The End (2024). Una fine del mondo canora

Recensione, trama e cast di The End (2024), il primo lungometraggio di finzione di Joshua Oppenheimer

Condividi su

Trailer di “The End”

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

The End è il primo lungometraggio di finzione realizzato da Joshua Oppenheimer dopo essersi dedicato al genere del documentario. Tra i precedenti lavori più popolari vanno ricordati L’atto di uccidere e The Look of Silence, soprattutto il primo film che ha indagato le uccisioni di massa avvenute in Indonesia tra il 1965 e il 1966. Il film è valso ad Oppenheimer alcuni riconoscimenti, tra cui il BAFTA per il Miglior documentario.

The End è stato presentato in anteprima il 31 agosto 2024 al Telluride Film Festival, passando poi per il Toronto International Film Festival. In Italia viene distribuito nelle sale grazie a I Wonder Pictures dal 3 luglio 2025.

Oltre alla regia, Joshua Oppenheimer si occupa anche della sceneggiatura insieme a Rasmus Heisterberg. Il cast contiene nomi di qualità tra cui Tilda Swinton (…e ora parliamo di Kevin, La stanza accanto), Michal Shannon (Bullet Train, The Iceman), George MacKay (1917) e Moses Ingram (Macbeth).

Trama di “The End”

Una famiglia sopravvive alla fine del mondo rifugiandosi in un bunker e evitando qualsiasi contatto con l’esterno. La loro normalità viene messa in discussione quando una donna si intrufola nella loro zona sicura e devono decidere come comportarsi con lei.

Recensione di “The End”

Dopo aver lavorato in stile documentaristico, Joshua Oppenheimer cambia genere lanciandosi in una storia di finzione. Non solo, sceglie di raccontare una storia da fine del mondo, con i protagonisti relegati in un bunker, i quali evitano qualsiasi contatto con l’esterno. Raccontare una trama del genere è un’impresa ardua, in effetti The End non riesce al meglio nel suo intento. Innanzitutto perché Oppenheimer inserisce degli espedienti musicali all’interno di un film drammatico riguardante la fine del mondo. L’idea è originale, ma ottiene l’effetto di annoiare lo spettatore e distrarlo da possibili dialoghi allettanti. Piuttosto che focalizzare l’attenzione sulle scene canore, The End avrebbe maggiormente funzionato se avesse sviluppato di più le strade che aveva creato. Pensiamo al dolore della madre e la perdita delle persone più care, oppure al rapporto tra il padre e il figlio che scrivono una storia tutta loro. Molti argomenti vengono lanciati senza però essere finalizzati. A livello tecnico le scene musicali sono amene e donano emozioni, soprattutto per il cambio di tono. Il direttore della fotografia Mikhail Krichman ci introduce spesso a queste scene con un colore caldo, armonioso, poiché iniziano all’interno della casa che gli abitanti hanno reso accogliente e confortevole. Quando ci si sposta in una zona esterna della casa la fotografia diventa scura, spenta, come a simboleggiare un momento di dolore per colui o colei che racconta la storia. Da questo punto di vista The End ha una sua peculiarità, ma non è abbastanza per poter apprezzare in toto lo sforzo del regista.

Il cast è di alto livello, con attori meno in vista ma che si impegnano al massimo con performance lodevoli. Tilda Swinton è una madre apprensiva che vuole tenere tutto sotto controllo. Ogni minimo cambiamento risulta difficile da elaborare per lei. Michael Shannon è un padre austero, il quale prova sempre a seguire il figlio e farlo crescere a sua immagine. Il figlio, George MacKay, desidera vivere la propria vita e distaccarsi da quelle che sono le convinzioni opprimenti dei genitori. L’arrivo della ragazza, Moses Ingram, spacca completamente la famiglia. È un elemento esterno che disturba la routine dei membri famigliari. In questo senso, riscontriamo una similitudine con quell’estraneo che Pier Paolo Pasolini ci aveva presentato in Teorema, il quale si insinua silenziosamente nei meccanismi. Pian piano, come per Terence Stamp in Teorema, la ragazza di The End riesce a essere accettata, facendo sovvertire l’idea che i personaggi hanno di lei. Non si tratta solamente di essere diffidenti del diverso, dell’estraneo, ma si intuisce come i componenti della famiglia hanno scetticismo nei suoi confronti perché temono che le loro abitudini possano cambiare con l’inserimento di un fattore diverso.

The End per queste ragioni ci dà dei buoni spunti, ma sono purtroppo sviluppati male. La durata del film, inoltre, non aiuta a mantenere l’attenzione che meriterebbe la storia. Un racconto più breve con più focus sulle scene di pathos avrebbe reso il film più coinvolgente. Invece, come detto, c’è una dispersione causata dalle scene musicali che stonano in larga parte. Non è ben chiaro il motivo di questo espediente e come queste performance musicali (seppur buone) possano aiutare nello sviluppo della storia.

The End risulta un film con una buona idea, una buona impostazione, ma nel suo complesso non riesce a essere coinvolgente per lo spettatore che non empatizza mai con i personaggi.

In conclusione

The End è un film coraggioso per lo stile che lo contraddistingue, ma non riesce a essere attraente per lo spettatore che rischia di perdere il filo del discorso. Cast di livello con delle buone performance.

Note positive

  • Cast
  • Fotografia

Note negative

  • Sceneggiatura
  • Inserimenti musicali a volte fuori luogo
  • Dispersione del focus

L’occhio del cineasta è un progetto libero e indipendente: nessuno ci impone cosa scrivere o come farlo, ma sono i singoli recensori a scegliere cosa e come trattarlo. Crediamo in una critica cinematografica sincera, appassionata e approfondita, lontana da logiche commerciali. Se apprezzi il nostro modo di raccontare il Cinema, aiutaci a far crescere questo spazio: con una piccola donazione mensile od occasionale, in questo modo puoi entrare a far parte della nostra comunità di sostenitori e contribuire concretamente alla qualità dei contenuti che trovi sul sito e sui nostri canali. Sostienici e diventa anche tu parte de L’occhio del cineasta!

Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Interpretazioni
Emozione
SUMMARY
2.7
Condividi su
Tommaso Lesti
Tommaso Lesti

Laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale. Appassionato della settima arte e di serie TV, non disdegno qualsiasi genere esistente. Quindi, se avete raccomandazioni, fatevi pure avanti.