Il mio amico robot (2023). Storia di solitudini

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Trailer de Il mio amico robot

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

I Wonder Pictures, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection, porta nei cinema italiani il 4 aprile 2024 il lungometraggio “Il mio amico robot”, primo film d’animazione dell’acclamato regista spagnolo Pablo Berger, celebre per aver diretto il film co-prodotto tra Francia e Spagna dal titolo “Blancanieves” del 2012, un film muto tratto dalla novella di Biancaneve scritta dai fratelli Grimm. “Il mio amico robot” è la trasposizione cinematografica della graphic novel “Robot Dreams” (2007) scritta dalla fumettista e illustratrice di libri per bambini Sara Varon.

Pablo Berger

Oltre dieci anni fa, mi sono imbarcato nella chimerica, ma molto reale, odissea che è stato creare Blancanieves e mi sono imbattuto nella graphic novel Robot Dreams di Sara Varon. Sono rimasto incantato fin dalle prime pagine – non l’ho letta, l’ho divorata. Come tutte le storie belle, mi ha portato in un luogo sconosciuto ma familiare, in cui mi sono sentito a casa. La sua struttura temporale mi ha affascinato, mi ha fatto ridere e piangere e, soprattutto, mi ha fatto riflettere sull’amicizia. Leggendola mi sono tornati in mente i miei cari amici, quelli che sono sempre al mio fianco, ma soprattutto quelli che si sono trasferiti lontano o che ho perso lungo la strada. Robot Dreams mi ha permesso di riconciliarmi con i sentimenti contrastanti che ruotano attorno alla perdita di una persona amata. Accettare e riprendersi dalla perdita è, indubbiamente, ciò che mi ha spinto, intellettualmente ed emotivamente, a creare una versione animata di Robot Dreams.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale ai 76° Festival di Cannes nella sezione “Proiezioni speciali”. Successivamente, ha partecipato in concorso al Festival Internazionale del Cinema d’Animazione di Annecy, dove ha ottenuto l’ambito premio Contrechamp come Miglior film. Questo è stato il primo di una lunga serie di premi cinematografici che la pellicola d’animazione ha ottenuto, ottenendo anche quattro statuette al Premio Goya, tra cui il premio per la miglior sceneggiatura adattata e per il miglior film d’animazione. Quest’ultimo premio è stato assegnato anche al film ai 36esimi European Film Awards e agli Annie Award. Inoltre, il film è stato selezionato tra i cinque finalisti per il Premio Oscar al miglior film d’animazione, anche se il premio è andato al film di Hayao Miyazaki “Il ragazzo e l’airone”.

Trama de Il mio amico robot

Dog vive a Manhattan un’esistenza triste e solitaria. Una sera, mentre sta guardando la televisione pieno di avvilimento per la sua situazione interiore, si imbatte in un particolare spot televisivo incentrato sull’acquisto di un robot amico, precisamente “Amica 2000”. Dog vede in quell’annuncio televisivo la soluzione a tutti i suoi problemi. Alza il telefono e ordina il robot. Qualche giorno dopo arriva a casa di Dog il pacco contenente tutti i pezzi e le istruzioni per montare il proprio robot. Dog, con perizia e attenzione, inizia a costruirlo, unendo i vari pezzi, dando infine vita a quella struttura di metallo, che una volta attivato, inizia a sorridere, riempiendogli il cuore. Sulle note degli Earth, Wind and Fire e della travolgente musica newyorkese degli anni Ottanta, sboccia e si sviluppa la loro intensa amicizia, che diviene sempre più intima e profonda, finché una sera d’estate, dopo una lunga giornata trascorsa in mare, accade l’impensabile. Robot non riesce più a muoversi, a causa della ruggine che gli è stata provocata dall’acqua del mare che è entrata nel suo corpo. Dog tenta di aiutarlo, tenta di alzarlo ma senza successo, così decide di fare ritorno a casa per prendere gli attrezzi necessari per riparare il proprio amico. La mattina dopo Dog ritorna alla spiaggia, imbattendosi in una terribile verità. Quella costa di mare è stata chiusa fino all’inizio della nuova stagione estiva. Dog tenta, anche in maniera fraudolenta, di raggiungere il suo amico disteso su quella spiaggia, ma senza successo. Così Dog sconsolato si vede costretto ad attendere il 1 maggio, l’inizio della nuova apertura della spiaggia. Robot, invece, si ritrova completamente da solo a lottare contro le intemperie delle stagioni e contro la brutalità dell’essere umano. Riusciranno i due amici a ritrovarsi?

Frame del film d'animazione Il mio amico robot
Frame del film d’animazione Il mio amico robot

Recensione de Il mio amico robot

La solitudine è probabilmente la condizione da cui tutti gli esseri umani intendono fuggire. Chi di noi aspira alla solitudine? Chi di noi preferisce vivere un’esistenza senza amore, senza affetto proveniente da un altro essere umano? Chi di noi può trovare la vera felicità senza avere accanto a noi qualcuno che si prenda cura di noi, qualcuno con cui possiamo dialogare o stringere con affetto una mano? “Il mio amico robot” ci racconta con estrema eleganza e finezza di questa condizione dell’animo umano, il nostro bisogno di essere amati, di avere qualcuno al nostro fianco nel grigio della nostra vita e della nostra monotonia. Tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e trovare ad attenderci un viso amico felice del nostro ritorno è senza ombra di dubbio meglio che fare ritorno nella propria abitazione e venire accolti dal buio e dal silenzio delle mura domestiche. Dog, all’inizio del lungometraggio, vive quest’ultima situazione, che ci viene ottimamente descritta attraverso un incipit ben confezionato.

La pellicola si apre sul fare della notte, con inquadrature che prima ci mostrano l’esterno della città con dei totali, per poi avvicinarsi sempre più alla finestra di un palazzo, fino ad entrare al suo interno, ovvero dentro l’abitazione di Dog. Qui, attraverso una sequenza d’inquadrature sia in dettaglio che in particolare, ci viene presentata la dimensione interiore del nostro primo protagonista, caratterizzata da apatia e noia. La presentazione di Dog avviene attraverso un montaggio alternato dello schermo della televisione, dove vediamo uno dei più classici videogiochi degli anni ’80, Pong, e le mani del protagonista al joystick. Successivamente, ci spostiamo su un primo piano di Dog con un’espressione di profonda apatia e vuoto interiore, sentimento amplificato non solo dall’espressione facciale ma anche dal suono realistico e dal ritmo lento delle inquadrature, e da una luce scenica marcatamente scura, dove l’unica fonte di luce proviene dalla televisione. Nel proseguire della scena, completamente muta e priva di una colonna sonora, vediamo Dog prepararsi la cena e sedersi sul divano, di fronte alla televisione spenta, per mangiare. A questo punto, abbiamo una falsa soggettiva, in cui ci rendiamo conto di come Dog osservi il suo riflesso sullo schermo televisivo, accorgendosi della sua profonda tristezza, rendendosi conto di come al suo fianco manchi qualcuno d’amare. Per non vedere il suo riflesso intriso di depressione, decide di accendere la televisione, pur non essendo interessato a visionare qualcosa. Mentre è alla ricerca di un programma interessante da guardare, sente dei rumori di risate provenire da fuori, si volta verso la finestra e scorge una coppia nel palazzo di fronte, che ride di gusto mentre guarda la televisione. Interessante è la scelta cromatica adottata dal regista, perché mentre l’ambiente di Dog è descritto con un colore scuro, la coppia nell’altro appartamento è mostrata attraverso una tinta gialla, mettendo in evidenza, anche a livello fotografico, le diverse situazioni interiori tra Dog e la coppia. La visione della coppia e di Dog mette ancor più in evidenza il tema centrale del racconto: il bisogno di avere una persona d’amore e che possa darti amore e affetto.

Subito dopo questo siparietto interno alla scena, ecco che avviene la prima svolta narrativa. Mentre Dog, si trova in uno stato di grande disperazione, vede dinanzi a sé la pubblicità di “Amica 2000”, incentrata sulla vendita di un robot che diverrà il tuo migliore amico. La comparsa in scena dello spot dà un netto cambio al climax della scena e del film. Se prima la luce era incentrata su tonalità blu, verdi e scure, ora l’appartamento sembra riempirsi di luce gialla, simbolo di felicità e di speranza. Contemporaneamente, il suono realistico dell’ambiente, fatto di sirene della polizia e di silenzio, abbandona la scena: prima con una musica solare dello spot, poi con una musica ritmica di tamburi che segna un cambiamento drastico nel climax. Dopo questa scena lo spettatore presume che i momenti di solitudine per Dog sono finiti, avendo trovato come suo amico un Robot.

Questa scena racchiude tutte le capacità registiche e sceneggiative di Pablo Berger, che in soli quattro minuti riesce a creare e a donarci un mondo, a catturare la nostra attenzione e a farci empatizzare con questo triste cane, in un mondo dove ogni personaggio è rappresentato da un animale. Dopo questo incipit, noi sappiamo chi è Dog e di cosa ha bisogno, e tifiamo per lui e gioiamo per i suoi nuovi sentimenti di felicità. La scena in cui Dog attiva per la prima volta il robot è carica di emozioni ed è intrisa di grande umanità e sentimentalismo. La capacità della storia è quella di rendere una semplice storia d’amicizia tra una persona con un’anima e un pezzo di metallo come se fosse una intensa storia d’amore, dove i sentimenti che i personaggi in scena provano divengono maestosi e importantissimi. “Il mio amico robot” è una storia di piccole emozioni che divengono grandi emozioni, narrate attraverso l’espediente del film d’animazione muto e del musical, dove le parole vengono completamente eliminate a favore degli sguardi, a favore del rumore ambientale e della melodia musicale, elementi che riescono a raccontarci non tanto il superfluo e l’inutile, ma solo e sempre il necessario e ciò che conta, ovvero le emozioni. Ed è per questo che lo spettatore non può che emozionarsi nel visionare questa pellicola, che si muove sui contorni di una tragicommedia intima e toccante, dove noi soffriamo sia per Dog sia per il robot, due personaggi che si trovano ad affrontare sia l’affetto che il più grande dolore, la perdita e la solitudine.

Se lo script riesce bene a raccontarci Dog e i suoi sentimenti di persona sola, bisognosa di affetto e di amore in un mondo che sembra non considerarlo, lo sceneggiatore rende il meglio con la descrizione del personaggio del Robot, che diviene l’epicentro narrativo per tutta la seconda parte della storia. Per gran parte del film, il Robot si trova a vivere isolato dal resto del mondo, abbandonato dal suo migliore amico su una spiaggia, alle intemperie del clima, come la neve, e al pericolo di imbattersi in gente malvagia e cattiva, pronta a fargli del male. Il Robot, per come ci viene narrato, è l’ingenuità fatta a persona, colui che vede nell’altro solo il positivo e la bellezza, non avendo mai fatto conoscenza effettiva della bruttezza del mondo, che conoscerà con profonda tristezza quando si trova a dover affrontare questi lunghi mesi di solitudine. Da un lato, incontra l’affetto di un tenero uccellino, dall’altro, trova la malvagità di un gruppo di personaggi che lo devastano fisicamente, mossi da un loro atteggiamento egoistico. Noi, spettatori, per tutto il corso della narrazione, proviamo una profonda tristezza per questo personaggio puro e buono che deve sopportare le pene dell’inferno, che attraversa senza perdere la sua spensieratezza e bellezza interiore, pur imparando a fare i conti con un nuovo sentimento a lui sconosciuto: la tristezza e la solitudine. È interessante come lo sceneggiatore abbia deciso di farci comprendere le paure del Robot attraverso i sogni, che ci raccontano molto di ciò che è nel profondo. Non a caso, nei suoi sogni sogna il suo ritorno da Dog, da un Dog che però non lo sta più aspettando o che lo ha perfino sostituito. Il suo timore più grande è che il suo amico del cuore lo abbia abbandonato e scordato per sempre.

Pablo Berger

Parte essenziale del film sono i sogni del protagonista, Robot. Il cinema è sognare a occhi aperti. I sogni di Robot sono deliranti, freudiani, espressione magnifica del suo desiderio più intimo di ritrovare il proprio amico Cane. Sono il suo ritorno a Itaca. Uno dei miei fumetti di riferimento e oracoli è Little Nemo (1905). È un fumetto in cui l’immaginazione del suo autore, Winsor McCay, ci accompagna nel viaggio del piccolo Nemo attraverso il suo mondo dei sogni. Un luogo in cui tutto è possibile e in cui si susseguono continui colpi di scena. L’obiettivo di Il mio amico Robot era lo stesso: portare lo spettatore su un’altalena di continue sorprese.
Frame de Il mio amico robot
Frame de Il mio amico robot

Animazione e suono

Sotto le note scoppiettanti della ballata disco del 1978 “September” degli Earth, Wind & Fire, melodia che sentiamo ripetutamente nel corso del film sia nella sua versione originale che in versione fischiettata dal robot, assistiamo a questa incredibile storia d’amicizia e di solitudine. La canzone “September” fa da colonna sonora a questo legame d’amicizia tra Dog e Robot, sottolineando tutti i momenti di più pura felicità tra i due, raccontandoci con estrema rapidità e un ottimo montaggio le due giornate piene di momenti di felicità che Dog e Robot vivono insieme, sia al parco e nel girovagare per la città, sia al mare, il loro ultimo giorno insieme. Accanto a questa canzone e ad alcune melodie jazz, abbiamo un suono fatto di rumori, che riesce a trascinarci dentro il mondo caotico di una Manhattan degli anni ‘80, fatta di musica di strada, di chiacchiericcio, di rumore di macchine. Il suono diviene uno dei personaggi fondamentali del lungometraggio, riuscendo a raccontarci il mondo esterno ai due protagonisti, un mondo in cui stringere amicizie è sempre più complesso e difficile.

Pablo Berger

Lavorare nuovamente con Alfonso de Vilallonga, il compositore per i miei film Blancanieves e Abracadabra, è stato, come sempre, un enorme piacere. Alfonso è un compositore eclettico e sorprendente, ha una capacità prodigiosa di creare musiche piene di emozioni, sentimenti e ritmo. In Il mio amico Robot ha fatto di nuovo la magia con melodie al piano delicate, jazz di grande nonchalance e suoni urbani molto newyorchesi. Il design del suono del film è una giungla sonora – dagli ambienti e i suoni domestici alle strade affollate e rumorose dei vari quartieri di New York. Il design del suono di Il mio amico Robot è la sua terza dimensione. Fabiola Ordoyo, con cui ho lavorato al mio film precedente, Abracadabra, è una chimica del suono capace di creare il tono o l’effetto sonoro perfetto per ogni atmosfera. Ma, a differenza dei film live action, in cui il suono registrato sul set è la spina dorsale di tutto, in un film d’animazione il progettista del suono deve creare tutti i suoni. È una sfida.

Altro tocco di classe, in un film che sfiora quasi la perfezione narrativa, è l’animazione che si allontana dalle nuove tecnologie di computer grafica per riabbracciare uno stile classico dell’animazione francese, rifacendosi anche alle illustrazioni presenti all’interno del fumetto per bambini da cui è tratta la storia. L’animazione presente all’interno del film si ispira esplicitamente alla scuola franco-belga, facendo riferimento principalmente al grande maestro dei fumetti Hergé, ovvero Georges Prosper Remi, creatore di Tintin. Il mondo colorato e ricco di personaggi antropomorfi è stato disegnato utilizzando le tecniche del 2D, attraverso un attento uso di linee chiare e continue, colori piatti e poche ombre, il tutto sfruttando la tecnica del panfocus, che è difficile da trovare nei cartoni d’animazione moderni.

Pablo Berger

È passato oltre un secolo dal primo film d’animazione, Fantasmagorie (1908) di Emil ́ Cohl. Un cortometraggio che basa la sua magia e la sua capacità di sorprendere solamente sul potere della linea, dell’immagine. Questa è l’essenza del cinema, del scrivere per immagini. In quanto regista, scrivere storie senza dialoghi è sia una grande sfida che un enorme piacere. Dopo Blancanieves, con Il mio amico Robot volevo tornare all’essenza pura del cinema. Ma questa volta da un’altra angolazione, quella dell’animazione – una forma di rappresentazione e narrazione senza limiti. Tutto il cast artistico e tecnico ha dovuto guardare i film di Charlie Chaplin, Buster Keaton e Harold Lloyd. La saggezza, l’umanità e l’umorismo di queste opere ci hanno ispirati molto. In quanto appassionato di fumetti e illustrazioni, sono un grande ammiratore del lavoro di JoséLuis Ágreda da oltre 25 anni. È uno degli illustratori più importanti del mio Paese. È un artista dallo stile riconoscibile, ma in costante evoluzione. Ha una tecnica impeccabile e un senso del colore unico nel suo genere. Il suo lavoro eccezionale nel film d’animazione Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe (2019) e la sua esperienza presso il prestigioso studio di animazione Cartoon Saloon l’hanno reso la mia prima scelta come direttore artistico per Il mio amico Robot. Una squadra meravigliosa di 20 artisti, sotto la direzione di JoséLuis, ha sviluppato concetti, personaggi, sfondi, oggetti di scena, color script, ovvero il mondo di Il mio amico Robot. Una menzione speciale, la merita il character designer, Daniel Fernández Casas – un giovane disegnatore di grandissimo talento che ha lavorato ad alcuni dei film d’animazione più importanti dell’ultimo periodo, tra cui Klaus e l’ultimo film di Benjamin Renner per Illumination studio. La sua prima missione per Il mio amico Robot è stata quella di “ridisegnare” i protagonisti adattando il fumetto al nuovo medium e ha fatto un lavoro favoloso. Poi, con la sua squadra, ha disegnato la giungla variegata dei newyorchesi – centinaia, anzi, migliaia di personaggi-comparse. Tenete gli occhi aperti.

In conclusione

“Il mio amico robot” si rivela una commovente rappresentazione delle sfide della solitudine e del bisogno umano di affetto e compagnia. Attraverso l’eloquente presentazione del protagonista, Dog, nel suo vuoto interiore e nell’apatica routine quotidiana, il film cattura l’attenzione dello spettatore fin dalle prime scene. L’introduzione del Robot, con il suo potenziale per offrire amicizia e conforto a Dog, segna un punto di svolta emozionante nel racconto. La scelta cromatica e il suono sapientemente utilizzati sottolineano le diverse atmosfere e le evoluzioni emotive dei personaggi, mentre l’animazione in stile classico francese conferisce al film un fascino unico e distintivo. Inoltre, la colonna sonora, con la sua selezione di brani iconici e originali, contribuisce a creare un’esperienza cinematografica coinvolgente e memorabile. Attraverso la sua narrazione toccante e la sua ricca palette emotiva, “Il mio amico robot” si distingue come un’opera d’animazione di grande profondità e bellezza, capace di toccare il cuore degli spettatori di tutte le età.


Note Positive:

  • Incipit ben confezionato: L’inizio del film offre uno spaccato efficace della solitudine e dell’apatia del protagonista, Dog, attraverso un uso sapiente delle immagini, del suono e della fotografia. La sequenza d’apertura, con il contrasto tra il mondo esterno e l’interno dell’abitazione di Dog, cattura immediatamente l’attenzione dello spettatore e stabilisce il tono emotivo del film.
  • Cambio di climax: La comparsa dello spot pubblicitario dell’Amica 2000 segna un cambio significativo nel climax della scena e del film, portando speranza e luce nella vita di Dog. Questo momento di svolta è reso efficacemente attraverso l’uso di contrasti visivi e sonori, evidenziando la trasformazione emotiva del protagonista.
  • Capacità narrativa e di caratterizzazione: Il film riesce a creare un mondo coinvolgente e ad attirare l’empatia dello spettatore per i suoi personaggi, in particolare per Dog e il Robot. La loro relazione è narrata con sensibilità e umanità, trasformando una semplice storia d’amicizia in un intenso racconto emotivo.
  • Utilizzo della musica e del suono: La colonna sonora e il design del suono contribuiscono in modo significativo a creare l’atmosfera del film e a trasmettere le emozioni dei personaggi. La scelta delle canzoni e dei suoni urbani riesce a immergere lo spettatore nel mondo caotico e affascinante di New York.
  • Stile d’animazione e design visivo: L’uso di un’animazione 2D e lo stile visivo ispirato alla scuola franco-belga conferiscono al film un’estetica unica e distintiva. Questo approccio visivo contribuisce a creare un’atmosfera nostalgica e incantevole, richiamando il fascino dei fumetti classici.

Note Negative:

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