Murina (2021): un esordio con luci e ombre

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Murina poster

I contenuti dell'articolo:

Murina

Titolo originale: Murina

Anno: 2021

Paese: Croazia, Brasile, Slovenia, Stati Uniti d’America

Genere: drammatico

Casa di produzione: Antitalent Produkcija, RT Features, SPOK Films, Sikelia Productions, Spiritus Movens

Distribuzione:

Durata: 1h 32m

Regia: Antoneta Alamat Kusijanovic

Sceneggiatura: Antoneta Alamat Kusijanovic, Frank Graziano

Fotografia: Hélène Louvart

Montaggio: Vladimir Gojun

Musiche: Evgueni Galperine, Sacha Galperine

Attori: Gracija Filipovic, Danica Curcic, Leon Lucev, Cliff Curtis, Jonas Smulders

Trailer del film Mulina

Al Trieste film Festival è stato presentato (in anteprima italiana) Murina. Il film, diretto dalla croata Antoneta Alamat Kusijanović, era sicuramente uno dei titoli più attesi dell’edizione, avendo vinto la Caméra D’Or come miglior film d’esordio al Festival di Cannes (dove era stato presentato nella sezione parallela Quinzaine des Réalisateurs), inoltre Martin Scorsese è fra i produttori esecutivi.

Trama Murina

La tensione tra Julija, un’adolescente inquieta, e l’oppressivo padre Ante aumenta all’arrivo di un vecchio amico nella loro casa su un’isola croata. La loro realtà tranquilla spinge Julija a volere di più dal nuovo ospite, che le offre un assaggio di libertà durante un fine settimana segnato dal desiderio e dalla violenza.

Recensione Murina

Approcciarsi a Murina può risultare complesso. Fin dalla prima scena veniamo catapultati nel mondo creato dalla regista Antoneta Alamat Kusijanović in una splendida sequenza iniziale che mette immediatamente in chiaro una cosa: Murina si dichiara una bomba a orologeria, una continua escalation di tensione che lentamente sale e prende possesso dei personaggi. A dominare sulla scena è il Mare, Julija è infatti un’adolescente inquieta succube di un padre padrone (che la fa vivere reclusa su un’isola privata insieme alla madre Nela) e le sue giornate sembrano trovare una ragion d’essere solamente grazie alle lunghe immersioni. Vi sono vari riferimenti alla storia passata della famiglia che però non viene mai chiarita nella sua interezza. Julija spera di poter scappare lontano con la madre e l’arrivo in visita di Javier (Cliff Curtis), vecchio amico del padre, le mette davanti la consapevolezza di essere rimasta fuori dal mondo fin troppo a lungo.

A convincere è la costruzione scenica del tutto: gli ambienti sono pochissimi e una regia che tallona continuamente la sua protagonista rende l’idea di un mondo limitato, costretto (ricorda, in questo, il recente Shiva baby). Ottimo anche il lavoro sull’acqua, che diventa quasi un personaggio a sé, il mare è sinonimo di libertà ma è anche la causa dell’isolamento di madre e figlia dal mondo esterno. La regia pone più volte l’accento sulla duplice natura del rapporto di Julija col mare.

La protagonista (interpretata da Gracija Filipovic) non è come gli spensierati giovani in vacanza sulle spiagge vicine, in lei c’è un alone di mistero, di tristezza, appare persino quasi inconsapevole della sua sensualità (la vediamo per tutto il film in costume da bagno, nonostante i rimproveri dei genitori). Il suo non è un personaggio banale, nella scrittura non c’è mai del pietismo per la sua condizione e anzi spesso risulta persino respingente nell’atteggiamento.

Se a funzionare è quindi la buona costruzione dell’atmosfera generale lo stesso non può purtroppo dirsi di una storia che, da metà pellicola in poi, finisce con l’avere poco altro da dire. Arrivati alla fine il tutto troverà una sua quadra ma è forte la sensazione d’incompiutezza, la tensione ben costruita e messa in scena non porta a un finale soddisfacente e la pellicola risulta eccessivamente “soffocata”, come se la bomba a orologeria alla fine non fosse mai esplosa. Il film finisce purtroppo con l’essere stilisticamente incoerente, lasciando un retrogusto un po’ amaro. Ciò che rimane è un esordio ambizioso (troppo?) che mette in scena alcune idee in maniera estremamente valida, presentando un personaggio comunque ben costruito e interpretato. Peccato.

Note positive

  • Il film riesce con successo a creare un’atmosfera di tensione costante (anche grazie a una buona regia)
  • Il personaggio della protagonista è ben delineato e interpretato

Note negative

  • Da metà pellicola in poi il film finisce con l’avere poco da dire
  • Il finale risulta poco soddisfacente e la vicenda ne esce “soffocata”, lasciando un senso d’incompiutezza e un retrogusto un po’ amaro.
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