Che la fine abbia inizio (2008). Come non fare un film slasher

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Trailer di Che la fine abbia inizio

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nel 1980 esce al cinema il slasher movie adolescenziale “Non entrate in quella casa”, per la regia di Paul Lynch, con Jamie Lee Curtis nel ruolo della protagonista Kim Hammond. Il film è incentrato su un gruppo di ragazzi che, durante il ballo di fine anno, si ritrovano a dover affrontare un cruento serial killer. Grazie al successo di pubblico, nel 1987 esce il primo seguito della pellicola dal titolo “Prom Night II – Il ritorno”, diretto da Bruce Pittman. Questo lungometraggio ha dato il via alla cosiddetta saga cinematografica Prom Night, costituita da quattro film che vanno dal 1980 al 1992. Nel 2004, la casa di produzioni cinematografica Original Film e Newmarket Films, in associazione con Alliance Films, che detiene i diritti dell’intero franchise, decidono di effettuare un reboot della serie “Prom Night”. Questo reboot prende forma con il lungometraggio omonimo del 2008, intitolato in italiano, per motivi ignoti, con il titolo di “Che la fine abbia inizio”, per la regia di Nelson McCormick, autore di pellicole come Il segreto di David (2009) e Killing Kennedy (2013). Nel ruolo dei protagonisti abbiamo l’attrice americana Brittany Anne Snow (Missione tata, 2005; X: A Sexy Horror Story, 2022), Scott Porter, Jessica Stroup e Dana Davis.

La pellicola, premiata con il Chainsaw Award come peggior film dell’anno, è stata distribuita nei cinema americani e canadesi da Screen Gems l’11 aprile 2008, ottenendo un buon successo di pubblico. Tanto è stato il suo successo che si è piazzata al primo posto tra i film più visti nella prima settimana di uscita, incassando oltre 20 milioni di dollari. In Italia, invece, il lungometraggio non è riuscito a ottenere lo stesso successo. Distribuito da Sony Pictures nelle sale italiane l’11 luglio 2008, ha incassato solo la modesta cifra di 8.812 euro.

Trama di Che la fine abbia inizio

Una ragazza del liceo, Donna Keppel, torna a casa dopo aver trascorso una serata al cinema insieme a una sua amica. Ciò che trova però è qualcosa di molto spiacevole: scopre che suo padre e suo fratello minore sono stati uccisi. Spaventata, si nasconde sotto il letto, dove assiste all’omicidio della madre, pugnalata a morte da Richard Fenton, il suo insegnante di biologia sospeso dal ruolo di docente a causa di un’ossessione per lei. Mentre Richard Fenton viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico, Donna deve ritrovare un nuovo equilibrio nella sua vita. Tre anni dopo, nonostante alcuni incubi ricorrenti, la ragazza vive una vita abbastanza serena insieme ai suoi zii materni che l’hanno adottata. Ora Donna è arrivata all’ultimo anno del liceo e, insieme alle sue amiche Lisa e Claire e i loro tre fidanzati, si dirigono, pieni di entusiasmo, nell’hotel dove si terrà il ballo di fine anno. Donna cerca una serata spensierata con il suo ragazzo e i suoi amici, ma non sa che tre giorni prima Richard Fenton è scappato dall’ospedale psichiatrico dove era detenuto. La ragazza è nuovamente in pericolo, ma riuscirà a farla franca ancora una volta?

Fotogramma del film Che la fine abbia inizio
Fotogramma del film Che la fine abbia inizio

Recensione di Che la fine abbia inizio

Se volete sapere come non dovrebbe essere girato e realizzato un lungometraggio, pieno di cliché, stereotipi e banalità all’interno del genere slasher-thriller-horror, allora vi invito calorosamente a visionare “Che la fine abbia inizio”. Questa pellicola ripropone tutti quegli ingredienti del cinema slasher visti e rivisti in molteplici altre opere cinematografiche, elaborati e mixati insieme attraverso i più banali cliché del genere. Il risultato è un film che, alla fine dei conti, si perde in una vicenda banale, scontata e prevedibile, e soprattutto non è in grado di spaventare lo spettatore. Anzi, tenta di farlo molte volte senza successo, lasciandoci piuttosto perplessi e delusi.

Facciamo un passo indietro, prima della realizzazione di un prodotto audiovisivo. La sceneggiatura di questo film è opera di JS Cardone, sceneggiatore di diversi b-movie americani d’insuccesso come “Il silenzio del deserto” del 1991, “Shadowhunter” del 1993, “Mummy an’ the Armadillo” del 2004 e “The Covenant” del 2006. Queste pellicole si caratterizzavano per uno script e uno storyline abbastanza mal scritti, quindi affidare la sceneggiatura di “Che la fine abbia inizio” a JS Cardone è stata una scelta abbastanza azzardata da parte della produzione. Tale scelta, però, non ha portato i risultati sperati. A meno che l’intenzione iniziale della casa di produzione non fosse quella di realizzare un b-movie brutto, cosa che dubito, dato che lo scopo di “Che la fine abbia inizio” era rilanciare la saga “Prom Night” con un reboot. Tuttavia, a causa della bassa qualità di questa pellicola, il reboot non è mai decollato.

Il compito di uno sceneggiatore è creare un mondo interessante, un’ambientazione accattivante e dei desideri che spingono i personaggi ad agire in determinate situazioni. Tuttavia, JS Cardone in “Che la fine abbia inizio” non riesce a fare nulla di tutto ciò. La pellicola inizia con una scena accattivante, un afferrato omicidio familiare, e sembra doverci raccontare la rinascita dell’unica sopravvissuta, Donna, una giovane liceale. Dovremmo vedere Donna trovare la forza interiore per superare il trauma che l’angoscia, ma la pellicola sembra dimenticarsi della sua protagonista nel corso della storia. Non sviluppa ulteriormente il personaggio di Donna, e non le dà la possibilità di lottare per la sua sopravvivenza contro il suo serial killer personale. Questo scontro tra Donna e il serial killer non avviene, e non c’è alcun mutamento positivo nel personaggio. Donna rimane vittima, sia all’inizio che alla fine del film, sopravvivendo grazie agli altri e non ai propri meriti. JS Cardone avrebbe potuto scrivere in maniera efficace anche i co-protagonisti e i personaggi secondari, ma non lo fa. Creando macchiette e stereotipi, soprattutto incentrati sul bisogno di diventare reginetta del ballo, mentre i fidanzati e le amiche diventano dei classici ragazzi americani, privi di caratterizzazione che ci faccia provare empatia per loro. È difficile comprendere perché la produzione abbia accettato questo script. È innegabile che la sceneggiatura sia il cuore di un film, e se questa è scarsa, non importa quanto sia brava la regia. Se uno script è ottimo, la regia può fare la differenza, ma se è pessimo, anche la migliore regia non può salvare il film.

Passiamo alla regia di Nelson McCormick, colui che avrebbe dovuto comprendere che la storia non funzionava e che avrebbe dovuto mettere mano alla sceneggiatura per migliorarla, dato che alla fine la firma sul film è la sua. Ovviamente non si sa se McCormick abbia modificato lo script di JS Cardone o se lo abbia lasciato intatto in ogni minimo dettaglio. Ciò che sappiamo è che Nelson McCormick ha donato al pubblico una regia didascalica e stereotipata ai massimi livelli, che ha innalzato i cliché sceneggiativi a protagonisti della pellicola. In un genere come lo slasher, la storia dovrebbe spaventare, farci vibrare sulla poltrona, farci tifare per i personaggi in pericolo, ma in “Che la fine abbia inizio” nulla di tutto ciò accade e noi rimaniamo impassibili.

McCormick non crea omicidi sanguinolenti e spietati, ma dei piccoli omicidi compiuti da un serial killer la cui unica caratterizzazione è la follia. Ciò che McCormick cerca di fare a livello registico è mettere in scena dei piccoli effetti sorpresa, sostenuti da una colonna sonora che sottolinea tali momenti. Abbiamo numerose scene in cui la protagonista si gira di colpo e si trova dinanzi una persona (spesso nessuna minaccia), oppure scene in cui Donna si guarda allo specchio e vede o immagina di vedere qualcuno o il serial killer. Questi piccoli effetti sorpresa alterano leggermente il ritmo, ma ce ne sono fin troppi nella pellicola, almeno una decina, e dopo un po’ diventano prevedibili. Il regista, purtroppo, non riesce nemmeno a dare forza alle interpretazioni, sia a causa di personaggi banali e vuoti, sia per le prove insulse del cast, tra cui spicca un’inespressiva Brittany Snow.

Frame di Che la fine abbia inizio
Frame di Che la fine abbia inizio

In conclusione

“Che la fine abbia inizio” si rivela un esempio lampante di come non realizzare un film nel genere slasher-thriller-horror. Carico di cliché, stereotipi e banalità, il film non riesce a suscitare alcuna emozione né a coinvolgere lo spettatore. La sceneggiatura di JS Cardone manca di profondità e caratterizzazione dei personaggi, mentre la regia di Nelson McCormick non riesce a dare vita a una narrazione avvincente. Il risultato è un lungometraggio privo di suspense, in cui gli effetti sorpresa diventano presto prevedibili e le interpretazioni del cast risultano piatte e prive di carisma. In definitiva, “Che la fine abbia inizio” è un film che delude le aspettative, mancando l’obiettivo di creare tensione e terrore nel pubblico, risultando un esempio di come una buona idea possa essere rovinata da una realizzazione superficiale e poco ispirata.

Note positive

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Note Negative:

  • Cliché e stereotipi: “Che la fine abbia inizio” cade nella trappola dei cliché e degli stereotipi del genere slasher-thriller-horror, offrendo poco di nuovo o originale e risultando prevedibile e banale nella sua narrazione.
  • Sceneggiatura insoddisfacente: Lo script di JS Cardone manca di profondità e caratterizzazione, con personaggi piatti e una trama poco coinvolgente. Il mancato sviluppo della protagonista, Donna, e la mancanza di uno scontro significativo tra lei e il serial killer contribuiscono a rendere la storia deludente.
  • Regia didascalica: Nelson McCormick non riesce a dare vita alla storia con una regia efficace, optando per effetti sorpresa superficiali e una colonna sonora enfatica anziché creare tensione e suspense autentica. La mancanza di omicidi spettacolari e l’uso eccessivo di piccoli trucchi visivi riducono l’impatto emotivo del film.
  • Interpretazioni incolore: Il cast non riesce a compensare le debolezze della sceneggiatura e della regia, con interpretazioni piatte e inespressive che non riescono a coinvolgere lo spettatore. In particolare, Brittany Snow risulta priva di carisma nel ruolo della protagonista.
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