Indiana Jones e il Quadrante del Destino (2023): una riproposizione senz’anima

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Trailer di Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Arriva il 28 giugno 2023 nelle sale italiane “Indiana Jones e il Quadrante del Destino“, quinto capitolo della saga del famoso archeologo. A 15 anni di distanza dal “Regno del Teschio di Cristallo” (ultimo capitolo diretto da Spielberg) sarà riuscito il pur esperto James Mangold a tenere alta l’eredità di questo personaggio? Il film ha avuto una presentazione in grande stile al Festival di Cannes e in Italia esordirà al Festival di Taormina.

Trama d’Indiana Jones e il Quadrante del Destino

1969 e Indiana Jones è pronto per andare in pensione. Avendo insegnato per più di dieci anni all’Hunter College di New York, lo stimato professore di archeologia si sta preparando ad andare in pensione nel modesto appartamento in cui, in questo periodo, vive da solo. Le cose cambiano dopo una visita a sorpresa da parte della figlioccia che non vedeva da anni, Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge), che è alla ricerca di un raro manufatto che suo padre aveva affidato a Indy anni prima: il famigerato Quadrante di Archimede, un marchingegno che si presume abbia il potere di individuare fenditure nel tempo.

Phoebe Waller-Bridge in Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Phoebe Waller-Bridge in Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Scopri anche: Indiana Jones e il Quadrante del Destino(2023) – La conferenza stampa al Taormina Film Festival.

Recensione d’Indiana Jones e il Quadrante del Destino

Dovrebbe restare in un museo“: questa una delle frasi iconiche del personaggio di Harrison Ford nel corso della sua storica saga. L’archeologo era solito così rivolgersi a malintenzionati o trafugatori di tesori che intendevano arricchirsi tramite artefatti antichi. Difficile, guardando Indiana Jones 5, non associare questa frase a quando compiuto da parte di Disney nei confronti della storica saga.

Scrivendo una recensione bisognerebbe essere il più imparziali e oggettivi possibile ma è senza dubbio sconfortante assistere a una tale povertà estetica e di contenuti che viene in maniera ridicola proposta al grande pubblico come “cinema di massa”: un’inutile esposizione di cliché e tentativo di ricordare le emozioni che associamo al personaggio e alla saga.

Un tempo il cinema di massa era quello di Spielberg, della storica trilogia di Indiana Jones che era un trattato sul cinema avventuroso, un distillato di spettacolo incredibilmente “tattile” (sembrava di essere davvero presenti in quei luoghi) e vibrante di personaggi costruiti a tutto tondo. Tante, forse, le colpe della riproposizione tardiva del quarto capitolo (fra cui l’aver virato a tematiche più arcaiche e religiose verso una svolta sci-fi a lungo contestata) ma quel “Regno del teschio di Cristallo” poteva essere tante cose, forse persino un film non riuscito al 100%, ma restava un film di Spielberg e un film di Indiana Jones.

Fotogramma di Indiana Jones e il Quadrante del Destino
Fotogramma di Indiana Jones e il Quadrante del Destino

“Il Quadrante del Destino” al contrario è semplicemente dimenticabile, ci passa davanti come fosse niente, l’epica svenduta al discount del blockbuster moderno, infarcito di una CGI traslucida che rende gli ambienti tediosi e monotoni, registicamente mediocre (la tanto vituperata scena nella giungla di Indiana Jones 4 vale cento volte qualsiasi scena di questo film) e infarcito di retorica spicciola sull’ “eroe che invecchia” (tematica già affrontata, e meglio, nel quarto).

Di sicuro apprezzabile la prova recitativa di Phoebe Waller Bridge, purtroppo le viene assegnato un personaggio uguale a mille altri e anche sullo sventurato James Mangold poco da dire: la sua abilità dietro la macchina da presa è stata evidente in passato ma non è Spielberg e qui sembra davvero sottomesso a una macchina più grande di lui. La stessa Disney che da anni rimastica e svende film Marvel e remake sempre più poveri di idee e uguali a loro stessi.

Si è parlato relativamente poco del film nello specifico perché c’è molto poco da dire, il film scorre nell’anonimato, risulta davvero difficile pensare di star guardando un Indiana Jones e di momenti memorabili non se ne vedono nemmeno col binocolo, Harrison Ford fa quel che può ma al centro di un tale disastro è davvero difficile avere qualcosa da dire.

In conclusione

Indiana Jones 5 avrebbe potuto avere tante colpe ma ha scelto di commettere la peggiore: essere totalmente anonimo, senza spirito, senza voglia, fiacco, inutile. Questo resta fra le macerie di una saga ormai conclusa: una trilogia storica ed eterna, un quarto film sbilenco e problematico (ma pur sempre onesto) e poi quello che avrebbe la pretesa di essere definito “il quinto Indiana Jones” che sa più di appropriazione indebita che altro.

Note positive

  • Interpretazione di Phoebe Waller Bridge

Note negative

  • Un film di Indiana Jones che non sa di Indiana Jones
  • Presenza di numerosi cliché
  • Un film anonimo
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