Il sapore del riso al tè verde: alla riscoperta del cinema di Ozu al JFF Plus

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Il sapore del riso al tè verde

Titolo originale: Ochazuke no aji

Anno1952

Paese di produzioneGiappone

Genere: Drammatico, commedia

Produzione: Schochiku Co.

Distribuzione: Trasmesso inizialmente su RaiTre, in seguito presentato nella sua versione restaurata al Festival del Cinema di Venezia del 2017

Durata: 1 hr e 55 (115 min)

RegiaYasujirō Ozu

Sceneggiatore: Yasujirō Ozu, Kōgo Noda

Montaggio: Yoshiyasu Hamamura

Dop: Yûharu Atsuta

Musica: Ichirô Saitô

Attori: Shin Saburi, Michiyo Kogure, Kōji Tsuruta, Chikage Awashima, Keiko Tsushima

Piccola clip del film

Pellicola del regista nipponico Yasujirō Ozu, Il sapore del riso al tè verde è un film che parla delle crisi familiari, della società e dei problemi di quest’ultima. La pellicola, che al momento della propria uscita nel lontano 1952 non venne presa molto in considerazione, oggi è ritenuta un classico del cinema giapponese ed uno dei capi saldi del cinema di Ozu. Il film, che in Italia non venne distribuito ma fu solamente trasmesso su RaiTre, è resa disponibile sul JFF Plus: Online Festival a marzo.

È uno dei più dinamici film di Y. Ozu. Sin dalla prima sequenza la cupezza della situazione centrale è temperata da cadenze leggere di commedia

— Commento del dizionario cinematografico di Morando e Laura Morandini

Trama del film Il sapore del riso al tè verde

Tokyo: Taeko (Michiyo Kogure) e Mokichi (Shin Saburi) sono una coppia di sposi che da un po’ di tempo sta affrontando una crisi coniugale. Causa principale di questa crisi sono le lamentele di Taeko, donna di viziata ed egoista, che rimprovera il consorte per le sue umili origini e la sua poca voglia di fare. Taeko, stanca della situazione, decide di partire per una gita fuori porta in compagnia di due amiche e della nipote Setsuko (Keiko Tsushima). Proprio quest’ultima, ormai in età di marito, verrà spinta dai genitori a sposarsi con un giovane e promettente ragazzo. Ma la giovane Setsuko, contraria a questa unione, cercherà rifugio dagli Zii Taeko e Mokichi. Questi ultimi verranno poi divisi a causa di un impegno lavorativo di Mokichi che lo porterà nel Centro America. Questo distacco sarà la causa di un cambiamento positivo nella coppia.

Recensione del film Il sapore del riso al tè verde

Pellicola molto versatile del grande regista giapponese, che qui mette in scena i disagi della società borghese. Ozu mostra come gli amori, col passare del tempo, diventino monotoni per molte coppie e come i coniugi tra loro possano divenire distanti nelle idee e nei comportamenti e nella visione di coppia. Il tutto è messo in scena in maniera veramente ottima, utilizzando gli spazi aperti e chiusi in maniera eccellente. I due sceneggiatori, lo stesso Yasujirō Ozu e Kōgo Noda, realizzano un lavoro veramente notevole. La coppia scrive dei dialoghi intensi e profondi, che mostrano i sentimenti e l’animo dei personaggi che a loro volta sono ottimamente scritti e caratterizzati.

Ottime le varie interpretazioni attoriali, una menzione d’onore alla coppia protagonista che porta sullo schermo il classico prototipo di “coppia in crisi” che sarà spunto di altre pellicole future, come ad esempio Scena di un matrimonio di Ingmar Bergman, che qui vede una delle sue migliori rappresentazioni. Un plauso anche a Keiko Tsushima, che interpreta una ragazza ribelle che cerca di scappare da un matrimonio combinato, simbolo non solo di un vento di cambiamento che percorre gli anni 50′ del XX secolo, ma anche di una società moderna in cui risiedono però vecchie crepe di un passato ormai superato.

Sopraffine, come al solito, la fotografia di Yûharu Atsuta che con un bianco e nero ombroso e cupo aumenta la drammaticità della storia mostrata. Insomma un ottimo lavoro del regista giapponese, che qui firma non un capolavoro ma sicuramente una grande pellicola per contenuto e forma consigliata a chi vuole riscoprire alcune perle del cinema orientale.

Note positive

  • Regia
  • Scrittura e caratterizzazione dei personaggi
  • Fotografia

Note negative

  • In alcuni momenti la narrazione risulta un po’ lenta

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