Metronom (2022): la forza incendiaria del nuovo cinema romeno – Trieste Film Festival

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Metronom

Anno: 2022

Paese: Romania

Genere: Drammatico

Produzione: Strada Film, Midralgar

Distribuzione: I Wonder Pictures

Durata: 102 min

Regia: Alexandru Belc

Sceneggiatura: Alexandru Belc

Fotografia: Tudor Vladimir Panduru

Montaggio: Patricia Chelaru

Musiche: Razvan Ionescu

Attori: Mara BugarinSerban LazaroviciVlad IvanovMihai CalinAndreea Bibiri

Trailer ufficiale di Metronom (2022)

Presentato alla 34esima edizione del Trieste Film Festival, già Miglior Regia della sezione “Un Certain regard” a Cannes 2022, Metronom di Alexandru Belc racconta la maturazione giovanile nell’Europa orientale durante l’era sovietica e segna il debutto del regista nel lungometraggio di finzione.

Trama ufficiale di Metronom

Romania, autunno dell’anno 1972. Ana, un’adolescente di 17 anni, scopre che il suo ragazzo lascerà definitivamente il paese tra pochi giorni. I due amanti decidono di trascorrere i loro ultimi giorni insieme.

Metronom (2022) recensione Trieste Film Festival
Metronom (2022)

Recensione di Metronom

Il Trieste film festival è tornato e come ogni anno ci porta il meglio del cinema più recente dell’Europa centro orientale e dei Balcani occidentali. Tra i film più attesi di questa edizione e vincitore della miglior regia alla sezione Un Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes, troviamo Metronom del regista romeno Alexandru Belc. Un’opera interessante già a partire dal titolo, che si riferisce all’omonimo programma di Radio Free Europe censurato dal regime romeno nel 1969. Grazie anche al suo leggendario speaker, Cornel Chiriac, lo spettacolo ha raggiunto lo status di culto influenzando un’intera generazione di giovani che all’epoca rimase nelle proprie case ad ascoltare la trasmissione. Ovviamente il regime lo temeva, le sue trasmissioni non riguardavano mai solo la musica. Concetti come libertà, oppressione, e politica erano troppo rischiosi per il regime comunista di Ceaușescu e per la sua polizia segreta, la Securitate. E questa storia vera, così profondamente legata al passato della Romania è l’innesco della trama di Metronom. Per chi non è familiare con la Nuova onda del cinema romeno, il film è pervaso di quell’energia rivoluzionaria alla I Love Radio Rock di Richard Curtis, quel sentimento collettivo di scoperta affiancato al rock degli anni 60, quando la musica era un moto di ideali che scuoteva interi paesi e generazioni.

Fotogramma di Metronom (2022)
Fotogramma di Metronom (2022)

Abbracciando gli stilemi del coming of age, la storia è ambientata nei primi anni 70 a Bucarest ed è incentrata sull’adolescente Ana e la sua imminente separazione dal fidanzato Sorin, che sta per trasferirsi in Germania con la sua famiglia. Quando una sera decide, contro il permesso della madre, di unirsi alla festa in casa della più ribelle Roxana, sperando che ci sia anche il fidanzato, tutto precipita. Durante la festa, i ragazzi decidono di scrivere una lettera al conduttore dello spettacolo, Cornel Chiriac, includendo un elenco di artisti che vorrebbero ascoltare nel programma. All’improvviso, durante la festa e con l’utilizzo di lunghi piani sequenza a musica diretta, viene annunciata dal conduttore la morte di Jim Morrison con la messa in onda di “Light my fire”. Un momento di pura forza cinematografica con i ragazzi che ballano in memoria della morte del chimerico frontman. Una scena fondamentale che riesce a racchiudere le tematiche del film attraverso la sovversiva canzone dei Doors. La stessa che si sottrasse alla censura e fece da manifesto alla rivoluzione sessuale. Una forza che riflette i nostri protagonisti, corpi e volti incendiati da una presa di coscienza e una voglia di libertà senza mediazioni o compromessi.

The Doors – Light My Fire (1967)

Tuttavia, tutto precipita quando i servizi segreti della Securitate mandano all’aria la festa, arrestando tutti i ragazzi con l’accusa di complotto contro lo Stato. Il film gioca con la struttura e presenta un tono volutamente più cupo per adattarsi al passato politico della Romania, ingannando lo spettatore su ciò che accade nella sua seconda metà, presentando caratteristiche da thriller investigativo. Questa audacia e flessibilità nel giocare con il genere è sorprendente, in quanto crea una sensazione di disorientamento e sfrutta appieno i 102 minuti del film, portando in scena il vero dramma dell’oppressione politica di quel tempo. Il regista trasporta quella nostalgia, quel velo di non compiuto, parlando a tutti gli effetti della sua generazione. La stessa che è cresciuta con la caduta di Ceausescu, nutrita delle speranze di una vita migliore in una Romania post-comunista, che non si è mai realmente concretizzata.

In conclusione

Come accennato a inizio articolo, Metronom continua a cavalcare quell’onda di realismo che ha caratterizzato la New wave del cinema romeno (Noul Val Românesc) di metà anni 2000, un realismo che attinge a piene mani dall’estetica documentaristica attraverso sequenze lunghe e momenti ordinari. Le anime che vivono in questo cinema soffrono ancora la burocrazia e la corruzione di un regime totalitario. Con una sensibilità per la particolarità della vita quotidiana, il film intreccia elementi che hanno definito il passato di un popolo con la finzione narrativa di una storia d’amore giovanile. Così Metronom non è solo la radio clandestina europea che manda i Led Zeppelin e i Doors, ma un’intera generazione di giovani che, come la protagonista Ana, sono tormentati, disillusi e con il cuore spezzato. Il titolo inoltre, ricorda casualmente anche il metronomo, lo strumento usato dai musicisti per scandire il tempo. Un’analogia appropriata per la forza di questa onda cinematografica, caratterizzata da un’avvincente unità di tempo e una cupezza di tono che lascia nello spettatore un desiderio di speranza e malinconia.

Note positive

  • Colonna sonora
  • L’unione di realismo estetico e tematiche documentaristiche
  • Regia e struttura narrativa

Note negative

  • Il cambio tonale a metà tempo può risultare straniante
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