Murder Obsession (Follia omicida) del 1981. L’ultimo film di Freda

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Trailer di Murder Obsession (Follia omicida)

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming


Intorno al 1969, Fabio Piccini concepì un soggetto, un racconto breve di genere giallo, dal titolo “Il grido del Capricorno”, che successivamente fu adattato in forma di fumetto per adulti, incluso nella serie horror fumettistica “Oltretomba”. Piccini, lavorando nelle vicinanze dell’ufficio del produttore Salvatore Argento, presentò l’opportunità di acquisire i diritti di distribuzione cinematografica de “Il grido del Capricorno” a quest’ultimo. Il produttore accettò l’offerta e acquistò i diritti dallo scrittore per circa 500.000 lire. Non è casuale che alcuni elementi del fumetto siano stati successivamente incorporati in alcune opere cinematografiche di Dario Argento, come “L’uccello dalle piume di cristallo” e “Profondo rosso”. Tuttavia, la trama di “Il grido del Capricorno” fu reinventata all’interno di “Murder Obsession” (Follia omicida) del 1987, co-sceneggiato da Piccini, Antonio Cesare Corti e Riccardo Freda. La regia di quest’ultimo film fu affidata proprio a Freda, che fece così ritorno dietro la macchina da presa dopo una lunga assenza, interrotta dal 1972, anno in cui diresse “Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea”. Tuttavia, “Murder Obsession” risulterà essere l’ultimo film diretto dal cineasta italiano, noto per le sue opere horror come “I vampiri” (1957).

Il film horror fu sottoposto alla censura cinematografica italiana il 15 ottobre 1980 e ottenne l’approvazione solo il 31 ottobre dello stesso anno, per poi essere distribuito nelle sale cinematografiche italiane dal 24 febbraio 1981. Tuttavia, non ricevette il plauso dei critici cinematografici.

Trama di Murder Obsession (Follia omicida)


Michael Stanford è un giovane con un passato oscuro, segnato dall’omicidio del padre quando era ancora un bambino. Diventato adulto, ha scelto di interrompere ogni legame con la propria famiglia, specialmente con la madre, che non ha visto da quindici anni, trasferendosi in città dove ha avviato una promettente carriera da attore cinematografico. Tuttavia, durante le riprese di un film, viene improvvisamente colto da una sorta di follia omicida. In preda a un vuoto di memoria, rischia involontariamente di uccidere la sua collega Beryl durante una scena cruenta sul set, in cui interpreta il ruolo di un assassino.

Dopo questo episodio, Michael sente improvvisamente un forte impulso di ritornare nella casa materna, una villa isolata e spettrale. Decidendo di affrontare il passato, parte per la casa insieme alla sua fidanzata Shirley Dyson. All’arrivo, vengono accolti freddamente dal maggiordomo Oliver e dalla madre Glenda, una donna gravemente malata. Il giorno seguente, raggiungono la villa anche alcuni amici di Michael, tra cui il regista Hans Schwartz, la sua fidanzata Debora Jordan e l’attrice Beryl Fisher. Tuttavia, ben presto all’interno della casa iniziano a verificarsi strani eventi.

Anita Strindberg in Murder Obsession (Follia omicida)
Anita Strindberg in Murder Obsession (Follia omicida)

Recensione di Murder Obsession (Follia omicida)

La pellicola è un classico B-Movie horror in cui Freda, dopo una lunga pausa dal genere, tenta di rifare proprio il mondo del gotico e dell’oscuro, attraverso una storia incentrata sui complessi freudiani, in particolare il mito di Edipo Re e i misteriosi riti esoterici che fanno breccia all’interno della pellicola, in più di un momento, attraverso scene simboliche – cristiane e dialoghi, in special modo in una scena del lungometraggio in cui troviamo tutti i personaggi del film in una stanza unica a parlare dell’esoterismo con un occhio in particolare rivolto al voodoo. Se le tematiche narrative si rifanno a Edipo Re e all’esoterismo, attraverso lo strano e pericoloso legame che si forma nella psiche di Michael e della madre Glenda, la venatura gotica traspare dall’ambientazione, dalla villetta che appare quasi come un piccolo castello avvolto da una presenza demoniaca.

Il regista si dimostra abile con la macchina da presa, riuscendo a donarci attraverso i classici movimenti di camera interni a un film horror, un luogo impregnato di vita, capace di donare all’interno della pellicola un minimo di ansia, d’inquietudine e di tensione, tre elementi emozionali che però non vengono sfruttati a dovere dalla sceneggiatura e dal climax narrativo che non si dimostra in grado di tirare fuori da una storia horror gli ingredienti necessari per scuotere il pubblico e per spaventarlo nel vivo. Nessuna scena horror è presente in Murder Obsession (Follia omicida), o meglio dire, ci sono delle scene horror, delle scene potenzialmente sanguinolente e spaventose, ma questi omicidi, questi istanti in cui la tensione doveva implementarsi, non riescono nel loro intento. Il problema principale è indubbiamente nella pochezza del budget a disposizione del film, che si denota dalla bassezza degli effetti speciali usati per la creazione degli omicidi. Freda si trova così dinanzi a un grande problema registico, non potendo mostrare, come invece fa Dario Argento, l’atto dell’omicidio, ma può solo farci vedere l’inizio della morte di un personaggio e non la sua morte vera e propria. L’unica volta che il regista tenta di mostrare l’omicidio realizza una inquadratura raccapricciante, dove è fin troppo evidente che non ci sia l’attore in quel momento, ma bensì un bambolotto, facendo così sorridere gli spettatori più attenti. Il problema principale di Freda, però, è che se non mostri gli omicidi devi trovare un modo alternativo per instillare la tensione e la paura nel pubblico e purtroppo in questo lungometraggio, nonostante le sue abilità da cineasta, non ci riesce, se non nelle riprese della villa, le uniche degne di nota, come lo è anche la scena finale piena di simbolismo e che ci riporta a La Pietà di Michelangelo.

Accanto a questi problemi di budget e di regia, anche la sceneggiatura non brilla di luce propria, anzi, i suoi personaggi appaiono assolutamente superficiali e poco interessanti, partendo, prima di tutto, dal protagonista Michael Stanford che non riesce mai a risultare simpatico agli occhi dello spettatore. Anche l’interpretazione di Stefano Patrizi è piuttosto legnosa e poco riuscita. Stefano Patrizi non è capace di mostrare la tridimensionalità del suo personaggio che, seppur all’inizio della pellicola appare interessante, ci perde man mano che la storia prosegue, a causa di una sceneggiatura piuttosto superficiale. Ogni personaggio presente in questo film dovrebbe essere interessante e accattivante, soprattutto perché siamo in una pellicola corale, ma nessun carattere risulta realmente ben scritto, forse a eccezione del maggiordomo, l’unico personaggio che ci dona un senso di inquietudine. John Richardson, nel suo ruolo del maggiordomo Oliver, è l’unico attore degno di nota che ci regala un’interpretazione di alto livello, avvicinando il suo personaggio a una sorta di Frankeinstein redivivo, con movenze marcatamente rigide che instaurano in noi un senso di curiosità e di tensione orrorifica.

Martine Brochard in Murder Obsession (Follia omicida)
Martine Brochard in Murder Obsession (Follia omicida)

In conclusione

Indubbiamente non un grande film, ma per gli amanti del genere è da visionare.

Note Positive:

  • Ambientazione Gotica: La regia di Fredda riesce a creare un’atmosfera gotica e oscura attraverso l’ambientazione della villetta, che appare quasi come un castello avvolto dal demoniaco, aggiungendo profondità emotiva alla storia.
  • Abilità con la Macchina da Presa: Il regista dimostra abilità nella gestione della macchina da presa, utilizzando movimenti di camera classici del genere horror per donare al luogo una vita e un’atmosfera inquietante.
  • Scena Finale Simbolica: La scena finale ricca di simbolismo, che richiama La Pietà di Michelangelo, aggiunge un elemento interessante e suggestivo al film, concludendo la storia in modo evocativo.

Note Negative:

  • Problemi di Budget: La pochezza del budget a disposizione del film si riflette nella bassa qualità degli effetti speciali e nell’incapacità di mostrare gli omicidi in modo realistico, compromettendo la capacità del film di generare tensione e paura.
  • Superficialità dei Personaggi: I personaggi appaiono superficiali e poco interessanti, con il protagonista Michael Stanford che non riesce a risultare simpatico agli occhi dello spettatore e altre figure che mancano di tridimensionalità, a parte il maggiordomo interpretato da John Richardson.
  • Sceneggiatura Poco Approfondita: La sceneggiatura non brilla per originalità o profondità, con i personaggi che perdono interesse man mano che la storia prosegue, a causa di una narrazione superficiale e poco sviluppata.
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