Ziggy Stardust and The Spiders from Mars: il film (1979) – Un “suicidio” Rock n Roll

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Trailer e Clip di Ziggy Stardust and The Spiders from Mars

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

David Bowie “torna” in sala per celebrare i 50 anni dalla “morte” di Ziggy Stardust con un evento cinematografico promosso da Nexo Digital: restaurato in 4k con audio 5.1, l’ultimo concerto del Duca Bianco sarà visibile in sala il 3-4-5 luglio.

Trama di Ziggy Stardust and The Spiders from Mars

Ziggy Stardust and the Spiders from Mars: il film mostra il celebre concerto tenutosi all’Hammersmith Odeon di Londra nel 1973 quando David Bowie pone fine, all’insaputa di tutti, membri della band compresi, che quello non solo sarebbe stato lo show finale della tournée, ma anche l’ultimo come gruppo. A 50 anni da quella notte, i fan di tutto il mondo hanno l’occasione di vivere uno dei momenti più iconici della storia della musica.

Recensione de Ziggy Stardust and The Spiders from Mars: il film

Sono passati cinquanta anni dalla fatidica notte del 1973 all’Hammersmith Odeon di Londra quando David Bowie “uccide” il suo più celebre alter ego, Ziggy Stardust.

Nei centotre minuti di Ziggy Stardust and The Spiders from Mars, il regista D.A. Pennebaker sbalza gli spettatori in ogni direzione: vicino e lontano; sul palco e nel camerino mentre David cambia costume; al buio e illuminati dai pochi fari puntati verso la platea. Quello che all’inizio è ben identificabile come un concerto, più passano i minuti e più le canzoni si uniscono come in un flusso, un fiume in piena che travolge il palco, i fan e il teatro intero, di cui l’unico in grado di cambiarne il corso è David stesso.

L’atmosfera che si percepisce è coinvolgente e a volte addirittura estraniante, tanto da rinviare alla fine del concerto le più semplici delle domande: chi è Ziggy Stardust? perché David Bowie ha sentito la necessità di “ucciderlo”?

Scena di Ziggy Stardust and the Spider from Mars
Scena di Ziggy Stardust and the Spider from Mars

Chi è Ziggy?

Nato appena un anno prima nel 1972, la vita di Ziggy è pronta a concludersi quella stessa notte. Una creatura algida proveniente dalle stelle che ha il compito di “salvare il mondo allargando i confini del proibito e disintegrando ogni certezza” come dichiarò Bowie in un’intervista; frase che non suona certamente fuori luogo detta dal cantante e che racchiude gli elementi fondamentali della sua persona e musica.

Bowie ha sempre sfidato il proibito: sono stati tanti i giornalisti e intervistatori che si sono prodigati nell’immenso e invidioso sforzo di definire entro confini rigidi, e sicuramente non scandalosi, la sua sessualità, domande che però non l’hanno mai scomposto o colto senza una risposta pronta, segno di chi sapeva perfettamente cosa stava dicendo, consapevole della provocazione che la sua sola presenza suscitava. Ed è così che nel tempo è riuscito ad abbattere ogni certezza perché cambiamento dopo cambiamento, costume dopo costume e decisioni prese sul momento nessuno sapeva più cosa aspettarsi.

Ground Control: ci sei solo tu Ziggy?

Ziggy però non è l’unico personaggio che ha preso vita dalla fantasiosa mente del cantante: il suo vero nome non è David Bowie, ma David Robert Jones, cambiato a metà anni Sessanta su consiglio dell’allora manager Kenneth Pete; pseudonimo tagliente perché bowie è il nome di un coltello americano usato da cacciatori ed esploratori, che si accorda perfettamente alla sua personalità ammaliante, a quello sguardo penetrante dell’iride sinistra perfettamente immobile, come se vedesse oltre la realtà e il tempo, e quello mobile dell’iride destra, in grado di spostarsi avanti e indietro nel presente e nel passato. Già qui è evidente come prima ancora di essere Bowie David Jones nascondeva dentro di sé qualcun altro. La carriera teatrale, se così vogliamo chiamarla, raggiunge il suo primo apice con Ziggy Stardust, ma quello più famoso che ha riscosso maggior successo tra i fan e l’opinione pubblica, è stato Duca Bianco; nato intorno al 1976 vede un David dalla carnagione chiara, figura longilinea ed esile che si staglia nell’aria, vestito da “duca” con abiti prettamente borghesi, ma che cela un certo fascino per l’occulto. Il bianco non è solo fuori, ma anche dentro: la polvere di stelle bianca che scorre a fiumi nelle sue vene.

David Robert Jones, Ziggy Satrdust, Duca Bianco sono solo alcuni dei personaggi che hanno preso parte allo show del cantante glam per eccellenza, nati dalla mente del cantante che forse per paura o forse per necessità ha spesso cercato modi per evadere, per essere altro o per restare il più sano di mente possibile. Lo stesso David spiegherà che, ad un certo punto, non capiva se fosse lui a creare i personaggi o il contrario o se erano la stessa cosa.

Scena di Ziggy Stardust and The Spiders from Mars
Scena di Ziggy Stardust and The Spiders from Mars

Perchè “uccidere” Ziggy?

Il finale di Ziggy Satrdust and The Spiders from Mars è una scena iconica che ha segnato un importante punto di svolta nella carriera musicale di David Bowie. Nel paragrafo precedente abbiamo conosciuto alcuni dei personaggi più famosi e l’elemento che governa questo meccanismo è il cambiamento.

Più che una caratteristica scelta, si tratta di un meccanismo di autodifesa che David ha imparato fin da quando era bambino: cambiare gli permette di scappare, fuggire da ciò che non sente più suo, che non lo rappresenta; ha modellato tutti quei personaggi per non doversi esporre completamente al pubblico, come a voler difendere un’interiorità fragile e preziosa alla quale solamente lui aveva accesso. Nonostante ciò, il cantante ha ammesso che dietro alcuni di loro c’era il vero David. Insomma, probabilmente il motivo per il quale David ha messo fine al personaggio di Ziggy è per necessità di spostarsi, andare via per cominciare qualcosa di nuovo, ricominciando quell’eterna ricerca di sé stesso.

Il concerto

Ziggy Stardust and The Spiders from Mars colpisce per la natura grezza: girato in presa diretta, regolando lo zoom a mano secondo necessità, Pennebaker sapeva cosa mostrare agli spettatori, quali sarebbero stati i momenti più importanti e con inquadrature appositamente provocatorie, forse pensate per alimentare e prendersi gioco del dibattito sulla sessualità di David.

La naturalezza del film si vedono anche dal montaggio: lineare e semplice, si limita a un susseguirsi di sequenze che rispettano i tempi delle canzoni e sembra quasi avere uno schema fisso: palco mentre David canta e interagisce con il chitarrista Mick Ronson; pubblico; intermezzo del camerino per il cambio costume; ritorno sul palco e lunghi momenti strumentali con protagonista Mick. Sono queste parti più dilatate che tendono ad appesantire il ritmo del film, molto sostenuto non solo dalle canzoni, ma anche dal modo in cui David tiene il palco; aggiungere un altro momento di backstage, dalla durata di qualche minuto in più rispetto ai precedenti, avrebbe reso la visione più accattivante, coinvolgente e leggera.

In conclusione

Note positive

  • La performance di David
  • Le riprese puntuali e azzeccate

Note negative

  • Inserire almeno un’ altra parte di backstage
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