Pauline alla spiaggia (1983): la giostra estiva di Éric Rohmer

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Pauline alla spiaggia

Pauline alla spiaggia

Titolo originale: Pauline à la plage

Anno: 1983

Nazione: Francia

Genere: Commedia, sentimentale

Casa di produzione: Les Films du Losange, Les Films Ariane

Distribuzione: CIDIF (1984) – CREAZIONI HOME VIDEO

Durata: 94 minuti.

Regia: Éric Rohmer

Sceneggiatura: Éric Rohmer

Fotografia: Néstor Almendros

Montaggio: Cécile Decugis, Christopher Tate

Musiche: Jean-Louis Valéro

Attori: Amanda Langlet, Arielle Dombasle, Pascal Greggory, Féodor Atikine, Simon de La Brosse, Rosette, Michel Ferry, Marie Boulteloup

Trailer del film Pauline alla spiaggia

Da qualche anno a questa parte la penisola italiana soffre di estati soffocanti. Da nord a sud, proprio nelle ultime settimane, uscire di casa si fa sempre più difficile e lasciare il soggiorno già munito di Netflix e Amazon Prime diventa una vera e propria sfida. Causa caldo? No, Il problema sono i cineombrelloniun agglomerato di placement, bikini e comicità scadente. Prodotti pensati per macinare soldi, lontani da quelle emozioni che film come il Sorpasso (1962) o Caro diario (1994) erano soliti regalarci in questi mesi. È con tale obbiettivo che questa recensione è stata scritta: riscoprire i film del passato che più degli altri hanno infiammato le nostre estati, Il tutto alla portata di un click.

Trama di Pauline alla spiaggia

Negli ultimi giorni d’estate di un fresco 1983, Pauline e Marion lasciano la capitale francese per rilassarsi sulle spiagge della Normandia. Le due cugine, una adolescente e l’altra trentenne, nonostante gli anni che le separano sono alla ricerca della stessa cosa: imparare ad amare. I rapporti e le relazioni che le ragazze si trovano a vivere allora si incastrano una dentro l’altra, oscillando tra amore, bugie e passione senza mai dimenticare l’eleganza del cinema francese.

Recensione di Pauline alla spiaggia

La cinematografia di Éric Rohmer ha sempre trovato il suo punto di forza nella semplicità di espressione. La sua opera, se pur facendo leva sul dialogo come componente fondamentale, si è presto rivelata in grado di esprimersi anche solo per immagini. Le luci, i volti, i gesti; tutto è cosi immediato e diretto da riuscire a raccontare con il minimo indispensabile. “I miracoli quotidiani” è questo il nome che la piattaforma MUBI ha dedicato alla rassegna sul regista, e non c’è nome più azzeccato quando la complessità dell’amore è espressa con tale sincerità, anche di fronte alle sue contraddizioni. Quel quotidiano, in Pauline alla spiaggia, prende l’aspetto di un valzer in cui i sentimenti dei protagonisti si incontrano su un fondale impressionista. Un po’ alla Sorolla, un po’ alla Monet.

Pauline alla spiaggia - Éric Rohmer
Pauline alla spiaggia – Éric Rohmer
Mediodia en la playa de Valencia - Joaquin Sorolla
Mediodia en la playa de Valencia – Joaquin Sorolla

Così le poche location al chiuso presenti nel film si intervallano tra una scena e l’altra per dare spazio alla vera protagonista: la spiaggia. Il luogo in cui le nuove conoscenze sbocciano per antonomasia, al cospetto delle onde, tra corpi in costume finalmente messi a nudo. I primi incontri in Pauline alla spiaggia di fatti sono quelli che i protagonisti fanno con sé stessi, ancora acerbi nel gioco dei sentimenti. Complete per metà, le stesse Pauline e Marion si scoprono due facce della stessa medaglia, due parti imperfette a cui l’acqua del mare può dare nuova vita. 

Da una parte c’è Marion, la più grande, simbolo di passionalità: immagine d’irrazionalità e innamoramento. Incapace di creare un legame duraturo (reduce da un matrimonio fallito), ella è alla costante ricerca di quella fiamma scambiata erroneamente per “vero amore”. Nonostante l’eta la ragazza si rivela la più infantile tra le due, più interessata all’idea romantica d’amore che al sentimento vero e proprio. La danza delle parti, con i suoi picchi e le sue sofferenze, per Marion è imprescindibile, tanto da rendere il dolore un ingrediente necessario.

– Perché vuoi farlo soffrire se lo ami?

– Perché in amore bisogna dividere tutto, sia i piaceri che le sofferenze.

Marion a Pauline

Dall’altro lato Pauline, per via della sua giovane età si rivela l’opposto: affetto senza ardore. L’adolescenza non conosce seduzione, per lei amare è trasparenza: un affetto duraturo e innocente al pari dell’amicizia. I giochi degli adulti ai suoi occhi sono incomprensibili, tanto da spingerla a una sorta di tirocinio amoroso che rende il film un’educazione sentimentale. La ragazza osserva, carpisce, cerca di dare e imparare da quest’opera in cui ognuno crede di possedere la verità. Pauline alla spiaggia è questa medaglia: due ragazze vergini ai sentimenti che scelgono il momento dell’anno in cui è più facile imparare ad amare: l’estate.

L’amore secondo Rohmer: Figure e Colori

Alla decima pellicola all’attivo, Rohmer mette in scena un film di formazione transgenerazionale in cui non si è mai troppo giovani per imparare e mai troppo vecchi per sbagliare. Con i suoi pochi personaggi Pauline alla spiaggia traccia un racconto in cui tutti sono coinvolti, senza però creare confusione. Così come Pauline, voyeur dell’estate rohmeriana, lo spettatore si sbroglia nei rapporti anche grazie a quell’elemento che il regista, da buon francese, ha sempre padroneggiato con maestria: i costumi. L’abbigliamento e i suoi colori, nei film di Rohmer non sono mai una casualità, tutt’altro. Quasi come un pittore, il regista veste i suoi modelli dando a quelle tonalità una chiave di lettura. 

Qui trop parole il se mesfait”

Chi troppo parla fraintende” recita il proverbio all’inizio del film. Allora come ci suggerisce Rohmer, facciamo silenzio e lasciamo parlare le immagini.

Dettaglio della Primavera – Botticelli

In una delle interpretazioni più famose del dipinto sovrastante, Mercurio (l’uomo in rosso alla sinistra) attende che dall’albero cali la mela d’oro da offrire alla dama prescelta. Il dipinto in questione ovviamente è la nota Primavera di Botticelli, allegoria di rinascita, amore e prosperità. Così come nel film di Rohmer, i personaggi presi in analisi dal pittore italiano sono delle donne: le Grazie. Tre giovani vergini con più di qualche analogia con le cugine francesi.

Pauline e Marion in Pauline alla spiaggiaPauline e Marion in Pauline alla spiaggia - Éric Rohmer - Éric Rohmer
Pauline e Marion in Pauline alla spiaggia – Éric Rohmer

Cosi come le Grazie danzano nel dipinto, Pauline e Marion non sono da meno: ugualmente immerse nella natura in una sorta di primavera della vita, le due parigine attendono in dono la mela d’oro facendosi strada tra i sentimenti. Ricoperte degli stessi abiti bianchi, lasciano intravedere sia carne che anima, sperando che il rosso Mercurio le possa notare.

Henri in Pauline alla spiaggia - Éric Rohmer
Henri in Pauline alla spiaggia – Éric Rohmer

I colori dunque parlano. Comunicano dall’attore allo spettatore al pari dei sentimenti. Il bianco la fa da padrone mentre il rosso e il blu viaggiano sui corpi, indicando passione e sentimento. Le bocche possono tacere, ma anche in una singola inquadratura, i colori di Rohmer no.  

Pauline alla spiaggia – Éric Rohmer

In conclusione

Pauline alla spiaggia si mostra dunque con tutto il fascino della Nouvelle Vague, traspirando seduzione, amore e innocenza in una cornice colorata e affascinante.

Note Positive

  • Regia e fotografia inconfondibile.
  • Costumi e attenzione al dettaglio.
  • Amanda Langlet (Pauline) nel suo film d’esordio.
  • Toni leggeri e dal fascino estivo.

Note Negative

  • Situazioni a tratti ridondanti.
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