude può facilmente farsi strada nel panorama cinematografico italiano, evitando etichette di genere, si impone come un caso molto singolare che merita attenzione, soprattutto da parte di un pubblico che ama delle grandi storie.

In conclusione

Mani nude è un film che evita di etichettare il genere d’appartenenza, così facendo si impone come un caso raro nel contesto italiano. È una storia interessante perché punta sulla sensibilizzazione dell’uso della violenza, mettendo al centro della narrazione il rapporto fra umanizzazione e disumanizzazione.

Note positive

  • Regia
  • Musiche
  • Cast
  • Sonoro

Note negative

  • /

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Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozioni
SUMMARY
4.0
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Francesco Lesti
Francesco Lesti

Laureato presso il DAMS di Roma Tre. Sono appassionato di cinema da quando ne ho memoria, ma non smetto mai di cercare nuovi film e nuove storie da amare.