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Ada
Titolo originale: Unclenching the fists
Anno: 2021
Nazione: Russia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Non-Stop Production AR Content
Distribuzione: Movies Inspired
Durata: 97 minuti
Regia: Kira Kovalenko
Sceneggiatura: Kira Kovalenko, Anton Yarush
Fotografia: Pavel Fomintsev
Montaggio: Mukharam Kabulova, Vincent Deyveaux
Attori: Milana Aguzarova, Alik Karaev, Soslan Khugaev, Khetag Bibilov, Arsen Khetagurov, Milana Pagieva
ADA è il secondo lungometraggio della regista russa, Kira Kovalenko. Vincitore del premio Un Certain Regard al Festival di Cannes 2021, l’opera trova l’ispirazione iniziale per la storia nel romanzo di William Faulkner, “Non si fruga nella polvere”. Il film è disponibile dal 17 luglio 2022 al cinema.
Trama di Ada
In una piccola città mineraria di Mizur, sulle montagne dell’Ossezia settentrionale è il luogo dove Zaur tiene la sua famiglia segregata, perchè l’uomo non riesce ad andare oltre quella linea sottile che separa la preoccupazione paterna dall’eccessiva protezione. Il figlio maggiore, Akim, è già scappato nella città di Rostov, per trovare lavoro. Il figlio più giovane, Dakko, come ogni ragazzo della sua età, non ha ancora ben chiaro cosa vuole dalla vita, mentre Ada, unica figlia femmina, ha ben chiaro ciò che vuole, scappare di casa e riprendere in mano la sua libertà. Nonostante la sua età, il padre continua a trattarla come una ragazzina indifesa, ma, sottrarsi da questo senso di protezione opprimente per affrontare una vita da donna adulta, risulta più difficile di quanto si aspettasse. Cosa spinge il padre ad avere questo atteggiamento di protezione così morbosamente opprimente nei confronti della figlia?
Recensione di Ada
“Un altro film deprimente, è un posto così triste”. Questo è il commento che Kira Kovalenko, regista russa, si è sentita dire quando ha deciso di ambientare il suo secondo lungometraggio a Mizur. Un’osservazione non del tutto sbagliata. Kovalenko ci mostra una terra desolata teatro di un attentato terroristico che ha reso prigioniera, per la maggior parte della sua vita, la giovane Ada. In seguito a questo evento drammatico, la ragazza vive in una gabbia di oppressione e privazioni, nonostante la sua età, circa vent’anni, è ancora molto innocente nei gesti e nel modo di vivere, perennemente in guardia e impaurita dal soffocante universo maschile che la circonda.

Da una parte viene molestata psicologicamente da un padre che va oltre il normale senso di protezione di un genitore, dall’altra è vittima del fratello minore che ha evidenti interessi nei suoi confronti, e ancora, un’insistente spasimante che la corteggia in maniera ossessiva. Ada cerca di urlare ma senza riuscire a tirare fuori la voce. Akim, il fratello maggiore, è l’unica ancora di salvataggio. Ritornato al paese, spinge la sorella a ribellarsi e iniziare a vivere una vita indipendente.

I temi del film sono molto interessanti, ma il ritmo nello svelare la storia personale è lento. L’influenza del neorealismo italiano, in particolare al lavoro di De Sica, è molto evidente nel film, così come è evidente l’influenza del cinema di Bellocchio, tanto che il titolo internazionale Unclenching the Fists, è un omaggio a I pugni in tasca del 1965. La situazione, rispetto al capolavoro di Bellocchio, è completamente opposta, come dichiara la regista russa durante un’intervista: “Amo molto Bellocchio e amo quel film. Il suo film parla di una stretta, di pressione, mentre io volevo creare qualcosa che rimandasse a un’immagine di distensione. Di apertura da un lato e di cessazione di una lotta, dall’altro.”

In conclusione
Un film forte ma ha la pecca di risultare simile a Tesnota di Kantemir Balagov. La sua Ada ricorda troppo la Ilana di Balagov, non permettendo allo spettatore di calarsi del tutto nella drammaticità psicologica del personaggio.
Note positive
- Temi del film
- Influenza al neorealismo italiano e al cinema di Bellocchio
Note negative
- Ritmo della storia lento
- Ada ricorda troppo il personaggio di Ilana di Balagov