State a casa (2021): il lockdown ci ha peggiorati?

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I contenuti dell'articolo:

State a casa

Anno: 2021

Paese: Italia

Genere: Commedia Nera

Produzione: Palomar, Vision Distribution

Distribuzione: Vision Distribution

Durata: 110 min

Regia: Roan Johnson

Sceneggiatura: Roan Johnson

Fotografia: Gianluca Palma

Montaggio: Paolo Landolfi

Musiche: Lorenzo Tomio

Attori: Dario Aita, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Martina Sammarco, Fabio Traversa, Natalia Lungu, Leonardo Maddalena, Tommaso Ragno

State a casa è una black comedy italiana, disponibile dal 1 luglio 2021 al cinema, per saperne di più sul film scoprire l’intervista al cast.

Trama

Durante il lockdown, un gruppo di 30enni si ritrova confinato nell’appartamento che condividono per amicizia e per necessità economica. Nicola è disoccupato, Benedetta e il suo fidanzato Paolo si scontrano continuamente e Sabra, di origini africane, deve nascondersi ogni volta che arriva il portiere perché affitta abusivamente uno stanzino. Mancano i soldi per il mensile al proprietario, un uomo viscido che ha già fatto intendere a Benedetta di poter pagare in servizi sessuali. Dunque lei e Nicola decidono di filmare il suo ricatto sessuale per poi rifiutare di corrispondergli l’affitto. Questa situazione però getterà un’ombra ancora più oscura del virus sull’appartamento, portando il gruppo a vivere continuamente sotto tensione e al limite.

Recensione

State a casa, scritto e diretto da Roan Johnson, è uno di quei film che prova disperatamente a essere “young”, ma risulta distante da tutto ciò che smuove il panorama giovanile odierno. Abbiamo quattro protagonisti che vivono dominati dalla paura generazionale, esacerbata dall’avvento improvviso della pandemia. Il denaro diventa la motivazione principale del declino nella casa e molte caratterizzazioni vogliono farsi manifesto di un audacia e coraggio, che in realtà fanno eco alla più recente sfida al politically correct. Ma davvero non sono le parole, ma le intenzioni che contano? Abbiamo una commedia che si tinge di nero man mano che avanza il film, un serpente simbolo dell’arte del sopravvivere e l’ambizione di voler essere un “vaccino psicologico” al Covid-19. Nonostante la trama stratificata su due livelli però, le tematiche del film risultano chiare a tal punto che sul finale ci si arriva pronti e “vaccinati”. Una progressione che mira a mostrarci l’estremo del degrado morale, ma risulta quasi ingenuamente un favoreggiamento dello status quo. Così abbiamo l’ennesima rappresentazione di una gioventù dedita allo stordimento, ai soldi facili, ai like sui social e agli scambi effimeri.

State a casa (2021)

In modo problematico con il personaggio di Benedetta interpretato da Giordana Faggiano. Un personaggio femminile ipersessualizzato, subdolo e che viene “messo a posto” varie volte nel film dalle controparti maschili. Sarà proprio una scena di stupro con conseguente omicidio a dare il via al deliro collettivo in casa. Anche qui ci ritroviamo con il solito male gaze eteronormativo, che va a rafforzare l’idea che il sesso non è altro che uno strumento di potere attraverso cui l’uomo può opprimere la donna-oggetto, il cui scopo è soddisfare il piacere e le fantasie maschili anche attraverso pratiche che le fanno male o la disgustano. Niente di nuovo quindi quando il modello di femminilità prevalentemente offerto al pubblico oggi è quello ipersessualizzato. Nuoce alle donne in modi che ancora non possiamo raccontare perché così radicato, da credere di poter scegliere liberamente dal nostro sesso e del nostro piacere. Anche il personaggio di Sabra (Martina Sammarco), l’unica di origini africane, è problematico. Di nuovo in un modo così ingenuo, che risulta distante da tutte le lotte sociali intraprese durante la pandemia. Non basta un cast diversificato se poi lo caratterizzi a luoghi comuni. Di colpo l’unico personaggio non bianco vive abusivamente in casa, è arrivata sui barconi, non ha famiglia ed è la più distaccata del gruppo.

State a casa (2021)

L’estetizzazione della violenza, compie il suo atto quando va a ribaltare lo status attuale delle cose a favore delle categorie marginalizzate. Nel cinema di Tarantino troviamo molti esempi riusciti in film come Django Unchained e Kill BIl. Nel momento in cui le dinamiche rappresentate vanno a rafforzare lo status quo non è estetizzazione, ma solo sterile violenza. Il finale incornicia tutti questi errori e illumina di vuotezza il lungometraggio. Le ancore sono i piani sequenza ben diretti, la fotografia di Paolo Landolfi e le prove attoriali, in particolare quella di Giordana Faggiano, che arricchisce il suo personaggio con sfumature irrimediabilmente necessarie. In conclusione abbiamo un film che osa con la fotografia ma rimane senile con le tematiche. Se questo in Italia è definito attuale, siamo veramente indietro.

Note positive

  • La fotografia di Paolo Landolfi
  • Le interpretazioni attoriali, in particolare quella di Giordana Faggiano

Note negative

  • Caratterizzazione dei personaggi
  • Sceneggiatura debole
  • Tematiche affrontate superficialmente
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