La Lunga Corsa – Una commedia stralunata (2022). Il Forrest Gump italiano

Condividi su
Locandina del film La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

Titolo originale: La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

Anno: 2022

Nazione: Italia, Ucraina

Genere: commedia, drammatico

Casa di produzione: Pilgrim, Bartleby Film, Fresh Production Group UA, Rai Cinema

Distribuzione italiana: Tucker Film

Durata: 88 min

Regia: Andrea Magnani

Sceneggiatura: Andrea Magnani

Fotografia: Yaroslav Pilunskiy

Montaggio: Luigi Mearelli

Musiche: Fabrizio Mancinelli

Attori: Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Nina Naboka, Barbora Bobulova, Maksim Kostyunin, Orest Syrvatka, Aylin Prandi, Stefano Cassetti, Gianluca Gobbi

Trailer de La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Andrea Magnani, cineasta, sceneggiatore e produttore, ha lavorato su vari progetti audiovisivi per Sky, Rai e Mediaset, prima di debuttare come regista nel 2017 con il suo film “Easy – un viaggio facile facile“, distribuito dalla Tucker. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Locarno Film Festival e ha ricevuto due nomination ai David Di Donatello. Nel 2022, ha realizzato la sua seconda opera intitolata “La lunga corsa – Una commedia stralunata” (2022), che è stata presentata in anteprima mondiale in concorso al Torino Film Festival (2022) e successivamente ha partecipato, sempre in concorso, al Tallinn Black Nights Film Festival, per poi essere proiettata al Trieste Film Festival nel 2023, fuori concorso. Il film è una coproduzione tra Italia e Ucraina, prodotta da Pilgrim Film, Bartlebyfilm, Fresh Production Group con Rai Cinema, e vanta nel cast principale attori come Adriano Tardiolo (noto per “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher), Giovanni Calcagno (che ha recitato in “Il traditore” di Marco Bellocchio) e Barbora Bobulova (protagonista di “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti). L’opera è distribuita da Tucker Film a partire dal 24 agosto 2023 nelle sale cinematografiche italiane.

Trama de La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

In un carcere italiano nasce Giacinto, figlio di due carcerati. Il bambino trascorre la sua infanzia in un mondo fatto di sbarre e detenuti; questo universo chiuso diventa per il piccolo l’unica finestra sul mondo e sulla realtà. In questo ambiente atipico viene cresciuto dal burbero Jack, l’aiuto capo della polizia penitenziaria, che assumerà per Giacinto il ruolo di padre, dato che il suo vero padre l’ha abbandonato il giorno in cui è evaso dal carcere. Anche i rapporti con sua madre non sono dei migliori, anzi… Proprio per questo motivo, per colmare l’assenza della donna che gli ha dato la vita, si avvicina a Rocky, una detenuta condannata a trascorrere la sua esistenza in carcere. Terminata però la fase della prima infanzia, il bambino, per volere dello Stato, viene separato da quel luogo di sbarre, poliziotti e carcerati, e condotto in una sorta di casa famiglia gestita da un prete, un luogo in cui le cose, per lui, si complicheranno ulteriormente. Giacinto, non riuscendo a trovare il suo posto nel mondo vero, desidera solo una cosa: tornare in carcere da Jack, da Rocky e dalla madre.

Fotogramma de La Lunga Corsa – Una commedia stralunata
Fotogramma de La Lunga Corsa – Una commedia stralunata

Recensione de La lunga corsa  – Una commedia stralunata (2022)

Una commedia gentile, ironica e sofisticata che riesce a catturare l’attenzione e il cuore dello spettatore fin dalle primissime scene. La stessa pellicola, nel suo titolo, si autodefinisce come “commedia stralunata” ed è per certi versi tale, soprattutto grazie al suo personaggio innocente e puro, che sembra uscire da un mondo fiabesco d’altri tempi, ricalcando le orme di due icone del cinema comico-drammatico come Pee-wee Herman di Paul Reubens e Forest Gump di Tom Hanks. Questi due personaggi hanno molto in comune con Giacinto, interpretato da Adriano Tardiolo, sia a livello di look sia a livello di atteggiamento e di sguardo sul mondo. Il loro sguardo è atipico e infantile, ma che ha molto da insegnarci a noi uomini comuni.

Per gran parte del film, Giacinto è bloccato, vive dentro una gabbia interiore non riuscendo a trovare un reale punto di contatto e di armonia al di fuori del suo nucleo familiare. La prigione all’interno della pellicola non è altro che un elemento narrativo simbolico che va a esplicitare in maniera chiara la difficoltà di Giacinto nell’uscire dal suo guscio per divenire un uomo. Da bambino prima e poi da adolescente Giacinto cerca in tutti i modi di rientrare in contatto con quel mondo, che per lui rappresenta la sua unica famiglia, grazie alla bontà di una guardia penitenziaria che lo ha visto nascere e che lo ha sempre trattato come un figlio. Il rapporto tra Jack e Giacinto ricalca, in tutto e per tutto, le orme di un rapporto genitoriale immesso dentro un lungometraggio definibile come un teen dramma a tinte autoriali. Un rapporto destinato a cambiare drasticamente e che vede uno sviluppo accattivante, grazie all’ottima scrittura di alcune scene che portano avanti i due protagonisti. All’inizio del film, assistiamo alla nascita del legame tra Jack, un uomo apparentemente burbero ma sagace, e il giovane Giacinto, che impara i valori della vita da quest’uomo anziché da sua madre o suo padre. Per gran parte del tempo, Jack appare come un individuo forte e sicuro di sé, ma improvvisamente il loro rapporto subisce un cambiamento radicale e sarà proprio Giacinto a dover insegnare e mostrare come vivere a suo vecchio padre, che, proprio come lui, è intrappolato nella sua vita a causa di una paura innata del cambiamento. ‘La lunga corsa – Una commedia stralunata’ tratta il tema del cambiamento e della difficoltà delle persone di staccarsi dalle proprie radici, dai propri luoghi e dalle proprie certezze per perseguire i propri sogni. Nel mondo, molte persone preferiscono le loro certezze ai loro sogni per paura di perdersi o affrontare difficoltà. Tutti noi siamo un po’ come Jack e Giacinto.

Andrea Magnani – Regista

L’ispirazione per la storia di Giacinto mi è venuta pensando alla mia infanzia e al luogo in cui sono cresciuto, una città che sentivo m o lto piccola e sempre immobile. Le persone nascevano, vivevano la loro vita e morivano nello stesso posto: mai, o di rado, si avventuravano al di fuori di quel mondo. Sembravano accontentarsi della sicurezza del loro habitat, mentre per me passavano l’esistenza in una gabbia: questo spesso accade perché abbiamo paura di crescere, di vivere davvero e di fare delle scelte. Ho trasformato questa storia in una sorta di favola, dove il carcere all’inizio è il luogo idealizza to degli affetti, visto attraverso gli occhi di un bambino. Ho scritto un trattamento già una ventina di anni fa e ci sono tornato solo dopo l’uscita del mio primo lungometraggio, Easy – Un viaggio facile facile . Mi era mancato il coraggio di riprendere in mano una storia così vicina a me eppure così lontana nel tempo, ma infine il processo di scrittura si è rivelato molto spontaneo, così come la scelta del cast principale.

Il nostro protagonista è un personaggio atipico nel cinema italiano. Un giovane uomo estraneo all’attualità del mondo, sia per i costumi che per i modi di comportarsi. Proprio questa sua natura conduce la narrazione all’interno dei contorni di una commedia leggera, piena di eccentricità (che si riflettono anche in Giacinto stesso), che si muove tra momenti di comicità e note di malinconia poetica. Partendo dal look visivo scelto per il protagonista, il fulcro dell’intero racconto audiovisivo, possiede un’atmosfera alquanto surreale, quasi onirica. Le location scelte e il modo di allestire tali luoghi da parte degli sceneggiatori trasformano ogni contesto geografico in un mondo fiabesco, irrealistico e lontano da un’etichettatura temporale. La pellicola di Andrea Magnani sembra vivere al di fuori del tempo, entro un periodo quasi indeterminato, come accade in tutte le fiabe letterarie e non. Giacinto è l’anima del film, tutto ruota attorno a lui e al suo modo di pensare e di essere. Questo incessante focalizzarsi sul protagonista porta il regista e lo sceneggiatore a commettere un errore: dimenticare il contesto, dimenticare i personaggi che ruotano intorno al protagonista stesso. A eccezione di Jack, tutti gli altri personaggi appaiono come macchiette sbiadite, a partire dai genitori di Giacinto che vengono descritti solo nella loro follia e nel loro egoismo. Anche Rocky, che dovrebbe essere un personaggio di estrema importanza per la storia, appare stereotipata e mal raccontata. Lo stesso carcere viene tralasciato, non vediamo mai i detenuti, non instauriamo mai un vero rapporto con loro, tanto che il carcere sembra un luogo asettico, privo di vita propria, esistendo solo in funzione di Giacinto. Anche l’inizio e la conclusione del film sembrano essere messi lì un po’ a caso, e certamente su alcune scelte narrative si poteva osare di più a livello di approfondimento.

Adriano Tardiolo in La Lunga Corsa – Una commedia stralunata.
Adriano Tardiolo in La Lunga Corsa – Una commedia stralunata.

In conclusione

La pellicola, nella sua brevità, funziona bene a livello di ritmo, scenografia, fotografia e regia, ma ha il problema di dipendere troppo dal suo personaggio, un personaggio originale per il cinema italiano ma che richiama alla mente Forrest Gump in maniera fin troppo marcata. Tuttavia, risulta interessante la tematica centrale del film: il bisogno e la ricerca di libertà. ‘La lunga corsa – Una commedia stralunata’ è un viaggio che parte da una condizione di autoisolamento per poi aprirsi in modo intelligente verso il mondo, attraverso l’elemento della corsa.

Note positive:

  • Interpretazione degli attori di alto livello che danno vita ai personaggi in modo coinvolgente e credibile.
  • La tecnica cinematografica, dalla regia alla fotografia, è di alta qualità, contribuendo a creare un’esperienza visiva coinvolgente e suggestiva.
  • La tematica centrale del film è affascinante e ben affrontata, trattando il bisogno e la ricerca di libertà in modo profondo ed efficace.

Note negative:

  • I personaggi secondari risultano troppo bidimensionali e trascurati, mancando di sviluppo e profondità che li renderebbe più interessanti e rilevanti per la trama.
  • La rappresentazione della prigione, un elemento importante della storia, avrebbe potuto essere narrata in modo più approfondito per far emergere le sue implicazioni nella vita del protagonista e la sua evoluzione.
  • L’eccessiva somiglianza tra il personaggio principale e Forrest Gump rischia di ridurre l’originalità del protagonista, richiamando troppe analogie con un personaggio già noto.
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.