You 5 (2025). Perchè non cambiare mai schemi narrativi?

Recensione, trama e cast della quinta stagione di You (2025), l’atto finale di Joe Goldberg tra ossessioni amorose e un epilogo inevitabile.

Condividi su

Trailer di “You 5”

Informazioni sulla stagione e dove vederla in streaming

Liberamente ispirata alla saga di romanzi scritti da Caroline Kepnes tra il 2014 e il 2023, incentrata sul serial killer romantico Joe Goldberg, You—che stagione dopo stagione si è sempre più distaccata dalla trama letteraria—giunge alla sua conclusione nel 2025 con la quinta e ultima stagione. Composta da dieci episodi, sarà distribuita su Netflix a partire dal 24 aprile 2025.

A guidare la serie in questo capitolo finale vi è un importante cambiamento. La storica showrunner e co-creatrice Sera Gamble, che ha ideato la serie insieme a Greg Berlanti e ne ha ricoperto il ruolo di showrunner fin dalla prima stagione, ha lasciato il progetto al termine della quarta. A prenderne il posto è Michael Foley, già produttore esecutivo della serie, che affiancherà Berlanti nel ruolo di showrunner per quest’ultimo arco narrativo dedicato al serial killer di New York.

Mentre mi allontano dal quotidiano ruolo di showrunner per dedicarmi a nuovi progetti, provo una profonda gratitudine per il co-creatore e mente brillante Greg Berlanti, per Caroline Kepnes, per i miei amici di Berlanti Productions e Alloy Entertainment, e per i nostri fidati partner di Warner Bros e Netflix. Realizzare questa serie insieme a un team straordinario—autori, produttori, registi, cast e troupe—è stato un onore e un’esperienza incredibilmente appagante. Mi sento fortunato ad aver lavorato con un artista così talentuoso e sensibile come Penn Badgley. Sono orgoglioso di ciò che abbiamo costruito e considero un privilegio poter passare il testimone. Non vedo l’ora di sostenere e seguire il team di You mentre conduce il viaggio di Joe Goldberg alla sua deliziosamente contorta conclusione.

Sera Gamble

Come in tutte le precedenti stagioni, anche nella quinta You introduce nuovi personaggi, ampliando il cast con nuovi attori e attrici che entrano a far parte del progetto. Tra questi troviamo Frankie DeMaio, al suo debutto nel mondo della settima arte; Griffin Matthews (“Your Place or Mine”, “Dear White People”); Anna Camp (“Unbreakable Kimmy Schmidt”, “The Lovebirds”); Pete Ploszek (“Babylon“, “Captain Marvel”); e Madeline Brewer (“The Handmaid’s Tale“, “Le ragazze di Wall Street – Business Is Business”).

Trama di “You 5”

Tre anni dopo essersi trasferito da Londra a New York, la sua patria, Joe Goldberg sembra aver finalmente trovato una propria stabilità. Grazie al matrimonio con la potente CEO della Lockwood Corporation, è diventato un membro rispettato dell’alta società, lodato per la sua immagine impeccabile di marito devoto e padre esemplare. Lontano dalla sua vita da commesso in una piccola libreria e dai suoi errori del passato, Joe gode di fama e privilegi, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Principe Azzurro” dall’adorante pubblico newyorkese.

Ma dietro questa facciata perfetta si cela una verità ben più complessa. Il nuovo status sociale lo porta a muoversi in un mondo dominato da ricchi imprenditori e affascinanti creativi, ma soprattutto dagli spietati membri della famiglia Lockwood, tra cui le gemelle Reagan e Maddie (Anna Camp), assetate di potere. Mentre Joe cerca di trovare il proprio posto in queste dinamiche, avverte una crescente inquietudine. Il lusso dell’Upper West Side, però, non lo soddisfa e la sua natura lo spinge a tornare nei luoghi legati al suo passato, come la sua vecchia libreria, ormai abbandonata e coperta di polvere.

Qui, nel posto che ha segnato la sua vita, incontra Bronte (Madeline Brewer), una giovane donna che si intrufola di nascosto per leggere e sottrarre libri. Bronte, proprio come Joe, è una grande appassionata di romanzi e sogna di diventare una scrittrice. È grazie a questa passione comune che Joe comincia a riconsiderare la propria identità, mentre la sua vita da miliardario e il suo matrimonio iniziano a vacillare.

Con la sua fama in ascesa e i social media che amplificano ogni suo gesto, Joe fatica a mantenere il controllo sulla propria immagine e, soprattutto, sulla propria identità. Il suo passato non può essere cancellato facilmente, e i fantasmi che pensava di aver sepolto tornano a tormentarlo, mettendo alla prova le sue relazioni e le sue convinzioni. Tra vecchie ossessioni e nuove sfide, il percorso che sta seguendo potrebbe condurlo a un epilogo ben diverso da quello che aveva immaginato.

Recensione di “You 5”

Nell’andare a effettuare un’analisi della quinta stagione di You, trovo alcune difficoltà oggettive. Se da un lato la stagione possiede indubbi elementi di valore, con un finale drammaturgico che conferisce senso e coerenza narrativa al percorso di Joe Goldberg, dall’altro il problema risiede nel modo in cui si giunge a tale epilogo. La sceneggiatura appare mal sviluppata, con una scrittura poco incisiva e archi narrativi dei personaggi che risultano fragili, spesso al limite del ridicolo. I cambiamenti repentini nel modo di pensare e interpretare il mondo circostante rendono alcuni personaggi incoerenti—un istante prima sembrano convinti di A, quello successivo di B. È il caso di Kate Galvin e, soprattutto, di Bronte, un personaggio inizialmente affascinante ma che, con il procedere degli episodi, si rivela sempre più sconclusionato e poco verosimile. Più che appartenere al mondo reale, Bronte sembra uscita da un universo letterario e fantastico.

La sua complessità interiore è evidente, ma la scrittura che ne definisce la relazione con Joe appare forzata, costruita su eccessivi stereotipi letterari e femministi. L’intera stagione scivola in una narrazione colma di luoghi comuni legati al mondo sentimentale-romantico—dal Principe Azzurro ai vampiri—e si nutre di cliché e frasi fatte dal sapore femminista. Un femminismo che, per quanto coerente con le tematiche della serie, viene inserito in modo superficiale e poco incisivo. La stagione, a tratti, sembra voler costruire una favola buonista dal gusto femminista, nel tentativo di enfatizzare un concetto giusto e interessante—la forza delle donne e la loro capacità di reinventarsi—ma lo fa in modo poco tridimensionale e privo di originalità. In questo contesto, l’unica figura maschile positiva appare essere Teddy, fratellastro di Kate, un uomo appartenente alla comunità LGBTQIA+, che possiede un forte baricentro morale e riesce a mantenersi sulla retta via, senza lasciarsi, più di tanto, trascinare dalle dinamiche disoneste della famiglia Lockwood.

Bronte e Joe. Un duo che non decolla

Questa ultima stagione ruota attorno alla relazione tra Bronte e Joe, una dinamica che, purtroppo, non raggiunge la stessa riuscita delle precedenti, a causa di una scrittura del personaggio femminile priva del carisma e dell’attrattiva scenica delle altre compagne di Joe. Dall’indimenticabile Guinevere Beck alla sorprendente e folle Love Quinn, fino alla miliardaria Kate Galvin, i personaggi femminili delle stagioni precedenti possedevano una presenza narrativa ben delineata—cosa che Bronte non riesce mai davvero a ottenere. Anche la prova attoriale di Madeline Brewer, nei panni di Bronte, appare poco convincente. Per quanto l’attrice riesca a trasmettere le emozioni del suo personaggio—tra smarrimento, confusione ed euforia—queste non emergono mai in maniera davvero incisiva. Madeline Brewer è indubbiamente un’ottima interprete, come dimostrato nel ruolo di Janine in The Handmaid’s Tale, ma in You 5 fatica a entrare pienamente nei panni di Bronte in modo credibile. Parte del problema risiede nella sceneggiatura, ricca di dialoghi talvolta carichi di cliché, ma anche nella prova attoriale mediocre e poco riuscita di Penn Badgley, che appare decisamente disorientato nel restituire l’essenza di questo Joe Goldberg, e che non aiuta, minimamente, Madeline Brewer, nell’entrare nel suo ruolo.

In questa stagione, anche il personaggio di Joe risulta meno incisivo, perdendo parte della complessità che lo aveva contraddistinto nelle precedenti. Se in passato il suo conflitto interiore—tra il desiderio di essere una persona migliore e la sua natura ossessiva e manipolatrice—veniva esplorato con maggiore profondità, quest’ultimo arco narrativo si concentra quasi esclusivamente sulla piena accettazione del suo lato più oscuro, entrando in contraddizione con le premesse stabilite nel finale della quarta stagione.

Inoltre, la narrazione sembra riproporre costantemente il medesimo schema: la sua ricerca dell’amore e la distorta missione di “salvare” l’amata, senza però un’autentica introspezione capace di giustificare pienamente questa evoluzione. La mancanza di nuovi spunti narrativi contribuisce a rendere il personaggio meno sfaccettato e a indebolirne l’arco di trasformazione.

La quinta stagione ripropone il rapporto tra Joe e suo figlio, un elemento che, nella terza stagione, aveva rappresentato uno dei punti più interessanti della sua evoluzione. L’introduzione della paternità aveva aggiunto una nuova dimensione alla sua caratterizzazione, suggerendo la possibilità di un cambiamento. Il conflitto tra il suo istinto ossessivo e manipolatore e il desiderio di offrire al figlio una vita migliore aveva arricchito la sua psicologia, generando una tensione interna che poteva condurlo a una crescita, o quantomeno a una riflessione più profonda sulla propria natura.

Tuttavia, in questa ultima stagione, tale tematica viene trattata in modo marginale, quasi accantonata, compromettendo la coerenza della sua evoluzione. Il distacco da suo figlio sembra più una necessità narrativa che una scelta costruita organicamente: la sofferenza e il peso emotivo di questa separazione non vengono esplorati con sufficiente profondità. Di conseguenza, l’accettazione del proprio lato mostruoso da parte di Joe appare meno contrastata, meno problematica, perché viene eliminato uno degli elementi che avrebbero potuto fungere da freno alla sua discesa definitiva nella sua ossessione.

Questa scelta narrativa priva il personaggio di una sfumatura emotiva fondamentale, rendendolo meno complesso rispetto alle stagioni precedenti. Senza il conflitto interiore legato al suo ruolo di padre, Joe diventa più prevedibile, meno tormentato e, in un certo senso, meno affascinante.

I medesimi schemi narrativi alla lunga stufano

Nonostante le evidenti problematiche della stagione—dalla caratterizzazione superficiale dei personaggi secondari agli errori di scrittura che compromettono la coerenza narrativa—la serie riesce comunque a mantenere un certo grado di coinvolgimento, soprattutto grazie a una regia solida e a un ritmo ben calibrato. La scelta di tornare alle origini riportando la narrazione a New York e alla libreria di Joe è un elemento efficace per i fan di lunga data, poiché riprende scenari e atmosfere familiari che hanno contribuito al successo iniziale della serie. Inoltre l’aver creato una drammaturgia rimettendo al centro la figura di Guinevere Beck risulta alquanto affascianante.

Tuttavia, il problema principale risiede nella ripetitività degli schemi narrativi. La struttura drammaturgica adottata, che vede Joe ossessionarsi per una nuova figura femminile e avviare la sua solita spirale autodistruttiva, ormai risulta prevedibile e priva di reali evoluzioni. L’intreccio avrebbe potuto beneficiare di un maggiore approfondimento psicologico del protagonista e di una deviazione rispetto alle dinamiche già esplorate nelle stagioni precedenti. Ad esempio, un’indagine più complessa sulle sue motivazioni, sulla sua capacità (o incapacità) di cambiare, o sull’impatto delle sue scelte sui personaggi attorno a lui avrebbe aggiunto nuove sfumature alla narrazione.

Il ritorno agli elementi iconici della prima stagione è certamente un espediente efficace dal punto di vista nostalgico, ma senza una revisione strutturale che offra nuove prospettive, il rischio è quello di trasformare la serie in una ripetizione ciclica delle stesse tematiche. Un’opportunità sprecata per un’evoluzione più ambiziosa della storia.

Difatti, analizzando l’intera serie, emergono due errori grossolani compiuti dagli showrunner. Se la serie Dexter aveva fallito nell’approfondire il protagonista in una dimensione domestica, con una quarta stagione intensa ma che segna la fine di un’ottima serie, la stessa problematica emerge in You. Anche qui si nota l’incapacità di descrivere la figura di un serial killer all’interno di una routine familiare. In Dexter la moglie Rita viene eliminata nella quarta stagione, mentre in You, prima Love Quinn, poi Kate, vengono messe da parte, dal protagonista, seppur con modalità differenti, a favore di una nuova fiamma amorosa.

La mia riflessione: perché gli showrunner non hanno mai dato una stabilità al protagonista? Perché non sono riusciti a esplorare Joe all’interno di una relazione di coppia, per quanto disfunzionale? Perché ricadere sempre nei soliti schemi narrativi, che alla lunga diventano ripetitivi e prevedibili?

Secondo me, il vero errore della serie è stato eliminare Love Quinn, smantellando una coppia che, visivamente e narrativamente, funzionava molto bene sullo schermo. Gli sceneggiatori dell’epoca avrebbero dovuto approfondire questa relazione, sviluppandola in modo tale da farla durare più stagioni, creando qualcosa di originale e stimolante per il piccolo schermo. Ma se così non è stato, perché non farlo con Kate? Nella quarta stagione vediamo nascere questo legame, mentre nella quinta Joe sembra voler liberarsi di lei. Perché non provare a mantenere il protagonista dentro questa relazione, trovando percorsi narrativi innovativi per giungere comunque al medesimo finale di serie?

Era davvero necessario introdurre il personaggio di Bronte? Secondo me, no. La storia avrebbe potuto condurre Joe alla sua conclusione senza l’ennesima donna di cui ossessionarsi, mantenendolo invece confinato nella sua sfera di coppia, affrontando la complessità di un amore tossico e malato. Dunque You si rivela un’occasione mancata, incentrata su un protagonista che vuole solo essere amato per ciò che è. E sotto questa prospettiva, il personaggio di Love Quinn era, probabilmente, la sua vera anima gemella, perchè lei era l’unica in grado di accettarlo realmente per quello che era.

In conclusione

La quinta stagione di You conclude l’arco narrativo di Joe Goldberg con un epilogo coerente, ma il percorso che porta a tale finale risulta frammentato e poco incisivo. La scrittura della stagione, ricca di stereotipi e cliché, penalizza alcuni personaggi, soprattutto Bronte, compromettendo l’efficacia della narrazione.

Note positive

  • Finale interessante riferito a Joe Goldberg
  • Buon ritmo narrativo e regia discreta
  • Scenografie suggestive con il ritorno alla libreria e a New York

Note negative

  • Personaggi incoerenti e poco sviluppati
  • Dialoghi carichi di cliché sentimentali e femministi
  • Ripetizione dei medesimi schemi narrativi

L’occhio del cineasta è un progetto libero e indipendente: nessuno ci impone cosa scrivere o come farlo, ma sono i singoli recensori a scegliere cosa e come trattarlo. Crediamo in una critica cinematografica sincera, appassionata e approfondita, lontana da logiche commerciali. Se apprezzi il nostro modo di raccontare il Cinema, aiutaci a far crescere questo spazio: con una piccola donazione mensile od occasionale, in questo modo puoi entrare a far parte della nostra comunità di sostenitori e contribuire concretamente alla qualità dei contenuti che trovi sul sito e sui nostri canali. Sostienici e diventa anche tu parte de L’occhio del cineasta!

Review Overview
Regia
Fotografia
Sceneggiatura
Colonna sonora e sonoro
Intepretazioni
Emzioni
SUMMARY
3.0
Condividi su
Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.