Dichiarazioni del regista e cast su Oppenheimer (2023)

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Scritto e diretto da C. Nolan, Oppenheimer è un film thriller storico girato in IMAX® che catapulta il pubblico nell’adrenalinico paradosso dell’enigmatico uomo che per salvare il mondo è costretto a metterlo a rischio. La pellicola, storica, tratta da una storia vera, arriva al cinema il 23 agosto 2023.

Christopher Nolan – Regista

Nella preparazione al Test Trinity, Oppenheimer e la sua squadra hanno dovuto accettare che ci fosse una minima possibilità che alla pressione sul bottone per attivare la prima bomba, si sarebbe potuto dare fuoco all’atmosfera terrestre e distruggere l’intero pianeta. Non c’era alcuna certezza matematica o teorica che potesse annullare completamente quella possibilità, per quanto minima. E nonostante questo elemento, hanno comunque deciso di premere quel tasto. Si tratta di un momento straordinario nella storia dell’umanità. Ho voluto portare gli spettatori in quella stanza per assistere alla conversazione e provare le emozioni una volta che il bottone è stato premuto. È un momento incredibile, se ci pensate. Il rischio è incalcolabile. Il rapporto fra scienza, teoria, intelletto —ciò che possiamo immaginare – contro la difficoltà pratica di trasformare idee astratte nel mondo reale, fare i conti con la loro esistenza e le loro conseguenze. La storia di Oppenheimer è una delle più incredibili e potenti che abbia mai letto È piena di paradossi e dilemmi etici, ed è la tipologia di materiale che da sempre mi appassiona. Mentre il film prova ad accompagnare lo spettatore nella comprensione delle scelte prese dalle persone, vuole stimolare l’interrogativo sull’opportunità di quelle decisioni. Il film, come strumento narrativo, ha la capacità di portare il pubblico in un’esperienza soggettiva e renderlo giudice dei percorsi dei personaggi, pur mantenendo un elemento di oggettività fondamentale. In diversi passaggi, abbiamo provato a sprofondare nella psiche di Oppenheimer e assistere al suo viaggio emotivo. Questa è la vera sfida del film: raccontare la storia di una persona coinvolta in pieno in una potenziale e straordinaria sequenza di eventi distruttivi, ma fatta per le giuste motivazioni e raccontata dal suo personale punto di vista.

Cillian Murphy nel ruolo di Oppenheimer è stato il punto di partenza di tutto il film. Ma ero ben certo che Cillian avrebbe avuto bisogno di un gruppo straordinario di attori attorno, professionisti che potessero metterlo alla prova e spingerlo oltre i propri limiti. In un film con così tante sfaccettature, tutto deve essere credibile e chiaro. Per questo la profondità del gruppo allestito dal responsabile del casting John Papsidera è un elemento fondamentale della pellicola. È determinante per il pubblico comprendere le responsabilità e i pesi di ogni azione raccontata nel film. Questi attori hanno vissuto il set giorno per giorno con una precisa consapevolezza del ruolo del proprio personaggio nella storia, del loro contributo al Progeto Manhattan, della loro posizione in un certo appuntamento, esperimento o discussione in un qualsiasi giorno. La mia fortuna è di essermi trovato ogni giorno della lavorazione circondato da attori che ne sapevano anche più di me su cosa stesse succedendo al loro personaggio, ed è quello a cui veramente aspiri quando sei un regista. Sono stato molto fortunato ad aver potuto lavorare con alcuni degli attori più bravi della mia generazione all’inizio della loro carriera, e questo vale sicuramente per Cillian. La prima volta che ci siamo trovati su un set, molte cose erano una novità per entrambi, ma quello che appariva chiaro agli occhi di tutti era il suo straordinario talento. Abbiamo trovato una connessione personale, professionale e creativa. Per questo, tento sempre di tornare a lavorare con Cillian. È stato meraviglioso poter alzare il telefono e dire: ‘Questa è la volta giusta, sarai tu il protagonista, tu a dover interpretare un personaggio che avrà bisogno di ogni briciola del tuo talento, fino a metterti alla prova in un modo in cui non hai mai vissuto. E lui non si è tirato indietro. È stato un sogno che si è realizzato per entrambi.

Emma Thomas – Produttrice

La sceneggiatura di Oppenheimer è senza dubbio un’opera di Nolan, perché contiene elementi che da sempre lo affascinano, come la distinzione fra soggettivo e oggettivo, ed è una storia presentata da diverse prospettive. Ma è anche in assoluto la prima volta che assisto da parte sua a una scrittura in prima persona, dal punto di vista di Oppenheimer; questa impostazione ha permesso in maniera incredibilmente efficiente di descrivere la vita interiore del personaggio a tutta la squadra di produzione, e sicuramente anche allo stesso Chris che doveva metterla sullo schermo. Credo sia una delle migliori sceneggiature che ho mai letto nella mia vita.

Il rapporto fra Oppenheimer e Groves è stata una grande risorsa di godimento per il film. Buona parte della pellicola è raccontata attraverso la prospettiva di Oppenheimer ed era necessario che l’attore che avrebbe interpretato Groves fosse in grado di essere immediatamente credibile per il pubblico, qualcuno che avesse l’autorevolezza del grande attore, magari anche un po’ di spavalderia senza mai risultare eccessivo. Matt Damon era la persona che racchiudeva tutte queste qualità. Ha portato al ruolo la giusta ironia e un forte elemento umano, ed è veramente piacevole poter assistere alle dinamiche che ha costruito con Cillian.

Cillian Murphy è J. Robert Oppenheimer

Sono passati venti anni da quando ho conosciuto Nolan, ma già allora ero un suo estimatore, perché avevo visto Memento e Insomnia. Il nostro impegno è stato teso a rendere la complessità di Oppenheimer, non trattandosi di un uomo semplice. Nessuno dei protagonisti di questo film lo è. Una grande mente può essere anche un peso; persone come quelle conducono una vita su un piano completamente diverso da quello di noi semplici mortali, e questo determina delle complicazioni nella loro vita personale e per la loro etica. Questo aspetto è il più delicato: esprimere e raccontare il viaggio morale di Oppenheimer nel corso di questa storia, perché è come se ballasse sotto la pioggia evitando di bagnarsi. Da una parte le sue idee durante l’incarico sul Progetto Manhattan, e poi, anni dopo, le posizioni in termini di politica nucleare dopo la Seconda Guerra Mondiale, con cambiamenti ed evoluzioni che lo hanno messo in conflitto con altre persone. Non ho voluto riproporre una copia di Robert Oppenheimer. “È un distillato fra quello che possiamo vedere nei materiali storici e quello che ho incontrato nella sceneggiatura di Chris. Si è trattato di un lungo processo di sintesi fra rappresentazione e interpretazione. La gran parte della popolazione mondiale non ha gli strumenti e non può riflettere sull’esistenza umana, sulla struttura del mondo e sul nostro ruolo nell’universo alla maniera in cui ha fatto Oppenheimer, e certamente non può farlo attraverso la lente della meccanica quantistica, con le sue complessità e la sua tensione ai paradossi. Per questo sarebbe stato un esercizio futile per me spendere sei mesi nel tentativo di crearmi una consapevolezza. Quello che puoi provare a fare è di creare una vaga conoscenza concettuale, renderla mia e di conseguenza estrarne l’elemento umano, che è poi in assoluto la cosa più importante del film. È una storia incredibile a livello di tema, ma è raccontata in una maniera decisamente umana. Non è una lezione di storia, non è un esercizio didattico o un compito, non abbiamo mandato un messaggio al pubblico con una serie di concetti da imparare. Ma quello che emerge è che gli spettatori possono creare connessioni partendo da questo film e riflettere su quanto è allarmante quello che sta succedendo nel mondo contemporaneo. Il cinema che stimola il pensiero e ti mette alla prova è una componente fondamentale di questa arte e sono convinto che Chris lo faccia da sempre con uno stile intelligente e provocatorio. Poter incontrare Nolan per Batman Begins è stato straordinario, per certi versi assurdo perché non riuscivo a vedermi vestire i panni di Batman. Ma da quell’appuntamento è arrivata la possibilità di interpretare il personaggio di Spaventapasseri ed è stata un’esperienza di lavoro straordinaria. Da allora mi sono ripromesso che qualsiasi cosa Christopher Nolan mi avesse chiesto di fare, senza neanche pensare alle dimensioni del ruolo, avrei sempre accettato. Di certo non mi aspettavo che mi chiamasse per propormi di essere Oppenheimer. Ma così è andata. Quando la telefonata si è conclusa, sono rimasto imbambolato. Mi sono sentito incredibilmente fortunato. E poi ci siamo messi a lavorare.
OPPENHEIMER - Premieres and Event Photography London (UK) Photocall - 2023.12.07
OPPENHEIMER – Premieres and Event Photography London (UK) Photocall – 2023.12.07

Emily Blunt è Kitty Oppenheimer

Kitty è un personaggio che non parla tanto per aprire bocca: affronta tutto con profondità. Era una donna complicata, volubile, anche affascinante. L’aspetto che più mi ha rapito è questa visione della donna che rifiuta di conformarsi all’ideale femminile dei propri tempi, che non accetta semplicemente di doversi sposare, avere figli, essere al fianco del marito e accettare questo come l’unico lavoro che le sia concesso. La sfida che ha condotto nei confronti del sistema è assolutamente moderna. Mi spiego, Oppenheimer era il suo quarto marito, e aveva 29 anni quando si sono conosciuti! Sono convinta che la sua volontà fosse di farsi largo nella vita affermandosi secondo le proprie regole. Ma sono convinta anche che avesse trovato in Robert Oppenheimer la sua perfetta controparte intellettuale. Fra di loro c’era un rispetto reciproco e genuino. Kitty era una confidente fidata e la principale alleata quando è arrivato il momento di prendere grandi decisioni. Robert ha fatto grande affidamento sulla propria moglie, la cui opinione ha sempre avuto un’importanza decisiva nel corso della loro vita. Lei stessa era una scienziata ed è stata il primo esempio di una donna dell’epoca con una tale intelligenza che si è ritrovata bloccata e sacrificata, provocandole grande dolore. Nonostante tutto ha sempre creduto in Robert, lo ha venerato, supportato ed è stata il suo più grande sostegno. Chris mi ha messo a disposizione un ruolo straordinario. Kitty mi è esplosa fra le mani, è stata una persona imponente per il suo spessore. Chris, da regista, ti lascia molta libertà di esplorare le vulnerabilità del personaggio. Quando noto una persona pervasa da sentimenti contrastanti, da uno spirito aggressivo o in perenne contrasto, cerco sempre di capire cosa c’è dietro, quali sono le ragioni, e mi rendo conto di quanto la rabbia si possa mischiare con tanti altri elementi. C’è il dolore, l’umiliazione, lo sguardo degli altri. Ho provato a identificare tutto ciò nella sua storia, anche grazie alla libertà creativa che mi è stata lasciata.

È il mio secondo film con Cillian, e aver diviso la scena in passato ha reso le cose più semplici essendoci una base di fiducia da cui partire. Non ci è voluto molto a entrare nelle dinamiche di una coppia sposata così interconnessa e con spiriti fortemente legati. Lavorare con una persona che ha uno spirito così nobile, mosso dall’intenzione di creare qualcosa di buono al tuo fianco, è stato sinceramente straordinario.

Matt Damon è Leslie Groves

Sono un figlio della Guerra Fredda. Sono cresciuto con le conseguenze di quel pezzo di storia. Per questo ho sempre guardato il mondo attraverso quella lente. L’aspetto interessante è stato proprio di aver potuto guardare al passato per cercare di comprendere il pensiero di quei ragazzi, il loro struggimento personale e le terribili decisioni che si sono trovati a dover affrontare. A ciò però si aggiungono tutte le questioni umane come la politica, l’ambizione e la morale legato alla loro ricerca. È incredibile anche solo riflettere che questi scienziati si sono ritrovati di fronte a scelte che non erano mai state prese prima. In questa storia sono protagonisti la naturale curiosità umana, il fascino e l’ambizione di poter spostare oltre i limiti, per vedere cosa si può ancora conoscere e cosa potrebbe accadere. Non manca anche una certa dose di idealismo e leggerezza in questi ragazzi. Oppenheimer era veramente convinto che questo esperimento avrebbe messo fine alle guerre. Eppure viviamo da sempre con questa “Spada di Damocle” e non siamo ancora riusciti a liberarcene. Senza alcun dubbio, si tratta di una delle storie più importanti dei nostri tempi.

Il generale Leslie Groves aveva un ego decisamente ingombrante e non era amato da nessuno. Ma Oppenheimer lo apprezzava; fra loro c’era un certo tipo di comprensione che ha dato via a un rapporto. Groves non hai messo in dubbio le azioni di Oppenheimer e le sue ragioni. Groves era incredibilmente orgoglioso degli aspetti ingegneristici e della forza scientifica del loro progetto. Da parte sua non ci sono mai stati titubanze. Era il suo modo di fare: “Ho detto che lo avrei portato a termine e ci sono riuscito.” È stato affascinante interpretare qualcuno con quel tipo di sicurezze e di rigore, dotato senza dubbio di una grande intelligenza, ma che poi viene circondato da un gruppo di geni che lavorano su un livello nettamente differente: persone incredibili che avevano la stessa ambizione di Groves ma che vivevano un conflitto intenso sulla propria ricerca e su cosa avrebbe potuto scatenare.

Si possono trovare molti parallelismi con il nostro mondo. Tensioni crescenti, persone che vengono da mondi differenti che sono messe insieme a lavorare pur con metodologie, aspettative, sogni e speranze completamente divergenti. Siamo schiacciati inseme per riuscire ad arrivare a un comune obiettivo. Si vive fra frizioni e tensioni, in una dinamica che ricorda fissione e fusione. Sono convinto che sia stato più semplice per il cast lavorare in concerto comprendendo quello che hanno passato i nostri personaggi.

Robert Downey, Jr è Lewis Strauss

Stavo cercando di rallentare i miei impegni un anno prima della pandemia, per riavvicinarmi alla mia famiglia e ai miei altri interessi, perché avevo lavorato in maniera veramente intensa. Ma questa volta si trattava di Christopher Nolan, che mi proponeva un progetto a cui teneva tanto. Il cast, inoltre, era un gruppo di persone di enorme talento. E non appena ne abbiamo cominciato a parlare, gli eventi geopolitici hanno preso una piega per cui questo film si è trasformato in una metafora fondamentale per tutti i suoi significati. E così non ho avuto più alcuna esitazione. Lo scacchiere geopolitico sul Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale era decisamente critico. I nostri siluri non esplodevano alla giusta profondità o distanza dai bersagli a cui miravano. Strauss sapeva che c’era bisogno di un intervento per aiutare la causa e con tutti i mezzi burocratici a sua disposizione ha contribuito ad accorciare la guerra. Ma qualcuno ha mai detto che Lewis Strauss è riuscito a dare fine alla guerra? No. Più avanti, dopo aver scoperto che i Russi avevano a disposizione armi atomiche, Strauss iniziò a lavorare per far partire i test per la bomba a idrogeno, mentre Oppenheimer si oppose. Strauss era animato dalla convinzione che avrebbe potuto salvare delle vite, allo stesso modo di quanto successe con la spoletta di prossimità. I suoi ragionamenti non erano semplici posizioni di fronte. Era sempre sostenuto da una motivazione che ti lascia comprendere parte delle sue scelte.

La cosa divertente di radermi a zero e che mi ha ricordato mio padre, che non è mai una cosa terribile. D’altro canto ha permesso alla mia paziente moglie di farsi un’idea di quello che l’aspetta. Ma senza dubbio era la scelta corretta da fare per il personaggio. Credo che Chris abbia avuto qualche preoccupazione su come avrei affrontato il ruolo. Di certo l’ultima cosa da fare era un’imitazione non realistica. E per questo per un po’ di tempo sono tornato a indossare un cappellino da tennis.

Florence Pugh è Jean Tatlock

È un film di Christopher Nolan, il numero uno e anche il numero due, e un regista dal talento incredibile. Da anni studio Cillian Murphy come attore e non aspettavo altro di poter lavorare al suo fianco. Era da matti rifiutare un’offerta del genere. È stato come poter fare un’attività sportiva con alcune delle leggende in quel campo, per questo la ricorderò sempre come una delle migliori esperienze che abbia mai avuto.

Jean era una donna schietta e sapeva quel che voleva, e non è mai stata punita per questo approccio, specialmente non da Oppenheimer. Con Oppenheimer, Jean era completamente in controllo e nel proprio elemento. Costruire un personaggio femminile con così tanto potere, anche se c’erano tanti aspetti più complessi nella sua vita, e lavorare sul suo rapporto con Oppenheimer in collaborazione con Chris e Cillian, è stata un’esperienza potente, interessante e formativa.
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