Last Words (2020): finchè c’è cinema c’è speranza? la favola distopica di J. Nossiter

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Last Words

Last Words

Titolo originale: Last Words

Anno: 2020

Nazione: Italia, Francia

Genere: drammatico, fantascienza

Casa di produzione: Stemal Entertainment, Rai Cinema, Paprika Films, Les Films D’Ici e Les Films Du Rat

Distribuzione italiana: Cineteca di Bologna

Durata: 125 minuti

Regia: Jonathan Nossiter

Sceneggiatura: Jonathan Nossiter, Santiago Amigorena

Fotografia: Clarissa Cappellani

Montaggio: Davide La Porta, Jonathan Nossiter

Musiche: Tom Smail

Attori: Nick Nolte, Kalipha Touray, Charlotte Rampling, Alba Rohrwacher, Stellan Skarsgard, Silvia Calderoni, Maryam D’abo, Vincenzo Del Prete, Kane Moussa, Abdoulay Trourè, Jun Ichikawa, Osemwenoghogho ‘Victory’ Wilfred

Trailer di Last Words

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Presentato alla 73ª edizione del Festival di Cannes 2020, Last Words si ispira all’opera letteraria firmata da Santiago Amigorena e intitolata “Mes Derniers Mots“. A dirigerla il regista oltreoceano di origine ebraica, Jonathan Nossiter. Nel cast, volti originali e intrisi di umanità, conferiscono all’opera di Jonathan Nossiter, saggezza e sagacia, partendo dall’emergente prova attoriale di kalipha Touray, passando per la recitazione talentuosa di Nick Nolte, Charlotte Rampling e Stellan Skargard. Il regista statunitense si è fatto notare con il Premio per miglior film dalla giuria del Sundance Film Festival con il lungometraggio “Sunday“(1997); commedia tetra ma sentimentale, che vede al centro della trama, la storia di un impiegato dell’IBM disoccupato. Last Words si pone molteplici quesiti, in primis: cosa ne sarà del futuro?

Kalipha nel deserto - Last Words (2020)
Kalipha nel deserto – Last Words (2020)

Trama di Last Words

Siamo nel 2084 circa e due giovani ragazzi di origine africana, vivono scappando continuamente. Partono da Parigi percorrendo molta strada alla ricerca di un posto dove sentirsi al sicuro. Un non luogo, colorato da vecchie pellicole cinematografiche e dei poster della Cineteca di Bologna, si configura ben presto a potenziale spazio resiliente. Un luogo adatto a nascondersi e dove soprattutto permettere alla sorella del giovane, di vivere una gravidanza probabilmente non desiderata, in pace.

Le aspettative dei giovani sono sfortunatamente disattese da uno spiacevole evento. Il ragazzo diviene ben presto il solo temerario, dolce mattatore in pasto a un penoso futuro distopico. Un avvenire in cui non c’è più spazio per la speranza, dal momento che il mondo appare finito, spianato e boicottato dall’incuria umana. Nulla ha più senso e il protagonista senza nome, teme di essere l’ultimo superstite della terra.

Il mondo è desolato, privato di materie prime e di qualsiasi altra fonte di energia rinnovabile, ogni elemento nel globo terrestre ha fallito, anche la digitalizzazione dell’energia elettrica. Per il protagonista senza nome, giunge il momento di avvertire una ‘chiamata’ di porsi in cammino alla ricerca della Cineteca bolognese. Lo strano braccialetto, ricavato da una serie di fotogrammi, che la sorella ha reciso per farne un accessorio decorativo del suo polso, diviene un elemento simbolico mistico e curioso che spinge il ragazzo oltre i confini delle sue conoscenze. La storia di “Last Words” però è molto di più e tenta di fissare dei “semi” sul presente per possibili “piante future”.

Fotogramma Last Words (2020)

Recensione di Last Words

Last Word” è un’opera filmica notevole sotto molti punti prospettici, cominciando dai piani sequenza e i primissimi piani affidati alla diva britannica Charlotte Rampling che interpreta i panni eccentrici di Batlk, una donna stravagante, anticonformista e stravagante nel suo modo di intrattenere relazioni con possibili altri sopravvissuti. A colorare di diverse sfaccettature la sceneggiatura e la desolazione della quale Nossiter si fa promulgatore, sono poi gli sguardi audaci di Nick Nolte nei panni di “Shakespeare” e quelli più allarmati di Stellan Skarsagard che recita il volto del dottor Zyberski.

Il piano temporale lineare delle vicende permette allo spettatore di seguire con attenzione e una maggiore immersione non solo visiva ma principalmente emotiva, la storia dell’ultimo superstite sulla faccia della terra. Gli stati emotivi dei personaggi sembrano ‘straripare’ ogni qual volta la macchina da presa di Nossiter spinge le parti verso l’ignoto, lasciandosi alle spalle la stessa cineteca di Bologna per terre sconosciute, aride e desertiche.

Last Words (2020)
Last Words (2020)

Atene

Il viaggio per Atene si rivela paradigmatico, è capitale per antonomasia di ciò che potrebbe restare della cultura dell’uomo. Proprio ad Atene Nossiter conferisce forse il più arduo dei compiti: quello di ripartire dalla società, dalla piazza, dalle mura antiche per ricostruire una società di uomini liberi, alla cui base c’è l’agricoltura e l’interesse per la conoscenza, “η γνώση”.

Partendo proprio dalla ricostruzione della scatola magica, il cinema, Nossiter omaggia la settima arte citando opere del passato care al pubblico. Il protagonista si fa regista di un film nel film, diviene uomo, probabilmente un padre mancato, un documentarista dell’inevitabile lenta fine degli abitanti dell’acropoli.
La fine affidata allo sguardo del senza nome e alle risate, testimonianza diretta di un passato che non può più tornare, sono un messaggio che il regista lascia aperto a libere interpretazioni.

I personaggi di Last Words
I personaggi di Last Words

La gioia di fare cinema è come la gioia di vivere

Ci sarà un “dopo di noi”? spetta a noi deciderlo. Non esiste futuro senza presente e non esiste presente senza il passato, la storia del cinema è testimonianza diretta di quello che siamo stati, che siamo e che potremo essere.
Last Word è inesorabilmente influenzato dal contesto storico, sociale e culturale nel quale stiamo vivendo. E’ aperto e concertato a chiarire quelle che sono e potrebbero essere le tragiche ripercussioni di una società che non ha voluto vedere le effettive conseguenze del cambiamento climatico e della rivoluzione industriale digitale, informatica ed elettrica.

Il cinema può salvare il mondo?

Questa è la domanda che Nossiter pone a chi vedrà la sua storia, una storia fondamentalmente d’amore, quasi una fiaba distopica che omaggia il potere della letteratura e la capacità che ha di ridonare all’uomo dignità, anche nelle situazioni più barbariche. Il cinema non è morto ma l’atto sociale di stare insieme nel buio guardando verso l’alto, sta sparendo e somiglia all’esperienza che oggi in pochi fanno nell’andare all’opera lirica.

Last Words non ha occhi cinici e disillusi, ci ricorda che il cinema è prima di tutto fede, un deus ex machina di speranza. Può sviluppare sollievo, alla stregua di uno psichiatra, di un prete, questo di fronte a un mondo che sta inesorabilmente franando. Dove stiamo andando rispetto all’implacabile fine del globo? Perché non facciamo scelte che concedano speranza e tenerezza? Il cinema può porgere ancora conforto riportando la sensazione di se e dell’altro, può regalare emozioni che elargiscano onore individuale e soprattutto senso politico.

Conclusione

C’è bisogno di ritornare all’importanza della macchina da presa, alla cultura della macchinazione stessa. Riconsegnare alla macchina da presa questo potere non solo simbolico ma concreto, significa restituire all’uomo la capacità di saper pensare, creare, sperimentare con le proprie mani e gli strumenti a disposizione.

Note positive

  • Regia
  • Sceneggiatura
  • Attori
  • Fotografia
  • Montaggio

Note negative

  • /
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