Hometown – La strada dei ricordi (2021). Un infanzia a Cracovia dietro il filo spinato

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LOCANDINA de Hometown - La strada dei ricordi

Hometown – La strada dei ricordi

Titolo originale: Polanski, Horowitz. The Wizards from the Ghetto

Anno: 2021

Nazione: Polonia

Genere: Documentario

Casa di produzione: Èliseo entertainment, KRK Film, Vision Distribution, Sky

Distribuzione italiana: Vision Distribution, Europictures

Durata: 75 min

Regia: Mateusz Kudla, Anna Kokoszka-Romer

Sceneggiatura: Mateusz Kudla, Anna Kokoszka-Romer

Fotografia: Lukasz Herod

Montaggio: Mateusz Kudla

Musiche: Leszek Mozdzer

Attori: Roman Polanski, Richard Horowitz

Trailer italiano di Hometown – La strada dei ricordi

In occasione delle celebrazioni della memoria, arriva in sala, il 25 gennaio 2023, con la potenza di un uragano, Hometown – La strada dei ricordi, una storia di sopravvivenza, di come Horowitz divenne uno dei bambini più giovani salvati da Oscar Schindler, la cui storia è narrata in Schindler’s List – La lista di Schindler (1993), e di come Polanski si nascose in un piccolo villaggio dopo essere fuggito dal ghetto, nella casa di una povera famiglia contadina. La pellicola del 2021 è stata presenta in Italia il 20 ottobre 2022 alla Festa del cinema di Roma ed è una produzione Èliseo entertainment di Luca Barbareschi con KRK Film, in collaborazione con Vision Distribution e Sky e distribuito nelle sale cinematografiche da Vision Distribution in collaborazione con Europictures.

Trama di Hometown – La strada dei ricordi

Roman Polanski e Ryszard Horowitz sono tornati in Polonia per condividere i ricordi più personali della loro infanzia e giovinezza. Camminando per le strade di Cracovia, ripercorrono il passato e ricordano i momenti difficili della loro vita, durante l’Olocausto, quando s’incontrarono nel ghetto ebraico costruito dai nazisti. Raccontano una storia di sopravvivenza, di come Horowitz divenne uno dei bambini più giovani salvati da Oskar Schindler e come Polanski si nascose in un piccolo villaggio dopo essere fuggito dal ghetto, nella casa di una povera famiglia contadina. E anche se sono sempre stati diversi, la loro passione per l’arte li ha tenuti insieme. Hanno saltato la scuola per andare al cinema, hanno sviluppato le loro prime fotografie e si sono innamorati dell’arte. Nella triste realtà della Polonia comunista, contro il volere dei governi, hanno studiato i grandi artisti, hanno scoperto la bellezza del jazz e hanno iniziato a pensare di lasciare il paese. Da quando Polanski ha lasciato Cracovia per girare film e Horowitz è fuggito a New York per perseguire la sua carriera nel campo della fotografia, non hanno mai avuto la possibilità di rivedersi a Cracovia. Ora, dopo molti anni, tornano a vedere tutti i luoghi che li hanno resi quelli che sono oggi.

Polanski in Hometown - La strada dei ricordi
Polanski in Hometown – La strada dei ricordi

Recensione di Hometown – La strada dei ricordi

Questo film nasce grazie a due giovani registi polacchi, Mateusz Kudla & Anna Kokoszka – Romer, che hanno deciso di voler raccontare uno spaccato di storia polacca alquanto dolorosa e sanguinosa, come il periodo delle deportazioni razziali durante la seconda guerra mondiale e la costruzione dei ghetti, in cui gli ebrei erano costretti a vivere, ammassati l’uno sull’altro. Luoghi in cui vigeva il terrore e in cui non si aveva certezza sul domani.  I due cineasti, per raccontarci quest’epoca (1939 – 1945) sfruttano uno sguardo e una chiave di lettura alquanto innovativa, andando a ricercare e a costruire una narrazione dal forte sapore d’ironia nostalgica. Hometown – La strada dei ricordi non è un film di finzione, ma un documentario che si basa su una lunga chiacchierata compiuta da due amici che si ritrovano dopo trent’anni, insieme, a Cracovia, il luogo della loro infanzia e adolescenza, una città dove risiedono le loro radici ma anche ricordi puri e ricordi che fanno male al cuore.  Mateusz Kudla & Anna Kokoszka – Romer però non prendono due persone comuni per raccontare questi anni, ma chiamano due geni ebrei dell’arte e come il fotografo Ryszard Horowitz e il regista controverso Roman Polański, grandi amici che ci sono conosciuti all’interno del ghetto ebraico di Cracovia, e che in maniera divergente hanno vissuto sulla propria pelle le ingiustizie folli delle leggi razziali seppur in maniera divergente sia negli eventi sia in consapevolezza. Polanski era più grande all’epoca dei fatti, avendo tra i dieci e i quindi anni, e dunque gli eventi brutali sono rimasti maggiormente nitidi nella sua mente, contrariamente dell’amico, che appare avere meno memorie lucide su quei giorni, anche a causa della sua giovane età di appena tre anni, all’epoca in cui si trovava al Ghetto.

La narrazione ci appare come una lunga camminata dentro i ricordi, dove i due uomini si ritrovano costretti a rivedere quei posti che hanno segnato la loro infanzia a Cracovia, sia ai tempi della guerra sia dopo di questa, perdendosi così dentro emozioni nostalgiche e alquanto tristi, come la scena in cui Polanski non ha la forza emotiva, di entrare a visitare la vecchia casa di sua nonna, oppure il momento in cui, Ryszard Horowitz si ritrova a vedere il suo vecchio appartamento d’infanzia e adolescenza, rimanendo perplesso da quanto quel luogo sia cambiato, tanto da pentirsi, subito dopo, di averci messo piede. Percorrendo per le strade di Cracovia, una città avvolta da un’aria fredda e ventosa, scopriamo la storia dei due uomini. Polanski ci racconta della vita all’interno del Ghetto Ebraico di Cracovia narrandoci episodi feroci e brutali, come l’aver assistito all’uccisione, a sangue freddo, di una donna da parte di un soldato della Gestapo, oppure di quando si ritrovava a vedere, attraverso il filo spinato, delle proiezioni di cinegiornali che asserivano di come gli ebrei fossero pieni di malattie e di pulci. Dal suo racconto sono possibili trovare alcuni elementi di somiglianza con la sua pellicola Il pianista, come la sua tristezza e disperazione nell’essere rimasto, alla sola età di dodici anni, completamente da solo senza famiglia, poiché questi sono stati deportati. Il giovane Polanski, da quello che ci evince dal racconto fatto dall’uomo in prima persona, confidandosi all’amico, ha dovuto cavarsela da sola. Lui, dopo la deportazione del padre, è fuggito dal Ghetto, trovando rifugio in varie famiglie cristiane che, passando dall’una all’altra, l’hanno tenuto con loro, aiutandolo, anche se sotto retribuzione. L’amico Horowitz invece ha dovuto affrontare, quando aveva solo quattro anni, sia il ghetto sia la deportazione ad Auschwitz, riuscendone a sopravvivere grazie all’opera di Schindler, un uomo che riuscì a salvare 1.200 ebrei durante l’olocausto. All’interno della pellicola però Ryszard non ci parlerà mai di ciò che ha visto all’interno del campo di concentramento, forse perché era troppo piccolo per ricordare o probabilmente per il semplice fatto che non voglia ricordare, questo elemento rende Polanski il vero mattatore della pellicola, sono i suoi racconti ad appassionare e a commuovere maggiormente lo spettatore, proprio per il fatto che Ryszard racconta, poco e nulla, dei suoi ricordi di guerra.

Il film che ho girato è un ritratto di Roman Polanski e del suo amico d’infanzia Ryszard Horowitz. Ho voluto mostrare i due maestri da una prospettiva diversa dal comune, non come artisti di fama mondiale, ma come persone con una lunga esperienza, i cui successi affondano radici nella consapevolezza della guerra e del totalitarismo, del trauma e dell’alienazione. Portando i nostri eroi nei luoghi che li hanno plasmati, ho voluto stimolarli a parlare di argomenti fondamentali che toccano ogni essere umano, come il passaggio del tempo, la memoria, la ricerca del senso e il tentativo di definire la propria identità. Nonostante le drammatiche esperienze e i difficili cambiamenti interni che sono accaduti in entrambi gli amici, ho voluto sottolineare nel film, ciò che mi ispira di più in loro – la fortissima voglia di vivere che ha permesso loro di liberarsi del destino e che li ha salvati dai giudizi della storia. Miracolosamente, i sopravvissuti all’Olocausto – uno grazie a Oskar Schindler, l’altro grazie a contadini polacchi – nonostante il trauma che li ha segnati, non solo sono sopravvissuti, ma hanno anche trovato il loro posto nel mondo, hanno raggiunto incredibili successi e riconoscimenti a livello mondiale che, si direbbe, i ragazzi del ghetto di Cracovia non avrebbero mai potuto sognare.

Note di regia

Il senso dei ricordi

La pellicola però non trova solo senso di esistenza nella narrazione degli eventi drammatici e delle vite dei due amici, ma insieme a loro il film ci parla di cosa siano i ricordi e della loro importanza di mantenerli intatti nella propria mente e di non macchiarli con una rivisitazione dei fatti, recandosi, come stanno facendo, sui luoghi degli eventi che hanno racchiuso nel loro cuore e nella loro mente, denotando come sia i ricordi incontaminati possiedano in sé un senso di romanticismo che toccandoli e rivisitandoli rischiano di venire persi.

Ryszard: Da ora in poi Cracovia mi sembrerà sempre diversa. Perché quando mantieni vivi, questi ricordi, assumono un che di romantico. Conserviamo i ricordi belli, quelli brutti diventano sfuocati.

Polanski: è per questo non voglio fare un film su quel periodo a Cracovia. Sono ricordi molto importanti per me. Questa visita lì sta un po’ offuscando, ma sarebbe peggio se facessi un film, se dovessi ricostruire i luoghi, rifare tutto artificialmente. Non rimarrebbe più nulla nella mia memoria.

Hometown – La strada dei ricordi

Queste dichiarazioni ci mostrano come il rivivere e il rivisitare luoghi a noi cari possiede sia la funzione di riportarci a galla i ricordi del nostro passato, belli o dolorosi che siano, ma allo stesso tempo tendono a scolorirli, a renderli meno nitidi in noi, poiché quei momenti rischiano di sfumare e di confondersi con quelli nuovi, andandoci così a distorcere. Ritornando alla struttura del racconto risultano piene di poesia e di fascino, anche riguardo al tema dei ricordi, l’uso di materiali d’archivio filmico e fotografico, ingredienti che riescono a spezzare la narrazione a livello visivo mantenendo alta l’attenzione dello spettatore, che vive inondato di ricordi nostalgici e dolorosi, ma non solo.

Fotogramma di Hometown - La strada dei ricordi
Fotogramma di Hometown – La strada dei ricordi

In conclusione

Un film semplice e potente. Il duo registico riesce a creare un film sull’olocausto innovativo che ci parla di quegli anni senza però concentrarsi esclusivamente sul dramma o solo su quegli anni, poiché i due amici ci parlando anche degli anni del comunismo e della loro fuga da Cracovia e di quei tempi post – guerra, in cui hanno instaurato un forte legame intimo l’uno con l’altro.

Note positive

  • Sceneggiatura
  • Montaggio

Note negative

  • Si poteva cercare di approfondire maggiormente la narrazione di Ryszard 
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