Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) (1970): lunga vita all’amore tragico

Condividi su

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)

Titolo: Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca

Anno: 1970

Nazione: Italia

Genere: commedia, drammatico

Casa di produzione: Dean Film, Juppiter Generale Cinematografica, Midega Film

Distribuzione: Titanus

Durata: 107 min

Regia: Ettore Scola

Sceneggiatura: Age & Scarpelli, Ettore Scola

Fotografia: Carlo Di Palma

Montaggio: Alberto Gallitti

Musiche: Armando Trovajoli

Attori: Monica Vitti, Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini, Manuel Zarzo, Marisa Merlini, Hercules Cortes, Fernando Sánchez Polak, Gioia Desideri, Juan Diego, Bruno Scipioni, Josefina Serratosa, Giuseppe Maffioli, Corrado Gaipa, Natale Tulli, Jimmy il Fenomeno

Trailer del film Dramma della gelosia – tutti i particolari in cronaca

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca), diretto da Ettore Scola (1970), è un film dal sapore agrodolce che, servendosi dell’arma tagliente dell’umorismo, illustra le forme e conseguenze di un amore passionale, dal volto di un tormentato (e irrealizzato) menage à trois. La pellicola – per la sceneggiatura del duo Age & Scarpelli, in collaborazione con Scola – è stata presentata in concorso alla 23° edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, ed è valsa a Marcello Mastroianni il premio per la miglior interpretazione maschile.

Trama di Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)

Sullo sfondo di una Roma popolare, attraversata dalle contestazioni politiche della classe operaia, si consuma la vita verace di Oreste Nardi (Marcello Mastroianni), muratore romano, comunista, sposato con una donna più grande di lui, che, oramai, non gli fa più battere il cuore. In occasione di una manifestazione partitica, il prestante operaio incontra lo sguardo magnetico di Adelaide Procacci (Monica Vitti) una focosa fioraia del Verano di cui si innamora perdutamente. La giovane ricambia completamente il suo sentimento, al punto tale da giurargli sin dal primo incrocio di labbra amore eterno. Il loro idillio di coppia, però, subisce una scossa con l’arrivo di un terzo (Giancarlo Giannini): un frizzantino pizzaiolo toscano, migliore amico di Oreste, conosciuto durante una protesta proletaria. È proprio il muratore a presentarlo ad Adelaide, con l’ingenuo entusiasmo di chi intende mostrare con gioioso orgoglio l’esempio di un’amicizia sincera. Si tratta, però, di un passo falso. Una mossa che segna l’inizio di un’aspra, irrisolta, contesa amorosa, che, tra il gioco della passione e del risentimento, finisce con l’andare incontro a un destino fatale.

Recensione di Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)

Vale la pena rispolverare forma e contenuto di una tragicommedia dei così distanti anni ’70? Sì, e non solo perché c’è lo zampino filmico di un gigante del cinema nostrano, Ettore Scola, autore – negli anni successivi – d’indimenticabili capolavori come C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), Una giornata particolare (1977). Un rewatch, oggi, è quasi d’obbligo, soprattutto per l’esemplare modernità dell’intreccio, dei caratteri macchiettistici modellati sulla scena e del turbolento contesto sociale in cui essi vivono, agiscono e amano incondizionatamente.

In merito alla formula dell’intreccio, non è un mistero che il film trovi il suo punto di forza proprio nella sua struttura narrativa, dai tratti anticonvenzionali. Tale atipicità si coglie sin dall’incipit, in cui lo spettatore viene già a conoscenza del fatto che si è consumato un dramma, come, d’altronde, preannunciato dal titolo della pellicola. In scena compare Oreste, disorientato, con lo sguardo perso, costretto dalle forze dell’ordine a ricostruire, assieme all’amico Nello, la scena di un presunto delitto amoroso, per il quale è previsto lo svolgimento di un processo. La vittima fasulla è un uomo con baffetti, che interpreta il ruolo della vittima reale: la bella Adelaide, che interviene in voice over identificandosi in quell’omuncolo steso a terra. Insomma, il racconto cinematografico inizia dalla fine, per poi risalire a ritroso nel tempo: il tempo dell’amore travolgente; delle promesse per la vita; delle passeggiate romantiche in riva al mare; ma anche dell’impossibilità di controllare le ragioni del cuore.

Oreste Nardi nell’incipit del film.

L’opera, inoltre, sfida – e supera – le regole tradizionali della diegesi, abbattendo il rigido muro della finzione scenica. In tal senso, i personaggi, immersi nella continua ricerca di un appagamento dei sensi, spesso arrivano a rompere la quarta parete rivolgendo lo sguardo in camera. E’ questo il momento in cui, in sostanza, i nostri protagonisti – nel rivolgere le loro parole al giudice incaricato – chiamano direttamente in causa lo spettatore, che smette d’interpretare un ruolo passivo e diventa parte integrante del testo filmico. Si tratta di un escamotage che, inoltre, permette ai personaggi di esprimere il proprio punto di vista sulla vicenda amorosa e delittuosa. Chi ascolta le concitate ragioni proferite da ciascun carattere in scena è, dunque, sia l’autorità competente – soggetto diegetico – sia il pubblico dietro lo schermo – soggetto extradiegetico.

Sguardo in camera: rottura della quarta parete.

L’irresistibile attrazione suscitata da Adelaide Procacci risiede proprio nella sua provvisorietà sentimentale; nella sua incapacità di sottostare alle regole di un amore monogamico, come nell’incapacità di fare ordine nel suo cuore, per poter fare spazio a un solo Lui. Quello vissuto – e incarnato sullo schermo – dalla giovane fioraia è, agli effetti, un conflitto interiore per il quale sembra non esserci rimedio. Il grosso problema è che, come sostiene in un’emblematica sequenza del film, i due uomini possiedono qualcosa a cui lei non sa proprio rinunciare.

Nello e Adelaide riflettono sull’adulterio commesso.

Accanto ad Adelaide – e alla sua eterna indecisione – stanno i suoi poveri amanti, che giocano la loro partita disperata: da un lato c’è Oreste, un uomo rozzo, accecato dalla rabbia per il tradimento subito, ma che sarebbe disposto a tutto per riconquistare l’amore di Adelaide; dall’altro emerge Nello, che, sul punto di compiere un gesto estremo, sembra far breccia nel cuore della giovane, la quale legge nella sua insana azione, la prova di un amore senza dubbio più grande di quello provato da Oreste. Insomma, il pizzaiolo sembra portarsi a casa la vittoria, con tanto di matrimonio e cerimonia nuziale. Ma qualcosa, alla fine, va storto. Ed ecco che al dramma dell’indecisione della nostra protagonista, se ne aggiunge un altro, ben più grave e spiazzante: quello della gelosia. Quel sentimento incontrollato e irrazionale che, a volte, involontariamente, può condurre verso l’irreparabile.

Nello, Adelaide e Oreste in una scena del film

In conclusione

Non c’è lieto fine in questa favolaccia. E, d’altronde, non è un fatto che ci sorprende, considerando la natura premonitrice del titolo e incipit. Certo, si inghiottisce un boccone amaro difficile da digerire. Ma, in ogni caso, vale quanto visto: un girovagare di anime labili, passionali e imperfette, inscritte in un triangolo amoroso che, di fatto, non si realizza mai, seppure sia una soluzione, per un attimo, tentata dai tre personaggi. Ma il menage a trois non può concretizzarsi nella pratica, in quanto nessuno è pronto – per orgoglio e per rispetto dei propri sentimenti – a raggiungere un compromesso. Il risultato è la permanenza dei vinti e l’assenza di vincitori. Ciò che rimane è una solitaria perdita della ragione di fronte alla quale scappa un sorriso e una lacrima.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Attori

Note negative

  • /
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.