Lightyear – La vera storia di Buzz (2022): una divertente avventura fantascientifica con lo Space Ranger umano

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Trailer del film Lightyear – La vera storia di Buzz

Lightyear – La vera storia di Buzz è il nuovo film di Disney e Pixar diretto da Angus MacLane, animatore veterano della Pixar conosciuto soprattutto per co-dirigere Alla ricerca di Dory (2016) e per vincere due Annie Awards per la miglior animazione dei personaggi di Gli Incredibili – Una “normale” famiglia di supereroi e per la miglior regia dello speciale Toy Story OF TERROR (2013). Il regista è praticamente legato a Buzz da sempre, occupandosi della supervisione di questo personaggio e lavorando come animatore negli ultimi tre film di Toy Story.

La produzione, invece, è a carico di Galyn Susman, produttrice di diversi speciali e cortometraggi dello studio di animazione come Toy Story That Time Forgot (2014) e direttore tecnico di film come Toy Story 2 (1999). MacLane firma anche la sceneggiatura di questo lungometraggio insieme a Jason Headley (Onward, A Bad Idea Gone Wrong), raccontando le origini del leggendario eroe spaziale che ha ispirato il giocattolo di Toy Story.

Il film non è soltanto uno spin-off, ma è stato ideato come il film che avrebbe visto Andy e che gli avrebbe fatto desiderare di avere un Buzz Lightyear con cui giocare, essendo questo l’unico collegamento evidente con la saga. Un lungometraggio autonomo che porta divertimento, ma anche dei messaggi molto importanti nel mondo di oggi.

Nella versione originale è Chris Evans ad avere il compito di prestare la sua voce allo Space Ranger umano, accompagnato da un cast di voci abbastanza variegato, tra cui Uzo Aduba (Alisha Hawthorne), Keke Palmer (Izzy Hawthorne), Peter Sohn (Sox), Taika Waititi (Mo Morrison), Dale Soules (Darby Steel), James Brolin (Imperatore Zurg). In Italia, Alberto Malanchino (Buzz Lightyear), Esther Elisha (Alisha Hawthorne) e Ludovico Tersigni (Sox) sono alcuni degli attori che conformano il cast di voci e che hanno presentato il film all’anteprima stampa romana.

Lightyear – La vera storia di Buzz arriva nelle sale italiane il 15 giugno 2022, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Buzz è un personaggio davvero iconico. Volevo che questo film fosse separato dalla saga di Toy Story. Lo immaginavo più come un prequel. E volevo che fosse cinematografico. Ho immaginato Buzz come un personaggio diverso: tosto, pragmatico e astuto.”

Angus MacLane, regista e sceneggiatore di Lightyear – La vera storia di Buzz

Trama di Lightyear – La vera storia di Buzz

Dopo essere rimasto bloccato su un pianeta ostile a 4,2 milioni di anni luce dalla Terra, Buzz Lightyear (Chris Evans) cerca di trovare un modo per tornare a casa attraverso il tempo e lo spazio. Si uniscono a lui un gruppo di ambiziose reclute e il suo irresistibile gatto robot di compagnia, Sox (Peter Sohn). L’arrivo di Zurg (James Brolin), una presenza imponente con un esercito di robot spietati e un fine misterioso, complica le cose e mette a rischio la missione.

“Verso l’infinito e oltre!”

Motto di Buzz e Alisha Cit. Lightyear – La vera storia di Buzz

Recensione di Lightyear – La vera storia di Buzz

Da giocattolo a essere umano. Da eroe infallibile a eroe con delle fragilità. È così come Lightyear – La vera story di Buzz ripropone il ranger spaziale che ha servito di ispirazione per la linea di giocattoli dentro il film di Toy Story, ma che anche nella vita reale è diventato un fenomeno di massa probabilmente imparagonabile ad altri personaggi creati da Disney e Pixar.

Non è la prima volta, però, che si fa una produzione dedicata al famoso astronauta del Commando Stellare. Già nel 2000 era uscita in home video la serie tv animata Buzz Lightyear of Star Command: The Adventure Begins diretta da Tad Stones, prodotto che poi è stato usato come spunto per un’altra serie televisiva più popolare, Buzz Lightyear of Star Command (2000 – 2001) ideata da Mark McCorkle e Bob Schooley. Tutte e due si sono focalizzate a raccontare le avventure dello Space Ranger senza mai approfondire sulla sua provenienza.

Era indubbiamente il destino di Angus MacLane di portare sul grande schermo il come è nato l’eroe spaziale che tutti conosciamo sin da piccoli e che ha fatto impazzire Andy al punto di “rimpiazzare” il suo giocattolo vintage preferito, Woody. Anche se MacLane non è forse molto rinomato come altri artisti che hanno fatto carriera nella Pixar, il regista e anche sceneggiatore di Lightyear – La vera storia di Buzz è un veterano dello studio ed è sempre stato legato a questo personaggio, curandosi del suo sviluppo negli ultimi tre film di Toy Story e anche collaborando con il dipartimento di animazione in questi lungometraggi. È da questa vicinanza con Buzz che ha sempre avuto in mente l’idea di realizzare un film che mostrasse le sue origini e che fosse quello che Andy e la sua generazione avrebbe visto e li ha fatto desiderare il giocattolo.

Il cineasta statunitense ha approfittato il periodo di pandemia per lavorare su questa idea con la grande squadra della Pixar e ha preso addirittura ispirazione dallo stesso lockdown per costruire il conflitto ideale che doveva affrontare Buzz nel film, questo combinato con l’esperienza di lavoro allo studio di animazione. “Ogni volta che realizzi un film, passano almeno quattro anni. Poi ritorni in superficie e scopri che il mondo è andato avanti senza di te.”, afferma MacLane. Infatti, è il tempo l’ostacolo più grande con cui deve lottare Buzz, oltre che con se stesso e il suo modo di vedere la vita.

In questa avventura d’azione fantascientifica, Buzz Lightyear, la sua comandante Alisha Hawthorne e altri mille scienziati si dirigono verso la Terra dopo l’ultima missione. A circa 4,2 milioni di anni luce di distanza da casa, si trovano in prossimità di T’Kani Primo, un pianeta inesplorato ma potenzialmente ricco di risorse a cui decidono di deviarsi. Buzz e Alisha si incaricano di fare una prima esplorazione del pianeta e si rendono conto che è molto ostile, con delle aggressive piante rampicanti e insetti giganti pericolosi. Entrambi tentano di fuggire velocemente con la nave, ma le cose vanno molto male: Buzz si nega a ricevere aiuto e tutto finisce in uno schianto che distrugge il loro combustibile, il cristallo per l’ipervelocità. Ora, tutti si trovano bloccati su questo pianeta finché non riusciranno a creare un nuovo cristallo per l’ipervelocità che sia in grado di riportarli alla Terra. Ci vogliono anni di esperimenti in cui Buzz è quello a testare con voli di prova il pregiato combustibile, senza però riuscire a raggiungere l’obiettivo.

Dopo vari tentativi non andanti a buon fine, la sua amica e comandante Alisha ormai decide di continuare la sua vita nel miglior modo possibile su questo pianeta, ma Buzz si afferra all’idea di riprovarci tutte le volte che siano necessarie finché funzioni, mosso dal senso di colpa. In tutto questo ’è, però, un aspetto che giocherà contro i piani dello Space Ranger: per ogni volo che fa della durata di 4 minuti, per i suoi colleghi passano invece 4 anni a T’Kani Primo. La risposta? Una dilatazione temporale (basata sulla Relatività Generale di Einstein). Loro fanno la loro vita, hanno una famiglia, dei ricordi insieme, invecchiano e iniziano a mancare, mentre Buzz rimane giovane e ancorato a una sua missione di redenzione perché non accetta di aver fallito e incolpa se stesso per quello accaduto.

Incredibilmente, dopo decenni, sembra che lui stia per farcela a raggiungere l’ipervelocità, ma la minaccia di un’astronave aliena comandata da Zurg interferisce nei suoi piani. È così come finisce per unirsi con molta riluttanza agli Allievi Truppe d’Assalto, un gruppo di reclute inesperte conformato da Izzy, Mo Morrison e Darby Steel. Il potenziale del trio viene sottovalutato da Buzz al punto di pensare nuovamente che sarebbe in grado di farcela da solo, ma anche su questo fronte riceverà una grande lezione.

È un peccato che un film come Lightyear – La vera storia di Buzz sia notizia, più che altro, per la tematica LGBTQ+ rappresentata dal personaggio di Alisha e da una scena in cui si bacia con la moglie. Sebbene è il primo film animato di Disney e Pixar che fa apertamente riferimento a questa realtà, concentrarsi su questo (che poi è una minima parte del film) non solo è continuare a far vedere un qualcosa di “normale” come se fosse invece una “rarità”, ma è anche un’ingiustizia nei confronti del grande lavoro fatto dagli sceneggiatori per veicolare ottimamente teorie complesse come quella di Einstein e messaggi chiavi e potenti che, paradossalmente, portano al raggiungimento di una società che funzioni nella diversità.

In questo senso, una delle tematiche più rilevanti del film è, senza dubbio, l’importanza della collaborazione e la cooperazione e il fatto che tutti, nonostante le nostre differenze e capacità, siamo necessari per riuscire a fare grandi cose e che, allo stesso tempo, non possiamo vivere isolati nel pensiero “individualista” che siamo “autosufficienti”, ma che bisogna essere consapevoli sul fatto che, come esseri umani, siamo fallibili e non possiamo sempre cavarcela da soli. Da qui emerge un altro messaggio ugualmente fondamentale, soprattutto per le generazioni di oggi: ogni decisione ha una conseguenza e il fallimento fa parte di questo. Incolpare se stessi per gli errori commessi senza mai perdonarsi e voltar pagina è rimanere attaccati al passato con l’ansia del futuro, mentre il presente, ossia la vita, ci sfugge davanti ai nostri occhi.

Messaggi per niente scontati nel mondo attuale, frenetico e pieno di stimoli superficiali, canalizzati e ben contrapposti tramite i personaggi di Buzz e Alisha (e anche attraverso il cattivo del film). Buzz, che crede di fare meglio le cose da solo, si lascia portare dalla sua ossessione di rimediare ai propri errori; mentre Alisha, con lo spirito di squadra che la caratterizza, non spreca il suo tempo e decide di usare ciò che ha a disposizione in questo nuovo pianeta per andare avanti con la sua vita.

“Fin dalla prima volta che lo abbiamo incontrato, Buzz ha dimostrato un’interessante tendenza a vedere il mondo in modo unico. La sua versione della realtà è sempre un po’ diversa da quella di tutti gli altri, e questo è sempre molto divertente. È un personaggio ambizioso, e in questo momento, il mondo ha davvero bisogno di personaggi ambiziosi.”

Galyn Susman, produttrice di Lightyear – La vera storia di Buzz

Tra realismo e dinamicità

Come nella maggioranza dei film targati Disney e Pixar, il grande pregio di Lightyear – La vera storia di Buzz risiede nella scrittura. Angus MacLane e Jason Headley hanno creato una storia che mischia in maniera impeccabile la fantascienza, l’azione e l’avventura in una trama complessa e ricca di contenuto e semplice narrativamente parlando. La sceneggiatura è, di conseguenza, concisa, ma ben strutturata, che dona al film un ritmo movimentato senza lasciare possibilità a che lo spettatore possa perdere interesse per ciò che sta guardando.

La dinamicità di questo film risponde anche all’ottima regia di MacLane e al montaggio di Anthony Greenberg, che per la prima volta si occupa dell’intero montaggio di un film Pixar.

Questo è, probabilmente, uno dei film dello studio di animazione che più si sente realistico anche nei dettagli più piccoli. Il regista ben ribadisce nel documentario Beyong Infinity: Buzz and the journey to Lightyear (disponible su Disney+): “Se riusciamo a creare ambienti realistici, le emozioni fioriscono con maggior facilità.”, e non c’è assolutamente dubbio perché non solo il lavoro in CGI (e tutto ciò che riguarda l’animazione, come la fotografia) è di alto livello, ma soprattutto la cura e lo studio dietro ogni elemento presente nel film è eccezionale e rafforza sicuramente i messaggi stupendamente veicolati e l’empatia verso ogni singolo personaggio.

Parlando proprio di elementi, bisogna evidenziare il lavoro che il team di creativi e artisti ha svolto nel dotare al film di un tono retrò e allo stesso tempo futurista, compreso il design del nuovo Buzz umano, diverso ma comunque riconoscibile per il grande pubblico, che somiglia molto a un vero e proprio astronauta della NASA.

Non si può non nominare Michael Giacchino (The Batman, Coco, Inside Out, Ratatouille), già vincitore dell’Oscar e del Golden Globe per Up, che ha composto una colonna sonora per Lightyear – La vera storia di Buzz veramente coinvolgente e che accompagna perfettamente l’effetto visivo ed emotivo del film.

In Italia, come in tante occasioni accade (e tante volte con motivazioni valide), si crea la polemica sul doppiaggio. Su questo aspetto, il film già riceveva delle critiche riguardo le voci italiane scelte che si possono sentire durante il trailer. Tuttavia, la cosa certa è che in questo caso il doppiaggio italiano è buono e gli attori coinvolti (Alberto Malanchino, Esther Elisha, Ludovico Tersigni, ecc) entrano efficientemente in sintonia con i loro personaggi (Buzz, Alisha e Sox rispettivamente). L’idea che Buzz avesse, ad esempio, la stessa voce del mitico Massimo Dapporto, pur quando si cerca che lo spettatore abbia un approccio diverso verso questo Buzz, umano e più vulnerabile, non sarebbe stata neanche la scelta giusta. Infatti, anche nella versione originale non è Tim Allen a dare vita all’eroe spaziale, ma Chris Evans. Che forse si poteva scegliere una voce italiana più vicina ai toni di Evans? Probabilmente, ma sarebbe anche ingiusto non riconoscere il lavoro di Malachino e del resto del cast italiano.

Per chi si aspetta di conoscere molto in profondità Buzz Lightyear, la realtà è più deludente visto che il film si limita a raccontare il come si è consacrato come Space Ranger ed eroe spaziale, senza mostrare un background più personale/privato sul personaggio. Anche se non è imprescindibile per la storia che viene proposta, questa è una mancanza che potrebbe non soddisfare a pieno i cinefili più esigenti e i grandi fan che si aspettano di avvicinarsi in maniera più intima a Buzz. Per il tempo che dura il film (circa un’ora e mezza), sicuramente si poteva scavare di più sul suo passato, ad esempio, sulla sua famiglia, sul come ha deciso di diventare uno Space Ranger (all’inizio del film, lo era già), etc, anche per empatizzare di più con lui.

Con un plot twist che cambia anche la prospettiva sul rapporto di Buzz e Zurg e tre scene post-credits (l’ultima lasciando le porte aperte a un futuro sequel), Lightyeart – La vera storia di Buzz è una produzione molto godevole, tecnicamente ben realizzata e con tematiche estremamente essenziali da non passare inosservato, nonostante non sia il miglior film Disney e Pixar.

Lightyear - La vera storia di Buzz
Fotogramma di Lightyear – La vera storia di Buzz

Tra avventura, azione e fantascienza e con dei momenti di comicità genuina, il film attira l’attenzione sia di grandi che dei più piccoli per il suo “iperveloce” ritmo narrativo e per il suo incanto visivo che trasporta allo spazio più profondo e a un mondo misterioso dove ci viene ricordata l’importanza di lasciare alle spalle il passato per vivere a pieno e in una comunità collaborativa. E il tutto, insieme allo Space Ranger più famoso che ormai sa che neanche l’infinito è un limite quando siamo uniti e vogliamo andare oltre.

“Chi mi conosce sa quanto io ami profondamente i film d’animazione. Non posso credere di poter far parte della famiglia Pixar e di lavorare con questi artisti davvero brillanti che raccontano storie come nessun altro. Vederli lavorare è a dir poco magico.”

Chris Evans, voce di Buzz Lightyear nella versione originale di Lightyear – La vera storia di Buzz

NOTE POSITIVE

● Regia.

● Temi importanti e ben veicolati all’interno di una storia semplice e funzionale, e una sceneggiatura concisa e ben strutturata. Ritmo movimentato grazie alla sceneggiatura e al montaggio.

● Lavoro di animazione in CGI.

● Atmosfera e tono retrò e allo stesso tempo futurista, combinato ai costumi e al design dei laboratori e navi spaziali ispirati alla NASA.

● Colonna sonora coinvolgente.

NOTE NEGATIVE

● Mancanza di un background più personale/privato su Buzz Lightyear, aspetto che potrebbe non soddisfare lo spettatore che si aspetta di conoscere in maniera più intima il personaggio.

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