Briganti – Prima stagione (2024). L’oro del Sud

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Trailer di Briganti

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Nel 2024 Netflix ha deciso di puntare con forza sulle produzioni originali italiane. Nel corso dell’evento See What’s Next, il colosso dello streaming americano aveva annunciato l’intenzione di produrre e distribuire sulla piattaforma svariate pellicole e serie italiane come prodotti originali del suo catalogo, mostrando un interesse rivolto al nostro paese come non è mai avvenuto precedentemente. Per quanto concerne i lungometraggi, sono stati annunciati svariati titoli tra cui spiccano “Il treno dei bambini” per la regia di Cristiana Comencini e “Fabbricante di lacrime” di Alessandro Genovesi. Per il mondo seriale troviamo un bel po’ di titoli tra cui “Storia della mia famiglia” diretto da Claudio Cupellini, “Adorazione” di Stefano Mordini e “Il Gattopardo” con Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli e Deva Cassel. Inoltre, c’è la serie “Supersex” ideata da Francesca Manieri e “Briganti”, prodotta da Fabula Pictures in associazione con Los Hermanos s.r.l., e sceneggiata da GRAMS, il collettivo composto da Antonio Le Fosse, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol.

“Briganti”, intitolata all’estero con il titolo “Brigands: The Quest for Gold”, debutta sulla piattaforma streaming il 23 aprile 2024 con sei episodi che compongono la prima stagione della serie, che vede nei panni dei protagonisti Michela De Rossi (Io e Spotty, 2022; La terra dell’abbastanza, 2018 e la serie Django, 2022-23), Matilda Anna Ingrid Lutz, conosciuta per le sue interpretazioni in Revenge (2017), The Ring 3 (2017) e Reptile (2023), Federico Ielapi (Quo vado?, 2016; Pinocchio, 2019) e Ernesto D’Argenio (Rocco Schiavone; 2016-23; Le confessioni; 2016). Alla regia troviamo Steve Saint Leger (Vikings 2017-20; Vikings: Valhalla, 2022; Barbari, 2020), Antonio Le Fosse (Baby) e Nicola Sorcinelli (Milosc).

Trama di Briganti

Nel 1862, nel Sud Italia, due anni dopo l’unificazione del Paese, Filomena, una ragazza nata povera e rimasta orfana, vive in un modesto villaggio contadino. Sperando di cambiare il corso infelice della sua vita, accetta di sposare Clemente, un ricco del luogo. Tuttavia, ben presto scopre che dietro il suo nuovo status sociale si cela un marito aggressivo e oppressivo, che la tratta con disprezzo. Orgoglioso del suo potere, Clemente è incaricato dai Piemontesi di proteggere una mappa che rivela le rotte dell’oro sottratto a Palermo e diretto in Piemonte, oltre a svelare l’ubicazione del misterioso Tesoro del Sud, un vero e proprio tesoro leggendario. Questa mappa suscita l’interesse del misterioso Giuseppe Schiavone, noto come Sparviero, un abile cacciatore di taglie che non esita a tradire per ritirare la taglia sulla loro testa.

Una sera, dopo l’ennesimo brutale sopruso del marito, Filomena, piena di rabbia e disperazione ruba la mappa e fugge nei boschi nella speranza di incontrare Michelina di Cesare, un’icona della lotta per la libertà del sud Italia. Tuttavia, la donna viene catturata dalla spietata banda di briganti “Monaco”, guidata da Pietro e Ciccilla, famosa per la sua brutalità. Nonostante sembri inevitabile il suo destino, Filomena, con determinazione e astuzia, conquista la fiducia dei briganti e si unisce alla loro causa. La storia di Filomena si intreccia con quella del misterioso Schiavone, che deve stringere un’alleanza con i Monaco e con la ragazza per poter trovare l’oro leggendario. Sulle tracce della donna, però, ci sono anche i temibili Piemontesi che intendono riprendersi la mappa. A capo dei Piemontesi, coloro che stanno occupando il Sud e il Regno d’Italia, c’è il generale Fumel, rappresentante senza scrupoli del nuovo Regno d’Italia. L’uomo manovra le bande di briganti per scatenare conflitti tra di loro. Il suo obiettivo principale è indebolire la fama di Michelina, la cui leggenda popolare promette di liberare il Sud dagli oppressori. In questa lotta implacabile tra potere e libertà, tutti cercano di impossessarsi dell’oro, ma nessuno è disposto a cedere: il destino del Sud Italia è nelle mani dei briganti.

Orlando Cinque, Ivana Lotito, Michela De Rossi, Matilda Lutz, Marlon Joubert in Briganti
Orlando Cinque, Ivana Lotito, Michela De Rossi, Matilda Lutz, Marlon Joubert in Briganti

Recensione di Briganti

Il collettivo GRAMS realizza una serie crime-western che si rifà a eventi realmente accaduti e a personaggi realmente esistiti per creare una storia romanzata di pura azione incentrata però su tematiche fondamentali per la comprensione della storia italiana, come i motivi della cosiddetta “questione meridionale”. Il tutto viene realizzato effettuando un attento lavoro di mixaggio tra eventi reali, personaggi reali e una sana dose d’inventiva, a tratti eccessiva. La serie è ambientata due anni dopo l’unificazione italiana e va a raccontare uno spaccato storico italiano poco trattato e poco conosciuto, anche a causa della letteratura e della cinematografia che spesso e volentieri si concentrano sulla narrazione delle grandi gesta di Garibaldi e dei Mille, ma che malvolentieri si soffermano a narrare gli eventi successivi alla nascita del Regno d’Italia. Cosa è cambiato realmente per i cittadini dopo l’unificazione? Il popolo del sud ha accettato senza problemi questo cambiamento epocale? La situazione economica sociale del sud è mutata? Le promesse di Garibaldi sono state rispettate? L’Italia si è veramente Unita in un unico regno?

La risposta è ovviamente che nel Sud d’Italia le cose non hanno fatto altro che peggiorare, se era possibile. “Briganti” ci racconta il malcontento del sud Italia ex-borbonico, dove uomini e donne vivevano nel 1862 in una situazione di fame e miseria, dove le promesse garibaldiane di un miglioramento sociale non si sono attualizzate. Successivamente all’unificazione italiana, il sud si è trovato sotto l’autorità dei Piemontesi, coloro che hanno preso l’autorità del Regno d’Italia e che invece di aiutare il Sud non hanno fatto altro che spolparlo a livello economico, privando il terreno dei suoi stessi denari che sono stati prelevati dalle banche e inviati in quel del Piemonte, dove Torino era la capitale del regno. In questa situazione complessa, alla base della “questione meridionale”, in quei territori meridionali continentali ex-borbonici è scoppiato un vero e proprio malcontento sociale che ha dato il là allo sviluppo di numerose bande di briganti, uomini e donne che hanno lottato contro il Regno d’Italia per liberarlo dalla morsa dei Piemontesi. Illustri briganti storici come Filomena Pennacchio (San Sossio Baronia, 6 novembre 1841 – Torino, 17 febbraio 1915), Giuseppe Schiavon, soprannominato Sparviero (Sant’Agata di Puglia, 19 dicembre 1838 – Melfi, 28 novembre 1864), Michelina De Cesare (Caspoli, 28 ottobre 1841 – Mignano Monte Lungo, 30 agosto 1868), Pietro Monaco (Macchia di Spezzano Piccolo, 2 giugno 1836 – Pedace, 24 dicembre 1863) e la sua compagna Maria Oliverio, detta Ciccilla (Casole Bruzio, 30 agosto 1841 – Forte di Fenestrelle, 1879) sono raccontati all’interno della serie, le cui storie però sono state profondamente stravolte e connesse l’una all’altra al fine di creare una narrazione che richiamasse i nomi e le storie di alcuni dei briganti di maggior peso nazionale, ma che allo stesso tempo si distaccasse profondamente dalle loro vite reali, al fine di poter tracciare un nuovo percorso narrativo originale. Se ciò può essere giusto, in minima parte, avrei preferito e apprezzato maggiormente una maggiore fedeltà alla Storia vera e non una così marcata rivisitazione dei fatti storici. Magari una serie incentrata sulla vera Filomena Pennacchio e sulla sua storia d’amore con Giuseppe Schiavon sarebbe stata ugualmente interessante.

Oltre la storia vera 

La serie italiana possiede un suo profondo senso d’appartenenza storico-sociale, che appare ben realizzato anche nella costruzione scenografica e dei costumi presenti all’interno della produzione seriale. I costumi e le scenografie sono assolutamente pregievoli e riescono a farci entrare all’interno di questo meridione fatto di povertà e briganti. Anche le location scelte a Lecce, Melpignano, Altamura e Nardò appaiono corrette, con cittadine che rimandano a tempi passati, il tutto arricchito da ottimi paesaggi naturalistici che si adattano perfettamente al mood atmosferico della serie, marcatamente western. Questo genere impregna il tessuto narrativo della serie, oltre a ogni elemento visivo, scenografico, fotografico, di costume e di scelta delle location. Il Western di “Briganti” è lontano da quello iconico americano o alla Sergio Leone, che si concentrano su grandi battaglie all’ultimo proiettile. In queste sei puntate siamo affianco di uomini e donne che non hanno nulla di eroico, d’individui che lottano con le mani e i pugni per sopravvivere in quel mondo d’egoismo e di povertà, dove la banda è l’unica cosa che conta, fino a quando tradirla non risulta più vantaggioso per la propria pelle. Il Western qui presente è sporco, fatto di terra e di uomini rudi pronti a lottare per la propria vita e incolumità. La sceneggiatura stessa vive dentro questo genere poco trattato nella settima arte italiana. “Briganti” anche a livello prettamente narrativo si muove entro i contorni di un western d’avventura a tinte femministe, costruendosi intorno a svariate sottotrame narrative che concettualmente appaiono piuttosto interessanti e piene di potenziale, un potenziale che ahimè rimane più nella mente degli sceneggiatori che nella pratica del racconto, il quale soffre di problemi sceneggiativi ma non solo.  Ma quali sono le varie trame e sottotrame presenti nella serie?

  1. Il percorso di formazione di Filomena, da donna che subisce soprusi da parte del marito a donna libera e indipendente che diviene una leader nel mondo dei briganti, è da considerare come la trama portante del racconto, che pone al centro il personaggio di Filomena, interpretata discretamente, ma senza grande pathos, da Michela De Rossi.
  2. Una delle sottotrame, che si pone come elemento portante della serie, riguarda la leggenda del Tesoro del Sud. Si narra che i Mille abbiano sottratto ai cittadini del meridione i loro soldi dalle banche e li abbiano condotti in Piemonte, dove però questi denari non sono mai giunti. Filomena, Sparviero e Fumel sono alla ricerca di questi denari, intraprendendo una lotta per ottenerli a tutti i costi. Tale sottotrama è strettamente connessa allo sviluppo principale del racconto, incentrato sul percorso di formazione di Filomena e intimamente legato alla storia dell’oro.
  3. Una terza sottotrama, destinata a svilupparsi nella seconda stagione, riguarda la lotta del Sud contro il Regno d’Italia e, soprattutto, contro i Piemontesi. La storia, soprattutto negli ultimi due episodi, ci immerge nella lotta per la liberazione del sud, che vede coinvolta principalmente Michelina De Cesare, la quale diviene il simbolo della speranza del sud di ottenere il suo meritato risarcimento per tutti gli soprusi sociali e civili subiti.

Accanto a queste sottotrame, ne troviamo molteplici altre utili per approfondire i singoli personaggi. Tuttavia, perché nessun personaggio presentato risulta veramente interessante? La serie soffre di evidenti lacune nella sceneggiatura, dimostrando che gli sceneggiatori non sono stati in grado di trasformare le loro idee interessanti sulla carta in una storia articolata, ma hanno realizzato delle scene scritte male e dialoghi che non contribuiscono all’approfondimento dei personaggi presentati nelle sei puntate. Non ci sono solo difetti nei dialoghi; gli eventi che si susseguono nel corso delle puntate sono presentati in modo discutibile, con uno sviluppo confusionario ed eccessivamente frenetico, senza dare alla storia il tempo di respirare e di svilupparsi in modo organico. Ogni puntata è densa di eventi, narrati con superficialità e frenesia. Sei puntate risultano insufficienti per un materiale narrativo così complesso, ma non possiamo accettare questa resa. La serie mostra una certa confusione nell’esposizione dei fatti, evidente soprattutto nella sceneggiatura, ma a tratti anche nella regia, che in alcuni episodi non è all’altezza della situazione e fatica a farci comprendere appieno la situazione.

In conclusione

La serie “Briganti” offre una narrazione avvincente che mescola abilmente fatti storici e narrativa romanzata, esplorando una parte poco conosciuta della storia italiana post-unitaria. Tuttavia, nonostante gli sforzi nel portare alla luce eventi e personaggi storici trascurati, la serie soffre di lacune nella sceneggiatura e nell’esecuzione, con dialoghi e sviluppo degli eventi che risultano confusi e superficiali. Nonostante i suoi difetti, la serie riesce comunque a trasmettere un senso di appartenenza storico-sociale attraverso scenografie e costumi accurati, e offre spunti interessanti per esplorare tematiche come la questione meridionale e la lotta per l’indipendenza contro il dominio piemontese.

Note positive:

  • La serie esplora un periodo poco trattato della storia italiana, offrendo uno sguardo nuovo e coinvolgente sulla situazione del Sud dopo l’unificazione.
  • Ricostruzione storica accurata: Costumi, scenografie e location sono ben curati e contribuiscono a immergere lo spettatore nell’atmosfera del periodo.
  • Interessante mix tra eventi storici e finzione: La serie mescola abilmente eventi e personaggi reali con elementi di finzione, creando una narrazione avvincente e coinvolgente.
  • Ambientazione western autentica: Il genere western è ben rappresentato nella serie, con una narrazione sporca e realistica che si distingue dagli stereotipi.
  • Sottotrame intriganti: Le diverse sottotrame, come la ricerca del Tesoro del Sud e la lotta del Sud contro il Regno d’Italia, offrono molteplici punti di interesse e lasciano spazio a sviluppi futuri.

Note negative:

  • Sceneggiatura inconsistente: La serie soffre di problemi nella sceneggiatura, con dialoghi poco incisivi e eventi narrati in modo confusionale e frenetico.
  • Manca di approfondimento dei personaggi: Nonostante le diverse sottotrame, i personaggi non risultano pienamente sviluppati e interessanti, mancando di profondità e complessità.
  • Regia altalenante: In alcuni episodi, la regia non riesce a valorizzare pienamente la storia e a far comprendere al pubblico la situazione, compromettendo la fruizione dell’opera.
  • Eccesso di eventi e fatti: La serie cerca di condensare molti eventi in sole sei puntate, risultando in una narrazione affrettata e confusa che non permette alla storia di respirare e di svilupparsi adeguatamente.
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