Perfetti Sconosciuti (2016): la paura di sapere

perfetti sconosciuti locandina

Perfetti sconosciuti

Titolo originale: Perfetti sconosciuti

Anno2016

Paese di produzioneItalia

Genere: commedia

ProduzioneLotus Production

Distribuzione: Medusa Film

Durata: 97 min

Regia: Paolo Genovese

Sceneggiatore: Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini, Rolando Ravello

Fotografia: Consuelo Catucci, Fabrizio Lucci

Montaggio: Maurizio Filardo

Musica: Maurizio Filardo

Attori: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher

Trailer di Perfetti sconosciuti

Informazioni sul film e dove vederlo

Perfetti Sconosciuti è un film drammatico italiano del 2016 diretto da Paolo Genovese con Valerio Mastandrea e Kasia Smutniak, vincitore di due David Di Donatello nel 2016 come Miglior film e miglior sceneggiatura.

Trama di Perfetti Sconosciuti

Un gruppo di amici, durante l’eclissi di luna, si ritrovano a cena insieme, tutti sono con i loro corrispettivi partner escluso Peppe ( Giuseppe Battiston) che non porta la sua nuova fidanzata, che gli altri non hanno mai visto e che desiderano ardentemente conoscere.

Tutto fila liscio – benché sia sempre presente un pizzico di tensione tra le coppie – fino a quando non viene proposto dalla ”psicoanalista” Eva un gioco (da non fare): mettere tutti i cellulari sul tavolo e ogni SMS o chiamata verranno letti o ascoltati ad alta voce. Tutti accettano, con scontentezza, il game: la bomba ormai è innescata.

Perfetti sconosciuti recensione
Scene di Perfetti Sconosciuti

Recensione di Perfetti Sconosciuti

PeppeEva come fa uno a sapere se è innamorato di un’altra persona?

EvaEh, lo chiedi a me?

Peppe: Eh, sei tu che studi queste cose.

BiancaTe lo dico io, allora se ci parli trenta minuti al giorno sei innamorato.

PeppeE se ci parlo sessanta?

CarlottaEh allora vuol dire che sei molto innamorato.

LelePoi non ce parli più, vordì che sei sposato!

Cit. Perfetti Sconosciuti

Chi di noi non ha segreti? Nessuno.

Tutti possediamo dei lati nascosti, indossiamo delle maschere e dei personaggi che impediscono, a chi ci sta accanto, di scoprire i nostri punti oscuri e le nostre debolezze.

Nessuno è sincero o pienamente onesto ma, chi più e chi meno, nasconde qualcosa di sé agli altri: che siano azioni o semplici pensieri – pensieri che potrebbero sempre divenire azioni – poco cambia. Dietro la facciata di ogni individuo si nasconde un mondo bellissimo con mille sfaccettature e caratteristiche, un mondo variopinto di una miriade di colori. Siamo un dipinto complesso da analizzare oltre che da trovargli un senso.

Chi ci conosce veramente? Nessuno! Il bello della storia è che spesso e volentieri neppure noi ci conosciamo appieno, sappiamo qualche personaggio (o tendenze) che possediamo ma non abbiamo quasi mai la minima idea di sapere chi realmente siamo… questa è l’ironia della vita.

Siamo dei Perfetti Sconosciuti che lungo le vie del mondo si incontrano, si scambiano pensieri e idee, nascono sentimenti e pianificazioni di vite future, si conoscono, si! Esattamente ci conosciamo ma rimaniamo pur sempre degli sconosciuti.

Noi non sappiamo neppure chi siamo e quindi come facciamo a pretendere di conoscere alla perfezione l’altro? Tutti noi uomini siamo disposti a fare qualsiasi cosa, tutto ci è possibile anche ciò che non avremmo mai ritenuto tale.

In un’ ottica, l’ultima commedia di Paolo Genovese tratta questi argomenti utilizzando come strumento il telefonino, la nostra scatola nera, il nostro contenitore di segreti e tradimenti. Come in “Immaturi” e in “Tutta colpa di Freud” il regista romano ripropone uno dei temi che lo ha portato al successo: quarantenni in crisi, in depressione e incatenati nelle loro vite ormai asettiche e prive di luce.

Si ripete continuamente, dentro la commedia drammatica, che un serial Killer lascia sempre dei segnali per farsi scoprire, a lui piace stare nel rischio e vuole essere fermato o far vedere ciò che è realmente alla luce del sole. Tutti i protagonisti sono ciò: ognuno – o quasi- nasconde molte cose all’altro ma tutti accettano di rischiare: non accettare significa avere realmente dei segreti. Il piacere del rischio!

Perfetti sconosciuti ricorda a tratti Carnage” di Roman Polasky, soprattutto per la sua struttura molto dialogica oltre che nell’essere svolto interamente in un’abitazione, perfino il rapporto tra i personaggi è conflittuale con continue nuove alleanza e nuovi nemici. Onestamente Carnege è superiore in qualità al lavoro di Genovese, che cade in alcuni errori tipici dei prodotti italiani, nonostante una scrittura che riesce a tenere alta la tensione narrativa.

Le interpretazione attoriali in Perfetti sconosciuti risultano interessanti e ben svolte, come del resto la regia che è totalmente a favore del film e dunque funzionale alla narrazione.

Giuseppe Battiston and Alba Rohrwacher in Perfetti sconosciuti (2016)
Giuseppe Battiston e Alba Rohrwacher in Perfetti sconosciuti (2016)

Il finale che delusione! (spoiler)

Anzi, c’è stato un momento, alla loro uscita dalla cena che ho detto che meraviglia, perfezione assoluta ma poi è continuato cambiando rotta finendo in: NON E’ ACCADUTO UN BEL NULLA.

Cosa? Nessuno ha voluto giocare, tutti hanno avuto paura e il gioco non è avvenuto. Il motivo è : “Siamo tutti frangibili…”, si, verissimo ma non giocare significa ammettere di nascondere, non vi pare.

Quando loro sono usciti dalla cena e dall’appartamento dei loro amici, tutti fanno come se nulla fosse accaduto, come se fingessero di non ricordare ciò che un minuto fa era appena avvenuto, come se tutto ciò che era successo e che era avvenuto non è, ormai, altro che un brutto ricordo da dimenticare e cacciare dalla mente. Fingiamo di non aver scoperto niente.

Tutti fingiamo di non sapere, di non conoscere sé e gli altri. Lo so! prima ho detto che molte parti di noi non le conosciamo, esattamente; ma quelle poche caratteristiche che sono evidenti di noi stessi o degli altri che però non ci piacciono, accettiamo di non vederle e andiamo avanti come se nulla fosse accaduto: questo è il dramma dell’esistenza umana dell’uomo moderno.

Non vogliamo sapere, non vogliamo vedere o sentire ciò che non ci fa piacere sapere… Ma solo passando da qui la felicità verrà. Difficile ma forse non è impossibile, forse qualcheduno illuminato è riuscito a trovare la totale felicità.

Il finale è una sorta di anti-film: mettetevi in gioco, scoprite gli altri facendovi conoscere meglio agli altri ma allo stesso tempo è meglio non farlo, perché se lo fate andrete in contro a grandi pericoli… Non fidatevi della verità, l’ignorare ti porta una falsa e illusoria felicità appannata.

In conclusione

Note positive:

  • Dopo pochi minuti dall’inizio del film si incominciano a delineare e a venire fuori le loro distinte personalità.
  • Nella seconda metà si ottiene ritmo e qualità nella sceneggiatura. Ogni personaggio mostra le sue oscurità e fragilità. Gli schemi saltano e tutto fuoriesce. Non voglio dirvi ciò che accadrà ma sopratutto i personaggi di Peppe e Lele saranno molto interessanti.
  • Gli attori più o meno sono stati all’altezza recitativa

Note negative:

  • Inquadrature tradizionali e che non hanno una grande caratterizzazione. Sono inquadrature neutre e narrative. Non aggiungono nulla al film.
  • La prima metà del film non è altro che di preparazione alla bomba. Escono dei minuscoli segreti e niente di più.
  • L’inquadratura dell’anello che ruota su se stesso sul tavolo mi pare proprio una citazione del finale di Inception. Tale citazione era evitabilissima anche perchè il finale, scelto per il film, a mio parere non è adatto a tale opera.

6 commenti

  1. Sono andata a vedere questo film piena di aspettative… Chissà quale sarà la fine mi dicevo. Poi man mano che guardavo il film pensavo che fosse pazzesco e per il finale, dopo due secondi di smarrimento, ho provato delusione. Insomma concordo in pieno con quanto stato scritto.

  2. a me è piaciuto, il telefonino visto come via di fuga dalla realtà, hanno fatto bene a fingere che non fosse accaduto niente, perchè niente è accaduto, nel virtuale accade il virtuale; io darei un premio a tutti gli attori, nel loro insieme. Mi ha ricordato Il grande freddo, non per la tematica forse per i dialoghi e quell’eclisse un pò di Melancholie la da o no? 🙂

  3. Io ho avuto la pazzia di andare due volte consecutive al cinema per vedere questo film, Genovese è uno dei pochi registi italiani che apprezzo (in senso lato non condivido proprio tutto) insieme a Virzì. Ho apprezzato la sceneggiatura ed il simbolismo collegato all’ eclissi lunare. Il finale mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca ma in fondo, la realtà in queste circostanze comporta l’essere sinceri? Con tristezza penso proprio di no. Un applauso da parte mia c’è! 🙂

  4. Secondo me invece é proprio il finale a rendere piú realistico il film. Sinceramente la storia che tutti permettevano di leggere ed ascoltare i loro messaggi e telefonate mi sembrava poco credibile. Il regista ha invece voluto rappresentare due realtà parallele…la realtà dove tutti conoscono i segreti piú o meno inconfessabili di ciascuno con le relative conseguenze e la realtà dove i segreti restano celati in ognuno, questo il senso del finale. mi é piaciuto molto

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