Nuovo Olimpo (2023). Özpetek ritorna con una storia lenta e una brava Luisa Ranieri

Pietro ed Enea si incontrano casualmente e si innamorano. Nonostante la loro passione, i due sono costretti a una separazione forzata. Il loro amore non cessa. Trascorsi trent’anni, si ritroveranno, scontrandosi con le nuove vite che si sono costruiti.
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Trailer di Nuovo Olimpo

Trailer del film

Informazioni sul film e dove vederlo

Ferzan Özpetek ritorna sul grande – e piccolo – schermo e presenta Nuovo Olimpo, con protagonisti Andrea Di Luigi e Damiano Gavino. Il primo è al suo debutto in un lungometraggio, mentre il secondo lo abbiamo già visto nei panni di un personaggio queer friendly – non oriented in quanto non è ben chiara la sua posizione – nella serie Rai Un professore (2021). Nel cast troviamo anche Giancarlo Commare, protagonista in un’altra pellicola queer: Maschile singolare (2021) di Alessandro Guida e Matteo Pilati.

Özpetek ha già collaborato, in passato, con un’altra OTT: Disney+ per la serie tv Le fate ignoranti (2022). Nella colonna sonora è presente il brano Povero amore di Mina. La tigre di Cremona aveva già collaborato con il regista turco in La dea fortuna (2019), con il brano di Ivano Fossati Luna diamante, e nella serie Le fate ignoranti (2022), con Buttare l’amore di Gianni Bindi e Matteo Mancini.

Özpetek ha dichiarato che l’idea di questo film lo ha accompagnato dagli anni Settanta, a seguito di alcuni avvenimenti che gli sono realmente capitati.

F. Özpetek

Il punto di partenza del film è una storia vera che mi è successa negli anni ‘70 e che da tanto tempo volevo usare come spunto per farne un film. Iniziando a lavorarci però questa volta mi sono subito accorto che piano piano la storia si allargava comunque, si staccava dal suo nodo iniziale così personale e dilagava verso altre dinamiche e altri temi che non riguardavano più soltanto me.

Il film verrà presentato il 22 ottobre alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public. Nuovo Olimpo sarà disponibile in esclusiva su Netflix dal 1 novembre 2023. Il film verrà presentato il 22 ottobre alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public. Nuovo Olimpo sarà disponibile in esclusiva su Netflix dal 1 novembre 2023. Il film segue la Trilogia di Istanbul, tre cortometraggi che il regista turco ha realizzato sempre per Netflix.

Trama di Nuovo Olimpo

Pietro ed Enea si incontrano casualmente e si innamorano. Nonostante la loro passione, i due sono costretti a una separazione forzata, dovuta da eventi esterni. Il loro amore non cessa e viene alimentato dai ricordi, richiamati alla memoria da alcuni accadimenti. Finché, trascorsi trent’anni, non si ritroveranno, scontrandosi con le nuove realtà e le vite che si sono costruiti.

Nuovo Olimpo - Damiano Gavino
Nuovo Olimpo – Damiano Gavino

Recensione di Nuovo Olimpo

Nuovo Olimpo, film diretto da Ferzan Ozpetek, è ambientato alla fine degli anni Settanta. La pellicola racconta la storia di Pietro ed Enea, due ventenni alle prese con le vicissitudini della vita. I due hanno il classico colpo di fulmine, ma sono costretti a separarsi a causa di un imprevisto. Nonostante il passare degli anni, i due protagonisti coltivano nei loro cuori questo amore, nella speranza di potersi finalmente raggiungere.

È la quattordicesima pellicola del regista turco, oramai italiano di adozione, che ha debuttato nel 1997 con il lungometraggio Il bagno turco. Ed è il settimo film con protagonista una storia queer, tematica da cui la carriera del regista è partita e a cui deve anche la fama. In altre due pellicole, le storie omosessuali sono di contorno rispetto alla trama principale.

Özpetek è un artista che sa raccontare storie, emozionare. Nonostante sia palesemente più a suo agio a catturare il mondo a lui più vicino, riesce a insinuarsi in pieghe emotive insospettabili. Inoltre, ha la capacità di guidare al meglio i suoi attori, basti pensare al debutto di Luca Argentero o ad Ambra Angiolini in Saturno contro (2007).

Ellissi temporali che perdono di effetto

Nel film è ben riscontrabile l’allargamento, non solo temporale, a cui il regista ha fatto riferimento nelle interviste, portando a delle divagazioni controproducenti. L’idea di raccontare più di trent’anni è sempre un’arma a doppio taglio.

Fare una tale scelta richiede di pesare bene le situazioni e dare un senso a questa ellissi temporale. Se la prima ora del film è dedicata all’incontro iniziale fra Pietro ed Enea, il resto del racconto viene infarcito di spot transitori usati per dare l’idea del prosieguo delle due esistenze.

F. Özpetek

La divisione in quattro atti che corrispondono a quattro epoche diverse mi ha fatto anche lavorare sulle ellissi come salti temporali. sui fuori campi narrativi, sull’emozione delle assenze molto più che nei miei film precedenti che erano più compatti sia a livello di tempo che di spazio. Quello che parte come un vero e proprio romance si stempera così, nel corso della narrazione, in un vero e proprio melò, quando l’amore diventa impossibile perché contrastato dagli eventi della Storia.

Queste situazioni occasionali, necessarie allo svolgimento della trama, diventano scontate e perdono d’effetto. Un esempio è il ritrovarsi di Enea con la bigliettaia del cinema Nuovo Olimpo, casualità necessaria per la consegna di una lettera ma smaccatamente artefatta. Un altro è l’incontro di Enea con il suo amico Molotov, sempre estemporaneo e fine a se stesso.

Una sceneggiatura con troppe cose da dire

Sono diversi i punti dove la sceneggiatura – nella seconda parte – ha dei momenti prevedibili e, spesso, non indispensabili. La scansione temporale non è una motivazione sufficiente, ad esempio, a giustificare la scena sul treno – espediente usato per richiamare la morte di Federico Fellini.

È insolito che Özpetek e Romoli non approfondiscano delle parti, soprattutto se emotivamente significative. In questa pellicola, gli autori lasciano in superficie alcuni aspetti che potevano essere interessanti, come tutta la parte inerente al battuage nel cinema d’essai.

Il montaggio di Pietro Morana si adegua a questa modalità di racconto, risultando funzionale soprattutto nella prima parte della pellicola. Le scenografie di Giulia Busnengo e i costumi di Monica Gaetani riescono a rimanere attinenti non solo alla narrazione ma anche al periodo a cui si riferiscono.

Le musiche sono ricche di riferimenti d’epoca, con inserimento di brani di Mina e Loredana Bertè. La fotografia di Gian Filippo Corticelli, spesso satura di rosso, riesce a rimarcare gli status emotivi e supporta il lavoro registico di Özpetek, che rimane maestro nell’uso della macchina da presa. Questi ultimi due elementi vanno a richiamare, da lontano, il cinema di Almodóvar, senza però crearne una copia.

La bravura di Özpetek nel calibrare gli attori

A completare, un cast d’attori che sono un valore aggiunto. I due protagonisti sono Damiano Gavino e Andrea Di Luigi, rispettivamente Enea e Pietro. Il primo è un volto già noto al pubblico televisivo mentre il secondo è all’esordio in un lungometraggio.

Gavino riesce a donare ad Enea un’aura di semplicità e naturalezza che lo spettatore non può ignorare. La sua dolcezza non inficia sull’audacia che usa nei bagni del cinema e non lo relegano a macchietta, rappresentata invece dai suoi compagni di battuage. Di Luigi paga il suo essere debuttante, mantenendo Pietro su una linea che è quella quasi distaccata, austera. La sua abilità è solo grezza e non in discussione.

Luisa Ranieri è una grande sorpresa, nonostante la sua esperienza. Il personaggio della bigliettaia Titti è un omaggio a grandi dive oltre che una gran prova di attrice. La sua “maschera” poteva sovrastare l’interpretazione di Titti la quale, invece, viene valorizzata dallo sguardo, dalla voce e dai tempi che sono pressoché perfetti. Per questa ragione, dispiace che non venga approfondita la sua storia, soprattutto a seguito del racconto del suo vissuto.

 Fra gli altri, completano il cast di attori Aurora Giovinazzo e Greta Scarano, interpreti dell’amica di Enea e della moglie di Pietro. Entrambe sono ben dosate in ruoli in cui sarebbe stato facile eccedere. Inoltre, Alvise Rigo nella parte del compagno di Enea, al suo debutto in un film, che ha le potenzialità per seguire le orme di Luca Argentero.

Nuovo Olimpo - Damiano Gavino e Andrea Di Luigi in una scena del film
Nuovo Olimpo – Damiano Gavino e Andrea Di Luigi in una scena del film

Misenabismo: il cinema nel cinema

L’aspetto più interessante in questo racconto è il misenabismo. Il regista turco ci tiene a raccontare il cinema nel cinema. La scena iniziale già sottolinea questa volontà – la realizzazione del film Roma senza pietà, usato come espediente. Seguono la stessa linea anche i continui omaggi ad Anna Magnani e Sofia Loren.

F. Özpetek

[…] Perché non raccontava solo un amore a due attraverso il tempo ma pure l’amore per il Cinema, come memoria del desiderio e della passione.

Della prima, vediamo spezzoni di film come Nella città l’inferno (1959) o Mamma Roma (1962). La seconda viene richiamata dal personaggio di Titti, la bigliettaia del cinema. ottimo lavoro di mash-up fra il premio Oscar partenopeo e Mina.

Questa volontà di raccontare il cinema da dentro rimane presente in tutto il lavoro – Enea diventerà un regista cinematografico – e finisce per diventare protagonista, quasi a soppiantare la storia d’amore. Il regista turco si permette anche l’autocitazionismo, quando in una intervista viene chiesto ad Enea il perché i suoi film parlano sempre di omosessualità.

Nuovo Olimpo - Una scena del film
Nuovo Olimpo – Una scena del film

Lo stereotipo omonormativo e la trappola del queer baiting

La rappresentazione dell’amore omosessuale, nei film di Özpetek, si riconduce a quella linea omonormativa di cui il cinema italiano sembra non potere fare a meno. Questo aspetto non è riscontrabile nella relazione fra Pietro ed Enea, la quale non ha uno sviluppo se non in funzione di un ricordo. Enea è il personaggio queer per eccellenza, a cui viene affidata non solo la responsabilità di una relazione stabile omosessuale ma anche il piacere del sesso occasionale con una amica.

Il primo rapporto è omonormato con il classico stereotipo di coppia – uno che si occupa della casa e l’altro che è impegnato fra amici e lavoro. La seconda relazione serve a dare supporto a questa normatività, con la presenza di una donna, quasi a sottolinearne la necessità, anche sessuale. Il personaggio di Alice, l’amica di Enea, pare essere degna erede di Grace della serie tv Will & Grace (1998-2020), anche se viene giustificata da Özpetek con un momento autobiografico.

F. Özpetek

Io all’epoca avevo una fidanzata, appunto, uscivo con lei e le raccontavo del mio incontro con qualche ragazzo. Si mescolavano molto i rapporti, senza preoccuparsi di dare definizioni precise. […] Non stavi a dire io sono bisessuale. Era una mentalità aperta che poi è cambiata con l’arrivo dell’Hiv, quando si è chiuso tutto.

Alla omonormatività, a cui il regista turco ci ha abituato dai tempi post Le fate ignoranti (2001), si può aggiungere una buona dose di quello che possiamo definire high queer baiting. In Nuovo Olimpo, possiamo ammirare Pietro ed Enea non solo senza veli ma anche durante un amplesso amoroso. Essendo queste scene relegate a cinque minuti consecutivi di film, viene spontaneo pensare che sia più una trovata commerciale che autorale. Una modalità, quella del high queer baiting che è una evoluzione del classico queer baiting, diventato anacronistico. Infatti, prima c’era l’esigenza di tenere nascosta la componente queer, andandola solo a paventare come possibilità e mantenendola closet – in quella che possiamo chiamare low queer baiting. Ad oggi, con una richiesta sempre più forte di prodotti queer, la velatura è diventata superflua e, per attrarre, tutto ciò che è queer viene esplicitato oltremodo, senza una stringente necessità.

Nuovo Olimpo - Alice ed Enea in una scena del film
Nuovo Olimpo – Alice ed Enea in una scena del film

In conclusione

Nuovo Olimpo è un film insolito rispetto a ciò che ci si aspetta da Özpetek. Il focus sulla storia d’amore e l’ellisse temporale mettono in secondo piano il misenabismo sul cinema, che è invece una parte affascinante e che, a un certo punto, prenderà il sopravvento.

La lentezza fa perdere il filo narrativo della storia romantica e il finale lascia insoddisfatti. Il loro addio crea un vuoto emotivo che non viene colmato dalla ragione. Ciò non toglie che il regista turco rimanga fra i migliori narratori e che le sue storie appartengano al meglio che propone il cinema italiano contemporaneo.

Note positive

  • L’interpretazione di Titti di Luisa Ranieri
  • La colonna musicale
  • Misenabismo cinematografico affascinante
  • Sliding doors sui titoli di coda

Note negative

  • High queer baiting evidente
  • Omonormatività
  • Storia lenta
  • Alcuni vuoti di sceneggiatura
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Renato Soriano
Renato Soriano

Mi occupo di spettacolo ed eventi culturali dal lontano 1991. Nasco come attore per diventare poi regista e autore teatrale. I miei studi mi hanno portato a specializzarmi verso la rappresentazione omonormativa nel cinema, italiano e non. Inoltre, sono ideatore del progetto TeatRealtà, legato alla consapevolezza delle nuove tecnologie usando il teatro come realtà.

Articoli: 41

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