Ride or Die (2021): Il thriller Netflix di Ryūichi Hiroki

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Ride or Die locandina Netflix

Ride or Die

Titolo originale: 彼女 (Kanojo)

Anno: 2021

Paese: Giappone

Genere: DrammaticoThriller

Produzione: Haruo Umekawa

Distribuzione: Netflix

Durata: 142 min

Regia: Ryuichi Hiroki

Sceneggiatura: Nami Kikkawa

Fotografia: Tadashi Kuwabara

Montaggio: Minoru Nomoto

Musiche: Koki Moriyama

Attori: Kiko Mizuhara, Honami Satô, Yoko Maki, Anne Suzuki, Tetsushi Tanaka, Shinya Niiro, Shunsuke Tanaka, Setsuko Karasuma, Sara Minami, Yui Uemura

Trailer ufficiale di Ride or Die

Il mondo del fumetto negli ultimi anni sta subendo gli effetti di una vera e propria rivoluzione e di conseguenza anche il settore cinematografico. Netflix questa volta ha deciso di puntare sull”adattamento cinematografico del manga yuri intitolato Gunjo di Ching Nakamura. L’opera cult diventa un film dal titolo Ride or Die diretto da Ryuichi Hiroki, considerato uno dei più intelligenti studiosi della caratterizzazione drammaturgica nel cinema moderno giapponese.

Trama di Ride or Die

Rei (Kiko Mizuhara) passeggia per un nightclub di Tokyo immerso in un arcobaleno al neon, si parcheggia al bar a pochi posti da un uomo, ordina due shot di tequila doppi e gliene manda uno. Non ci mette molto a finire nel suo appartamento, dove la sua vita cambierà per sempre. Nata e cresciuta in una famiglia benestante, la ragazza ha vissuto un esistenza senza aver bisogno di nulla; un giorno però, viene chiamata dalla sua cotta del liceo Nanae (Honami Sato), Rei lascia tutto per andare a trovarla e le due si riuniscono per la prima volta in un decennio. La felicità di Rei però, è di breve durata quando scopre che la donna è vittima di violenza domestica. Quando Nanae le spiega che si sente in trappola e teme per la sua vita, Rei le dice che il marito merita di morire. Nanae le chiede quindi di ucciderlo per amore, dando inizio a una fuga on the road senza meta.

Ride or Die Netflix
Un estratto del manga Gunjo di Ching Nakamura da cui è tratto il film

Recensione di Ride or Die

Gli stati d’animo di Ride or Die si alternano placidi tra paesaggi urbani e lunghe strade assolate e a prima vista, ha una classica premessa da thriller poliziesco che ci conduce poi a una storia d’amore troppo oscura per essere considerata così romantica. A ogni modo, non è un film facile da guardare, classificare o recensire. Nanae è una casalinga giapponese che ha passato la maggior parte della sua vita tra violenza e povertà, al contrario Rei ha sempre vissuto nell’agio, ma con la paura di rivelare la sua omosessualità alla propria famiglia. C’è un accento posto nella disparità socio economica delle due che diventa una chiara manifestazione delle dinamiche di potere nelle relazioni dettate dal denaro. Le due si incontrano dopo dieci anni, ma le premesse sono tutt’altro che rosee. Nanae vittima di violenza chiede un omicidio all’amica diventando carnefice per sua volontà, svelando un atteggiamento manipolatorio che prevarrà più volte durante il film, ma senza svelarsi mai del tutto.

Siamo già in un territorio difficile qui, con le dinamiche della relazione poco chiare e non solo a livello morale, ma proprio sulla natura essenziale del rapporto stesso. Stiamo vedendo un’amicizia o una relazione? Nanae è spinta dall’amore o dall’egoismo? il duo non è mai particolarmente chiaro e la sceneggiatura non risponde mai a queste domande in modo definitivo. Il film consente alle sue tre linee temporali non lineari di svolgersi pigramente, con un erotismo che svolge il ruolo di ricompensa. Le aspettative erano alte, con le scene di apertura tra nudità e sangue che si trasformano rapidamente in un flipper di generi, timeline e toni come in una ruota panoramica che purtroppo rallenta a metà giro. Non c’è violenza per il resto del film, e le conseguenze per le azioni delle protagoniste vengono trattate con superficialità: Nanae e Rei stanno fuggendo dalle autorità dopo un omicidio che entrambe hanno pianificato, ma trattano l’intera cosa come una vacanza, senza sforzarsi di coprire le proprie tracce. C’è una sorta di fascino nel completo rifiuto di seguire qualsiasi tipo di percorso narrativo familiare al pubblico, peccato però che dalle premesse il film si confronta da subito con un classico del genere (Thelma & Louise di Ridley Scott) non reggendo minimamente il peso emotivo.

Ride or Die recensione
Ride Or Die ©Netflix 2021

Allo stesso tempo però, ciò che rende Ride or Die così affascinante e imprevedibile è proprio il ritratto di due donne completamente perse così facilmente riconoscibili nei loro tentativi di aggrapparsi l’una all’altra. Il primato a ruota libera del processo decisionale dei personaggi è una scelta artistica che non sempre funziona, ma senza di essa il film sarebbe una storia decisamente minore. È più facile apprezzare Ride or Die per il modo in cui è stato eseguito, con una fotografia ben curata che non teme i lunghi piano sequenza. La sceneggiatura però è condita con estenuanti flashback, sottotrame che non vanno da nessuna parte e una ricca esplorazione del personaggio che non sembra ancora abbastanza maturo. A volte suggerisce un dramma avvincente, altre è superficiale, fragile e indulgente, in modo eclatante quando Rei e Nanae contemplano apertamente di uccidersi a vicenda o di suicidarsi, e non sappiamo se sono serie o scherzano morbosamente. L’interpretazione di Mizuhara è estremamente carismatica sullo schermo ed è un peccato che il film abbia smorzato il dark humor e il senso di apatia che ha reso celebre l’opera originale; le due donne sono progettate per essere molto più che empatiche, i  bordi ruvidi sono stati  ammorbiditi e la tossicità della loro relazione diluita. Anche l’uso cospicuo di brani pop nella colonna sonora non ha aiutato il tono generale. Ride or Die vanta performance forti e una splendida cinematografia, ma a fine visione siamo lasciati con la consapevolezza di aver visto un film non all’altezza del suo potenziale. 

Note Positive

  • Le performance forti di Kiko Mizuhara e Honami Sato
  • Cinematografia curata nei dettagli

Note Negative

  • Irregolarità di tono e sceneggiatura
  • Trama e sottotrame trattate con superficialità
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