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Bestia
Titolo originale: Beast
Anno: 2021
Paese: Cile
Genere: Animazione, Storico
Produzione: Maleza Studio, Trebol 3
Distribuzione: Miyu Distribution
Durata: 16 min.
Regia: Hugo Covarrubias
Sceneggiatura: Hugo Covarrubias, Martin Erazo
Fotografia: Hugo Covarrubias
Montaggio: Hugo Covarrubias
Musiche: Angela Acuña
Animatori: Hugo Covarrubias, Matias Delgado, Constanza Wette
Bestia, di Hugo Covarrubias, racconta la dittatura militare in Cile attraverso una delle sue più fredde protagoniste: Ingrid Olderöck, ufficiale della polizia segreta cilena che, quando non impegnata nelle torture, si diverte a giocare con il proprio cane.
Vincitore di numerosi premi fra cui quello al miglior cortometraggio agli Annie Awards è stato candidato anche in altre rassegne fra cui i premi Oscar, sempre nella categoria miglior cortometraggio animato.
Trama di Bestia
“Dentro ogni bestia vive una vittima”.
Hugo Covarrubias. Estratto dall’intervista su Solomonos
Ingrid Olderöck si trova su un aereo che sta lasciando il Cile di Pinochet; il volto sfigurato da un buco vicino alla tempia destra. Con un salto temporale torniamo indietro nel tempo, al 1981 per la precisione, e seguiamo le giornate apparentemente monotone di questa donna fra casa, lavoro e relax con il suo cane. Sembra tutto normale. Una donna che trascorre una vita abitudinaria, sennonché Ingrid è tutt’altro che una donna tranquilla; la donna è un’ufficiale della DINA (la polizia segreta durante la dittatura di Pinochet) che fa uso dei metodi più terribili per torturare i prigionieri arrivando anche a servirsi del proprio cane Volodia.
Questa sua vita, evidentemente spaccata a metà, non solo la rende paranoica, ma le causa notevoli e vividi incubi. Da una vita del genere è impossibile uscirne senza conseguenze, anche non pagando per i propri crimini

Recensione di Bestia
Bestia è un corto sottilmente potente, brutale nella sua durezza, in cui fotografia e montaggio trascinano in un vortice di sgomento, e la stop motion, con i pupazzi in resina poliuretanica che volutamente richiamano la porcellana, sottolineano la fredda spietatezza della protagonista e degli altri agenti della DINA nel compiere le torture. Salvo pochissimi momenti, non traspare nulla dai vari personaggi: questo compito sembra essere demandato allo spettatore che fra immagini e una colonna sonora ridotta all’osso, finisce per essere travolto da un racconto che spazia fra il sogno e la realtà, in cui le atrocità commesse dalla Olderöck sono mostrate per pochi secondi e presentano il conto nella sua testa, mentre sogna. Impossibile empatizzare con la protagonista (e non è quello, naturalmente, lo scopo di Covarrubias & Co.) ma è davvero interessante come possano bastare appena sedici minuti per essere calati in un periodo storico travagliato indagando la non biografia (come si può leggere sotto) di una persona terribile che, tra l’altro, non ha mai veramente pagato per i reali crimini che ha commesso.

In definitiva, non è una biografia di Ingrid Olderöck, ma piuttosto una visita alla sua vita segreta, al suo rapporto con il suo cane, alle sue paure e frustrazioni, che alla fine sono la radiografia di un Paese fratturato, un Paese pieno di ferite che non sono ancora vicine alla guarigione.
Più che altro, utilizziamo il suo caso come espediente per parlare di male, ovviamente senza entrare in empatia con la persona, ma cercando di capire che tipo di frustrazioni può avere una persona così cattiva e se questo male è ereditato.
Hugo Covarrubias, in un altro estratto dall’intervista su Solomonos
In conclusione
Note positive
- La realizzazione dei vari personaggi del corto
- Il sostanziale mutismo di tutti i personaggi
- La colonna sonora di Angela Acuña, ridotta all’osso
- Il mescolarsi di sogno e realtà
- Le poche “emozioni” della protagonista
Note negative
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