Sick Of Myself (2022): un ritratto di cose terribili

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Trailer di Sick Of Myself

Informazioni sul film e dove vederlo

Sick of myself, un’antitetica commedia romantica, scritta, diretta e montata dal regista norvegese Kristoffer Borgli, è stata presentata in anteprima il 22 maggio 2022 nella sezione Un Certain Regard del 75º Festival di Cannes; debutterà finalmente nelle sale cinematografiche italiane il 5 ottobre 2023.

Trama di Sick Of Myself

Signe e Thomas vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo. In tutta risposta, Signe si lancia in un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé. Anche a costo della sua salute.

Fotogramma di Sick of Myself (2022)
Fotogramma di Sick of Myself (2022)

Recensione di Sick Of Myself

“Un ritratto di cose terribili”: è così che il regista descrive il suo ultimo film. Attraverso la rappresentazione di un amore malato, nel quale ogni situazione diventa un campo di sfida per decretare la personalità più ammaliante, Borgli ci mostra le agghiaccianti conseguenze di un mondo dominato dal narcisismo, rivolgendogli indirettamente una critica. Il suo stile registico contemplativo e la messa in scena di un personaggio principale così eccezionalmente sviluppato, donano alla pellicola un’intensità ed un’emotività fuori dal comune; senza ombra di dubbio anche la presenza della musica classica gioca un ruolo fondamentale, poiché contribuisce ad arricchirne il pathos.

Kristoffer Borgli - Regista
Kristoffer Borgli – Regista

Il punto di forza di Sick of Myself è ovviamente la protagonista; un personaggio veramente intrigante che riesce da subito a travolgere lo spettatore con la sua storia. Psicologicamente instabile, fedele esclusivamente ai suoi istinti, talmente violenti da annebbiare il lume della ragione, Signe mente molto, in primo luogo a sé stessa, recitando in qualsiasi contesto sociale si trovi. Assistendo al lento degrado, fisico e mentale, al quale consciamente va incontro, capiamo che dietro a questi comportamenti malati, si cela in realtà una ragazza insicura, in continua ricerca di approvazione, che vorrebbe semplicemente essere vista. È proprio grazie a questa sua personalità così fragile e autentica, che lo spettatore riesce a instaurare una connessione empatica tale da provare in prima persona le sue medesime sensazioni, crisi e insicurezze; ecco perché tutta la rabbia, la frustrazione, l’inadeguatezza che Signe vive nel suo quotidiano ci arrivano dritti come un pugno allo stomaco.

Due sono i temi cardine della pellicola: il narcisismo e l’invidia; due mali universali che hanno da sempre segnato il genere umano. Trattati in un’ambientazione completamente contemporanea e senza tempo, questi dimostrano ancora di più quanto siano intramontabili. Proprio queste emozioni, che provocano senso di inadeguatezza, vergogna e inferiorità, donano al film un tono riflessivo. Di fatto lo spettatore si sente interpellato in prima persona in una storia che potrebbe ipoteticamente essere sua, mettendosi in discussione fino al punto in cui inizia a dubitare della propria vita. Questo perché Signe si installa in tutti noi, facendo riaffiorare paure e insicurezze del passato.

Se la protagonista riesce ad essere così accattivante, il merito è sicuramente da attribuire alle grandi abilità della sua interprete, l’attrice Kristine Thorp. Entrare e vestire i panni di un personaggio così psicologicamente complesso, dovendo concentrarsi anche sul cambiamento fisico al quale la protagonista va incontro, richiede delle capacità veramente degne di nota.

Un altro punto di forza del film è sicuramente il lavoro svolto sui costumi e sul trucco con le protesi. L’esecuzione, assolutamente affascinante, è resa possibile grazie alla maestria del designer Izzi Galindo. Il trucco protesico, uno dei protagonisti indiscussi della pellicola, trasmette una sensazione che si avvicina al grottesco, perfettamente a metà tra l’essere terrificante e attraente. Questo sottile filo di equilibrio tra due estremi, non a caso, è percorso dal regista per tutto il film, in bilico tra un ambiente perfettamente estetico, ordinato e il disordine mentale, tra realismo e satira, tra commedia e tragedia, con il solo scopo di creare una sensazione di contrasto e paradosso.

Lo spettatore, grazie al grande impatto emotivo che il film riesce a comunicare, può assistere, e in un certo senso vivere, le conseguenze dei propri pensieri intrusivi, senza che essi abbiano alcun affetto sulla loro realtà; egli circoscrive in un tempo limitato e in un luogo fittizio, il lato più oscuro della propria personalità, dandogli così libero sfogo, senza arrecare danni irreversibili al loro vero io.

Sick of Myself (2022)
Sick of Myself (2022)

In Conclusione

Fino a che punto ci si può spingere quando percepiamo noi stessi disadattati, non ascoltati e non importanti?  Sick of myself, un film a tratti crudo, disturbante e surreale, indaga il limite, ed è portavoce di una personalità problematica, narcisistica e invidiosa, che preferisce buttare all’aria il proprio presente, distruggere il proprio io, all’insegna di un futuro in cui anche un’emozione negativa è meglio di un’esistenza imperturbabile, arida e indifferente.

Kristoffer Borgli afferma “volevo realizzare una storia spiacevole nel modo più bello possibile”, e bisogna ammettere che egli ha brillantemente centrato il suo obiettivo.

Note positive

  • brillante messa in scena
  • protagonista ben sviluppato
  • tematiche

Note negative

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