Semidei (2023). Lotta tra fratelli

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Locandina di Semidei

Semidei

Titolo originale: Semidei

Anno: 2023

Nazione: Italia

Genere: documentario

Casa di produzione: Palomar

Distribuzione italiana:

Durata: 1h 34min

Regia: Fabio Mollo, Alessandra Cataleta

Sceneggiatura: Fabio Mollo, Massimo Razzi, Giuseppe Smorto, Armando Maria Trotta

Fotografia: Tommaso Lusena De Sarmiento

Montaggio: Filippo Maria Montemurro, Mauro Rossi

Musiche: Giorgio Giampà, Marta Lucchesini

Attori:

Trailer di Semidei

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Il documentario “Semidei”, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar Mediawan, realizzato con il sostegno della Regione Calabria – Dipartimento Istruzione, Formazione e Pari Opportunità e Fondazione Calabria Film Commission, in occasione delle celebrazioni dedicate al 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace, per la regia di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta, è stato presentato in anteprima mondiale il 6 settembre 2023, alle ore 21:00 nella Sala Laguna, durante la 20ª edizione delle Giornate degli Autori nella sezione “Notti Veneziane”, sezione distaccata della Biennale Cinema 2023. La pellicola è scritta da Armando Maria Trotta, Giuseppe Smorto, Massimo Razzi e Fabio Mollo e vede alla regia Fabio Mollo e Alessandra Cataleta.

Fabio Mollo è nato a Reggio Calabria nel 1980 e ha ottenuto un diploma in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, realizzando diversi cortometraggi di successo, tra cui “Al buio” (presentato alla 62ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia) e “Giganti” (in Concorso al 58° Festival di Berlino, Miglior Cortometraggio al Torino Film Festival). Ha esordito nel 2013 con “Il Sud è Niente”, selezionato in concorso al 64° Festival di Berlino – Generation, al 38° Toronto International Film Festival e all’8° Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città, vincendo il Premio Taodue “Camera d’Oro”. Ha ottenuto infine la candidatura come Miglior Regista Esordiente ai Nastri d’Argento e ai Globi d’Oro. Nel 2015 è uscito “Vincenzo da Crosia”, il suo primo lungometraggio documentario, premiato al Torino Film Festival e finalista ai Nastri d’Argento. Tra il 2015 e il 2016 ha seguito il regista Paolo Sorrentino durante le riprese della serie TV “The Young Pope”, realizzando per HBO e SKY un documentario dal titolo “The Young Pope – a Tale of Filmmaking”. Nel 2017 è uscito il suo secondo lungometraggio, “Il Padre d’Italia”. Il film ha vinto con Isabella Ragonese il Globo d’Oro per la migliore attrice e ha ricevuto quattro candidature ai Nastri d’Argento, oltre al premio come miglior attore a Luca Marinelli al Bif&st. Tra il 2018 e il 2020 ha diretto serie tv per Rai (Tutto Può Succedere 3), per Mediaset (Masantonio e Renata Fonte) e per Discovery (Come Quando Fuori Piove). Nel 2020 ha diretto per Netflix la serie originale Curon, prodotta da Indiana. Nel 2021 è stato regista di Anni da Cane, primo film Amazon Studios prodotto in Italia, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città. Nel 2022 ha diretto My Soul Summer, film musicale selezionato al Festival Internazionale del Film di Roma – Alice nella Città.

Alessandra Cataleta, invece, è nata a Padova ed è cresciuta in Puglia, lavora come docente di discipline audiovisive e multimediali a Reggio Emilia. Nel 2002, ha conseguito la laurea in Lettere Moderne presso “La Sapienza” di Roma. Nel 2007, grazie a una borsa di studio, ha avuto l’opportunità di frequentare la Brighton Film School nel Regno Unito, dove ha vinto il contest BBC Untold South con un breve racconto filmato sulla cantante jazz Renee Ansell, il quale è stato trasmesso su BBC1. Nel corso della sua carriera, ha lavorato come filmmaker e autrice per numerose docu-fiction prodotte da MTV e RAI. Nel 2014, ha realizzato il suo primo film documentario intitolato “Scarti”, che rappresenta una personale riflessione sulla narrazione televisiva e sull’approccio etico del narratore. Questo documentario è stato presentato in concorso alla XXII edizione dell’International Women’s Festival “Sguardi Altrove”. Nel 2016, ha diretto il documentario “Il futuro non me lo ricordo”, girato presso il centro diurno Eta Beta di Savigliano e prodotto da Officina38. Questo lavoro ha ricevuto una menzione speciale nell’edizione invernale del festival sulla salute mentale “Lo Spiraglio”.

Trama di Semidei

Un viaggio nei secoli, nella storia di Riace e di Reggio Calabria. Attraverso la storia delle due statue di bronzo più famose al mondo, i Bronzi di Riace, viene raccontata la storia della Calabria, unendo presente e passato insieme. La storia ha inizio nel 1972 quando dal mare di Riace riemersero i due misteriosi guerrieri, dopo duemila anni passati sott’acqua. Interviste e documenti inediti, testimonianze dirette e il racconto di un presente in tumulto saranno il cuore di questo viaggio. I Bronzi di Riace rappresentano il nostro passato ma, come ogni cosa smarrita e poi ritrovata, incarnano anche i desideri di futuro, di pace e di bellezza che animano da sempre il genere umano.

I bronzi di Riace
La bocca di uno dei Bronzi di Riace

Note di regia

Alessandra Cataleta e Fabio Mollo

In una lectio magistralis tenuta all’università della Calabria, il filosofo e critico d’arte Georges Didi-Huberman afferma che i desideri inconsci sono desideri arcaici di ciò che ancora non sappiamo, quindi desideri di futuro. Si può intravedere il futuro guardando due statue di 2500 anni fa? L’arte sospende il tempo, mescolando passato, presente e futuro. Ed è per questo anacronistica. In “Semidei” materiale di repertorio del passato e materiale originale contemporaneo si alternato e si mescolano, provando a creare un unico presente lungo 2500 anni e a immaginare il futuro. Perché oggi è del futuro che abbiamo più paura, non del passato. I Bronzi sono lo spazio, e quindi i luoghi che hanno attraversato dal momento della loro creazione fino al ritrovamento in Calabria. Un paesaggio che si apre lungo la loro pelle di bronzo, si fonde con essa, diventando una cosa unica, forte, meravigliosa, complessa e fragile al tempo stesso, che deve essere protetta. Sono i due fratelli Eteocle e Polinice che si uccidono a vicenda per la stessa corona e sono anche i santi Cosma e Damiano, protettori di Riace e della sua gente. Sono soprattutto esseri umani, in carne e ossa: una giovane donna di Riace che lotta per la sua emancipazione oggi, così come Adele Cambria ha fatto durante la sua attività di giornalista e intellettuale; uno studioso di fama internazionale che ha dedicato la sua intera vita allo studio delle statue, così come un ragazzo Rom di Lamezia Terme che le vede per la prima volta; il sub romano che li ha tirati fuori dal fondo del mare, così come i quattro adolescenti di Riace che hanno creduto di averli visti per primi. I Bronzi siamo tutti noi che, nel corso dei secoli, li guardiamo, estasiati, rapiti: ci riflettiamo sulla superficie della loro pelle metallica e vediamo noi stessi riflessi, o meglio ancora, il desiderio che abbiamo di noi stessi. Ed è per questo che sono Semidei. Questo film è una lettera d’amore alla Calabria e alla sua gente, a cui I Bronzi hanno affidato il messaggio di pace che custodiscono, e di cui l’intera umanità ha bisogno, oggi più che mai.

Recensione di Semidei

Un lungometraggio, che sia un documentario o che sia di finzione, quando poggia la sua narrazione su un tema di rilevanza storica e attuale, va sempre applaudito, anche quando il risultato finale non è dei migliori. Esistono molte pellicole di genere che intrattengono, ma rari sono i lungometraggi che tentano di far riflettere nel profondo lo spettatore. Alessandra Cataleta e Fabio Mollo in Semidei ci provano, ma commettono un errore che la pellicola, alla lunga, paga: il voler raccontare troppo senza riuscire a trovare, sia nel montaggio che nella fase di scrittura, il giusto approccio drammaturgico e strutturato per raccontare questo viaggio filosofico – storico. La storia di fatto si perde nei suoi numerosi archi narrativi tra loro connessi attraverso una concezione filosofica pacifista. Semidei si muove dentro un continuo e incessante viaggio, non lineare, tra presente e passato. La pellicola intende raccontarci la storia della Calabria (e forse del mondo in generale) compiendo un viaggio tra istanti storici come gli eventi mafiosi, l’approfondimento sulla dimenticata guerriglia civile di Reggio Calabria degli anni ’70 e il ritrovamento dei Bronzi di Riace, e istanti di quotidianità del 2022 quando Riace ci appresta a festeggiare il 50esimo dal ritrovamento dei due guerrieri. Il duo regista sceglie un gruppo eterogeno di personaggi, che vivono in Calabria, per raccontare e raccontarci il passato e soprattutto il presente storico, così veniamo catapultati nella storia di una giovane ragazza che è vittima di bullismo per il suo colore della pelle africano, oppure seguiamo la storia di un musicista Rom che vede nei due guerrieri delle divinità greche cadute sul mare e trasformatosi in bronzo. L’intervista che il regista Fabio Mollo intrattiene con il giovane Rom ci mostra, anche, cosa vuol dire essere omosessuale nella terra del sud Italia, e che se si è omosessuali l’unica possibilità è quella di scappare da quel territorio, che non accetta questa forma “d’amore”, ma che vive ancora dentro una concezione tradizionalistica familiare, non accettando il diverso. In seguito veniamo condotti nella storia di una giovane donna ucraina scappata con la sua famiglia in Calabria, a causa della guerra Russia – Ucraina – NATO che ha devastato la sua nazione, distruggendola e causando vittime innocenti. Questi sono archi alquanto interessanti, ma che vengono raccontati con estrema superficialità, anche a causa della pochezza di tempo per approfondire le storie di ognuno di questi “intervistati”, visto che la pellicola vuole narrare tanto ma lo fa in solo 1h e 34 minuti, trascurando elementi importanti riguardo le vite di queste persone.

Il documentario possiede, come scritto sopra, una struttura non lineare (forse era meglio adottarla) e si muove tra le varie epoche, portando avanti una concezione: l’uomo continua a combattere contro i suoi fratelli. Questa concezione avvolge tutto ciò che accade a Reggio Calabria, dalla disputa economica sul ritrovamento dei Bronzi, fino allo scontro Russia – Ucraina, o alle forme di cattiveria che le persone hanno contro i loro simili, vedi la rivolta civile a Reggio o le forme di non accettazione del diverso: omosessuale o di razza divergente. La domanda che dunque ci pone il duo regista è: l’uomo riuscirà mai a imparare? Riuscirà a trarre un beneficio simbolico dal ritrovamento dei due Giganti, che rappresentano due fratelli in perenne lotta tra di loro, disposti a ucciderci a vicenda? I Bronzi di Riace rappresentano l’umanità, che continua a perpetrare brutalità e crimini contro sé stessa, contro i suoi fratelli, dando il là a un incessante lotta che dura, proprio come quella dei giganti, da secoli e secoli. In questo senso, la pellicola crea una connessione simbolica tra i due “guerrieri” e la storia di Reggio Calabria, e proprio attraverso questa connessione i due registi si muovono per trasportarci in questo viaggio filosofico, che unisce passato, presente e futuro.

L’elemento di maggior riuscita e interesse, però, riguarda proprio i Bronzi. La prima parte del racconto indaga con attenzione la scoperta dei due giganti in posa da combattimento. Veniamo catapultati nel 1972 quando Stefano Mariottini (a sua volta intervistato), un giovane sub romano, scopre queste statue a una profondità di otto metri, quando intravide un braccio sinistro sbucare dal fondale marino. Il braccio è poi quello della cosiddetta Statua A. Interessante e ben realizzata è la scelta dei materiali d’archivio che ben raccontano la storia dei bronzi, dalla loro scoperta, fino alla loro disposizione in svariati musei, prima a Firenze, poi a Roma e infine nella loro terra, in Calabria, dove sono stati rinvenuti. La pellicola, successivamente, mentre racconta l’attualità di Reggio, fa degli excursus storici attraverso le voci di esperti archeologici, che vanno a narrare il processo di conservazione delle due statue e le varie ipotesi riguardo al mistero sulla loro origine. Riguardo ai Bronzi, l’unica stonatura è l’assenza, a livello narrativo, della festa a loro dedicata per celebrare il 50esimo anniversario dal loro ritrovamento. Questa parte andava mostrata dettagliatamente, a mio avviso.

Fotogramma di Semidei
Fotogramma di Semidei

In conclusione

Il lungometraggio “Semidei” rappresenta un ambizioso tentativo di esplorare temi di rilevanza storica e attuale attraverso una struttura narrativa non lineare e una varietà di archi narrativi. Mentre cerca di far riflettere lo spettatore sulla natura umana e sulla sua propensione a combattere contro i suoi simili, il film affronta temi come la violenza mafiosa, la guerra Russia-Ucraina, il bullismo, l’omofobia e la diversità etnica. Nonostante questi intenti encomiabili, il risultato finale risente di alcune carenze nella struttura e nella profondità delle storie raccontate

Note positive:

  • Ambizione nell’affrontare temi di rilevanza storica e attuale.
  • Scelta efficace dei materiali d’archivio per narrare la storia dei Bronzi di Riace e la loro scoperta.
  • Tentativo di collegare il passato e il presente attraverso una concezione filosofica sulla natura umana e la propensione alla violenza.
  • Rappresentazione di una varietà di storie e personaggi che affrontano questioni importanti come il bullismo, l’omofobia e la diversità etnica.

Note negative:

  • Struttura narrativa non lineare che talvolta rende difficile seguire le connessioni tra le diverse storie.
  • Superficialità nell’approfondimento delle storie dei vari personaggi a causa della limitata durata del film.
  • Assenza di una rappresentazione dettagliata della festa dedicata ai Bronzi per celebrare il loro 50º anniversario.
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