Edwin S. Porter e le prime narrazioni americane

Condividi su
Edwin S. Porter

Edwin S. Porter

Nazione: Stati Uniti d’America

Epoca:  1870 – 1941

Come abbiamo già visto con la nascita del cinema con il Kinetoscopio e il Cinematografo che intendevano mostrare la solita cosa seppur in maniere completamente diversa, nel cinema non c’è mai stata una prima volta reale nell’elaborazione e miglioramento tecnologico della settima arte, poiché se in Inghilterra con la Scuola di Brighton si è dato vita al montaggio narrativo la solita cosa stava avvenendo nei soliti anni in America in cui rintracciamo il solito cinema Moralista della Gran Bretagna. La vera differenza tra i due è che il cinema Americano continuava a narrare attraverso lo stile a quadri di Méliès. Il maggior cineasta americano era Edwin S. Porter e dopo di lui il cinema non era più lo stesso.

Edwin S. Porter

Figlio di un commerciante Porter nasce a Connellsville, Pennsylvania nel 1870 svolse in giovane età attività come atleta di pattinaggio sincronizzato e lavorò come operatore del telegrafo e durante i tre anni svolti presso il servizio militare mostrò grandi doti come elettricista e una notevole passione verso gli strumenti di comunicazione. Terminato il militarismo Porter iniziò a organizzare proiezioni di Lanterna Magica dal 1896 e iniziò a realizzare alcuni brevi film che vennero mostrati negli Stati Uniti, ma un giorno incontro Edison ed entrò a far parte dalla Raff & Gammon, agenzia cinematografica, dell’inventore della lampadina. Qui in breve tempo si fece notare e divenne un operatore, utilizzando un nuovo macchinario come il proiettoscopio di Kuhn & Webster, con cui inizio a viaggere per il mondo per riprendere posti lontani da far vedere e scoprire agli americani. Successivamente entrò a far parte della Edison Manufacturing Company dal 1899 occupandosi delle produzioni di Edison e qui risucì a fare le sue prime regie per conto di Edison creando storie e dirigendo gli attori stessi.

Uno dei suoi primi corti fu il Terrible Teddy, the Grizzly King del 1901 che era una satira sul presidente Theodore Roosevelt. In questa pellicola come nelle prime da lui realizzati troviamo un importante influsso del cinema francese con l’uso costante di campi medi in cui l’azione si svolge sempre a qualche metro di distanza il tutto mostrato con un unico punto di vista frontale che era fisso e immobile, inoltre lo spettatore è come se si trovasse a vedere uno spettacolo teatrale rimanendo fuori dalla narrazione.

Porter però non rimase per sempre ancorato alla tradizione francese ma incominciò, già dal 1903 a creare una sorta di montaggio di continuità andando a fondare il concetto stesso d’inquadratura fino ad allora non considerata. Il primo esempio di questo tipo è La Capanna dello Zio Tom, che era composta da ben 12 quadri ( non uno come lo era stato fino ad allora) andando a mostrare i punti salienti della storia. Nel vederlo uno spettatore moderno non riuscirebbe a comprendere la storia di questo corto poiché vengono mostrati solo alcuni particolari della narrazione e il tutto veniva narrato da un imbonitore in sala. Il cineasta americano non si dedicò solo a storie fantastiche ma anche a concetti ed eventi reali come aveva fatto il mondo nuovo; una di queste pellicole era la condanna a morte di Leon Czolgosz in The Execution of Czolgosz (1901). Ulteriore passò in avanti fu realizzato con La vita di un pompiere americano del 1903 in cui rintracciamo alternanza di realtà e finzione con scene svolte in strada e altre in studio e troviamo dei diversi piani d’inquadratura e non più il solo campo medio, ma il passo veramente d’importanza è che la storia si snoda nei movimenti attraverso inquadrature collegate tra di loro e che permettono la giusta comprensione filmica della vicenda mostrata. Inoltre un ulteriore passo in avanti è rintracciabile nel suo capolavoro La grande rapina al treno , The Great Train Robbery (1903) in cui rintracciamo il primo sguardo in camera che va a rompere la quarta parete filmica in cui il fuorilegge spara direttamente allo spettatore. Questo è uno dei primi racconti lineari completi (14 episodi, ciascuno costituiti da una sola inquadratura, piene di effetti speciali come il mascherino – contromascherino o il primo piano del capo dei banditi che spara contro gli spettatori (scena finale). Questa scena no fa parte della storia è extra-diegetica che ha come obbiettivo quello di stupire.     

Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.