Rental Family – Nelle vite degli altri (2025). La famiglia è qualcosa che ci creiamo – Festa del Cinema di Roma 2025

Recensione, trama e cast di Rental Family - Nelle vite degli altri (2025), con un Brendan Fraser protagonista di una commovente performance

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Rental Family (2025) - Immagine ricevuta a uso editoriale dalla Festa del cinema di Roma 2025
Rental Family (2025) – Immagine ricevuta a uso editoriale dalla Festa del cinema di Roma 2025

Trailer di “Rental Family – Nelle vite degli altri”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Brendan Fraser è il protagonista di questa storia commovente ma al tempo stessa divertente, fatta di buoni sentimenti e imprevisti. Un’altra grande prova attoriale dopo The Whale e Killers of the Flower Moon. Nel cast troviamo anche Takehiro Hira (Gran Turismo, Captain America: Brave New World) e Mari Yamamoto (Kate). La regia è affidata a Hikari, regista di 37 seconds, film presentato al Festival di Berlino nel 2019 e vincitore del premio del pubblico. Anche qui, Hikari insiste sulle relazioni famigliari e le buone emozioni. La regista ha anche lavorato alla sceneggiatura del film insieme a Stephen Blahut.

Il film è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival a settembre 2025, per poi approdare in altri prestigiosi festival. In Italia è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

Trama di “Rental Family – Nelle vite degli altri”

Phillip è un attore americano in cerca della svolta professionale in Giappone. Nella terra del Sol Levante ottiene un lavoro che gli permette di avere una stabilità economica presso una azienda di “famiglie a noleggio”, nella quale finge di essere altre persone. Quello che si prospetta un semplice lavoro finisce per essere un impiego altamente emozionante per Phillip, in particolar modo quando accetta di essere il finto padre di una bambina di nome Mia. Lei non ha mai conosciuto il suo vero padre e Phillip deve convincerla della cosa, ma il rapporto affettuoso stretto con la bambina si rivela essere una problematica per Phillip e la azienda per cui lavora.

Recensione di “Rental Family – Nelle vite degli altri”

Rental Family è un film che ci porta a scoprire una realtà per molti poco nota. L’attività di affittare figuranti per risolvere questioni problematiche non esiste in molti paesi, cosa che avviene invece in Giappone. La stessa regista, Hikari, afferma che esistono circa trecento compagnie che offrono questo servizio in tutto il paese, rendendo la pratica assolutamente comune.

Il film ci introduce il personaggio di Phillip Vandarpleog alle prese con problemi personali di carriera, volendo elevarsi per ruoli migliori anziché ridicoli spot pubblicitari o piccole parti nei film. Vuole sentirsi valorizzato per l’impegno che mette nel suo lavoro e trovare ruoli più adatti alla sua persona. Questa sembra anche la storia di Brendan Fraser che, dopo The Whale, è riuscito a dimostrare di saper recitare oltre che a essere una bella presenza del passato.

La storia di destreggia tra diverse vie, facendo scoprire allo spettatore vari personaggi che riempiono le scene: una bambina senza padre, un hikikimori videogiocatore, un attore in declino agli ultimi giorni di esistenza. Phillip dovrà occuparsi di far vivere la vita a queste persone rendendo il tutto reale. Così come fa nei film dove recita, Phillip deve essere convincente e portare a termine il lavoro. La situazione è complicata quando la piccola Mia, una inconsapevole cliente del servizio, si affeziona a lui e viceversa. Phillip non è in grado di decidere su due piedi quale comportamento adottare, ovvero se deludere la bambina dicendo la verità o per rigore della professione mantenere il segreto. Questo contesto permette di riflettere sul significato della famiglia e quale sia il valore da attribuire. La famiglia è una concezione statica fatta esclusivamente di legami di sangue o sono i rapporti che creiamo e che riusciamo a mantenere stabili con persone che ci vogliono bene? La regista è su questo aspetto che si vuole soffermare, infatti vediamo come Phillip si affezioni molto a Mia, nonostante non ci sia alcun legame di sangue, ma la tratta proprio come se fosse sua figlia. Inoltre, Phillip afferma nel corso del film che non ha mai avuto un bel rapporto con il padre, entrando in forte empatia con la bambina che condivide la stessa esperienza. È altrettanto commovente il sostegno che Phillip dà a Kikuo Hasegawa, un anziano attore ormai in declino, per il quale fa finta di essere un giornalista interessato alla sua vita. Anche se la sua esistenza è ormai agli sgoccioli, essendo anziano e malato, Phillip si affeziona all’uomo, offrendogli l’ultima avventura della sua vita. Una avventura fatta di nuove sensazioni, ma soprattutto vecchi ricordi che sono indelebili anche per Kikuo. Quello di un figurante famigliare è un lavoro che può sembrare un inganno, invece è per i personaggi del film un modo per “far capire all’altra persona che esiste”, parafrasando il personaggio di Aiko, una collega di Phillip.

Il film pone anche la questione morale sulla natura di queste aziende, le quali sono abbastanza popolari in Giappone. Offrono degli aiuti per i propri clienti, ma fingere per non rivelare la verità dei fatti è veramente un aiuto? La piccola Mia, infatti, sembra non capire l’atteggiamento degli adulti, poiché secondo lei “sono tutti bugiardi”. Queste sono bugie a fin di bene, secondo Phillip e secondo il proprietario dell’azienda. È più facile mentire che dire la verità. Su questa affermazione si può parlare del tirannico proprietario della compagnia, Shinji, il quale sembra non interessarsi dei clienti o dei suoi dipendenti, bensì solo del denaro e del benessere sociale.

La regista è abile a impostare la storia con un crescendo: si passa da semplici conoscenze a legami indissolubili. Un percorso fatto da Phillip che lo metterà al centro di ripensamenti continui. Le decisioni che prende su Mia sono emblematiche, perché è vero che segue questo impiego per il suo bene, aiutandola a entrare in una scuola prestigiosa, ma d’altra parte le sta anche mentendo, fingendosi una persona che non è.

Rental Family è un film tra il dolce e l’amaro, che fa sorridere per i legami speciali che si creano, ma al tempo stesso per lo spezzarsi di essi. È quasi una metafora della vita dove i momenti felici rimangono impressi nella mente, ma l’uomo sa che niente è eterno e che prima o poi tutto scorre. L’importante però è sapere con chi passare questi momenti e creare dei legami talmente forti da trovare quella persona che ti assiste nel bene e nel male. Persone, o meglio famigliari, su cui poter contare.

In conclusione

Rental Family è un film dolceamaro che ci introduce a una pratica poco conosciuta in molti paesi. Il lavoro di Phillip ci porta a riflettere sul significato di famiglia e suoi legami che si creano nel corso della nostra vita. Un casti di buon livello traghettato da un ottimo Brendan Fraser che si dimostra abile in determinati ruoli.

Note positive

  • Storia in continuo crescendo
  • Cast
  • Regia
  • Emozioni ben spalmate lungo tutto il film

Note negative

  • Alcuni personaggi poco presenti
Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozione
SUMMARY
3.9
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Tommaso Lesti
Tommaso Lesti

Laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale. Appassionato della settima arte e di serie TV, non disdegno qualsiasi genere esistente. Quindi, se avete raccomandazioni, fatevi pure avanti.