Kursk (2018). Una storia di marinai e di marina militare 

Condividi su
Locandina di Kursk

Kursk

Titolo originale: Kursk

Anno: 2018

Nazione: Francia, Belgio, Lussemburgo

Genere: Storico

Casa di produzione: EuropaCorp, Belga Productions, VIA EST

Distribuzione italiana: Movies Inspired

Durata: 117 min

Regia: Thomas Vinterberg

Sceneggiatura: Robert Rodat

Fotografia: Anthony Dod Mantle

Montaggio: Valdís Óskarsdóttir

Musiche: Alexandre Desplat

Attori: Léa Seydoux, Colin Firth, Matthias Schoenaerts, Max von Sydow, Michael Nyqvist, Steven Waddington, Matthias Schweighofer, Gustaf Hammarsten, Joel Basman, Bjarne Henriksen

Trailer di Kursk

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Presentato in anteprima mondiale il 6 settembre 2018 al Toronto International Film Festival, in lingua inglese e russa, e successivamente distribuito nelle sale cinematografiche francesi, a partire dal 7 novembre 2023, Kursk è un lungometraggio storico basato sul libro “A Time to Die” di Robert Moore, basato sulla vera storia del disastro del K-141 Kursk, un sottomarino missilistico russo a propulsione nucleare del Progetto 949A Antey (classe Oscar II), che il 12 agosto del 2000 fu vittima di un brutale incidente mortale avvenuto nel Mare di Barents, durante un esercitazione navale della marina militare russa. L’esplosione verificatosi nel K-141 ha causato la morte dell’intero equipaggio, composto da 118 uomini. 

La pellicola, sceneggiata da Robert Rodat, doveva vedere alla regia Martin Zandvliet, che aveva già lavorato in un film di guerra nel 2015 dal titolo Land of Mine – Sotto la sabbia. Il cineasta dove un iniziale partecipazione ai lavori, abbandono il progetto. Il timone della regia così passo a Thomas Vinterberg, regista di fama mondiale apprezzato dalla critica grazie a film come Festen – Festa in famiglia (1998), Riunione di famiglia (2007) e Il sospetto (2012).  Il cast scelto dalla produzione risulta essere di alto profilo, difatti troviamo:  Léa Seydoux (Bastardi senza gloria, 2009; Midnight in Paris, 2011, La vita di Adele, 2013), Colin Firth (A Single Man, 2009; Il discorso del re, 2010; Il diario di Bridget Jones, 2001) e Matthias Schoenaerts (Un sapore di ruggine e ossa, 2012; Suite francese, 2014; Amsterdam, 2022). Kursk arriva nei cinema italiani dal 27 luglio 2023 grazie a Movies Inspired.

Trama di Kursk

Il 12 agosto 2000, il sottomarino missilistico K-141 Kursk si unisce alla Flotta del Nord della Marina Russa per svolgere un’esercitazione nel mare di Barents. Il sottomarino contiene al suo interno un armamento missilistico, tra cui il siluro HTP, un esplosivo piuttosto instabile che sta rapidamente riscaldandosi a causa di una probabile perdita di perossido d’idrogeno.

L’ufficiale di armi Pavel Sonin avvisa il comando russo del pericolo di un’esplosione, ma questi ignora le preoccupazioni dell’ufficiale. Poco dopo la comunicazione tra i due, il siluro HTP esplode prematuramente, uccidendo l’equipaggio presente nella sala armi e danneggiando il K-141, che affonda sul fondo del mare. A causa dell’elevata temperatura presente nella sala armi, anche i rimanenti missili esplodono, causando molteplici deflagrazioni e distruggendo gran parte dello scafo.

I pochi membri dell’equipaggio rimasti si radunano nello scompartimento a poppa, mentre il sottomarino continua a imbarcare sempre più acqua. A capo dei ventitré superstiti c’è il marinaio Mikhail Averin, che lotta con tutte le sue forze per poter tornare a casa e riabbracciare il figlio di cinque anni e la moglie Tanya, la quale aspetta un secondo bambino.

Matthias Schoenaerts e Léa Seydoux in Kursk (2018)
Matthias Schoenaerts e Léa Seydoux in Kursk (2018)

Recensione di Kursk

Narrato attraverso tre linee parallele, “Kurks” intende donare uno sguardo esaustivo sul tragico incidente avvenuto nell’agosto del 2000 al K-141. Girato con una onnipresente macchina a mano, Robert Rodat e Thomas Vinterberg creano un interessante incipit narrativo in grado di porre le basi drammaturgiche ed emozionali dell’intero lungometraggio. La riuscita emotiva del film si deve essenzialmente a questo incipit di quindici minuti, dove, attraverso un aspect ratio di 1.66:1, ci viene raccontata la vita familiare di un gruppo di marinai sulla terra ferma, ponendo un occhio di riguardo sia al racconto del senso di fratellanza tra un gruppo di marinai sia alla narrazione degli Averin. La prima scena della pellicola ci concentra, difatti, sul racconto sulle vite degli Averin, presentando la loro profonda armonia familiare. Assistiamo al piccolo Misha Averin giocare felicemente con il padre marinaio Mikhail Kalekov, interpretato con talento da Matthias Schoenaerts, e con la madre Tanya Averina, interpretata con grazia dall’attrice francese Léa Seydoux, in attesa del suo secondo figlio. Questi momenti caldi e familiari, presenti nell’incipit, ci permettono di entrare nel cuore della vicenda, creando un legame emotivo con i personaggi.

Successivamente, il film subisce un brusco cambiamento, sia a livello visivo che narrativo. L’aspect ratio abbandona l’inusuale 1.66:1 per abbracciare il più cinematografico 2.39:1, quando ci vengono presentate le truppe Nato e russe, con toni da guerra fredda. Questo cambio ci trasporta nel cuore dell’azione e delle decisioni cruciali che avranno un impatto, fondamentale, sulla sorte dei marinai intrappolati e sulle loro famiglie. Con l’entrata in scena dei militari, il lungometraggio sviluppa le tre linee narrative:

  1. La storia dei marinai a bordo del Kurks, che lottano per la sopravvivenza.
  2. La storia dei parenti dei marinai che cercano notizie concrete dal governo e dalla marina russa.
  3. La storia dei militari che devono decidere come intervenire in questa situazione inattesa senza creare un caso nazionale.

La linea 1 (come la chiameremo da ora in avanti) è assolutamente quella di maggior rilievo, grazie a una regia efficace nel raccontarci gli eventi tragici avvenuti all’interno del sottomarino Kursk. Le riprese, effettuate con la macchina a mano, ci permettono di stare accanto ai marinai grazie a dei piccoli piani sequenza che ci fanno immergere maggiormente nella dimensione tragica del sottomarino, un luogo avvolto dalla disperazione dei marinai e dall’odore della morte. Le esplosioni sono raccontate con attenzione e dettaglio, creando una fervente tensione narrativa, che si attenua nella parte post esplosione, in cui ci vengono mostrate le difficoltà di sopravvivere entro uno spazio angusto e freddo dove l’acqua è un pericolo mortale, riempiendo sempre di più spazio, entro quel luogo chiuso e privo d’aria. In tutto ciò noi siamo accanto a loro, con questi uomini che sperano di essere salvati. All’interno di questa linea narrativa troviamo Mikhail Kalekov e i suoi amici, che abbiamo conosciuto nell’incipit del racconto. Grazie al modo in cui sono stati presentati nei primi minuti, proviamo un sentimento di empatia verso di loro, tanto che soffriamo effettivamente per la loro tragica sorte, soprattutto per quella di Mikhail, un personaggio di cui comprendiamo perfettamente i propri dolori interiori. L’empatia che proviamo per loro rende il loro destino e la narrazione più toccante e tragica.

La linea seconda, invece, ci narra con estrema attenzione lo stato d’animo dei parenti dei marinai intrappolati, uomini e donne alla ricerca di notizie vere, notizie che però i militari russi non intendono rilasciare, fornendo notizie false su notizie false per nascondere le loro lacune di assistenza. In questa linea narrativa il personaggio di Tanya Averina emerge come un simbolo delle mogli e dei parenti dei marinai intrappolati nel sottomarino. Attraverso di lei sentiamo il dolore dei sopravvissuti e la disperazione per la perdita dell’amato marito e padre dei suoi figli, ma in lei, come anche nella altre donne in attesa, è presente una sensazione, onnipresente, di speranza, speranza che suo marito possa tornare a casa sano e salvo, in qualche modo. In questa parte è interessante anche la scrittura riguardo al figlio degli Averin, un bambino silenzioso ma che comprende bene ciò che sta accadendo intorno a lui. Ottima è l’interpretazione del giovane attore Artemiy Spiridonov, che interpreta questo ruolo con grande carisma.

La linea narrativa tre è quella di minore riuscita. Attraverso questo racconto militare-politico si poteva indagare maggiormente la situazione reale avvenuta all’interno del Kursk, ancora poco chiara nel 2023. La narrazione segue una marcata impronta pro-NATO, orientata a mostrare negativamente l’operato della Russia, enfatizzando la forza militare occidentale e dichiarando in maniera evidente come la flotta marina russa fosse incompetente nel salvataggio dei suoi marinai, tanto da causarne la morte quasi volontariamente. La storia narrata, però, è avvenuta, in questo modo, solo in parte, poiché ci sono ancora diversi dubbi su ciò che è realmente accaduto al Kursk, soprattutto riguardo alla possibilità di salvare, effettivamente, i marinai ancora vivi. Alcune fonti affermano che, dopo otto ore, tutti i sopravvissuti all’esplosione erano già morti. Pertanto, sottolineo che questa pellicola racconta i fatti secondo ciò che l’America e la NATO hanno dichiarato. Ciò che sicuramente è evidente nella realtà storica sono le incompetenze della marina russa, che per tentare di salvare i suoi uomini ha impiegato un tempo eccessivamente lungo, più di quarantotto ore. Nel lungometraggio, questa parte non funziona bene a causa di una scrittura troppo superficiale riguardo ai militari presentati. Inoltre, sarebbe stato interessante approfondire maggiormente la questione a livello culturale, mostrando non solo l’opinione pubblica ma anche l’agire del governo russo. Vladimir Putin doveva essere raccontato, ma alla fine queste scene sono state tagliate dalla pellicola. 

Colin Firth in Kursk (2018)
Colin Firth in Kursk (2018)

In conclusione

La pellicola riesce ad avere un impatto emotivo significativo nelle prime due linee narrative, immergendoci nel dramma umano dei marinai intrappolati a bordo del Kursk e nella disperazione dei loro familiari che cercano notizie sulla loro sorte. Le scene all’interno del sottomarino, girate con una macchina a mano, ci fanno sentire come se fossimo lì con i marinai, condividendo le loro angosce e speranze di sopravvivenza. Le esplosioni, descritte con grande dettaglio, ci lasciano con il cuore in gola, creando una tensione palpabile che ci tiene incollati allo schermo. Nella seconda linea narrativa, il personaggio di Tanya Averina diventa il fulcro delle emozioni, incarnando la sofferenza delle mogli e dei parenti dei marinai scomparsi. La sua interpretazione e quella del giovane Artemiy Spiridonov, nei panni del figlio degli Averin, sono commoventi e ci coinvolgono emotivamente in ogni momento. Il desiderio di Tanya di tenere viva la speranza di riabbracciare suo marito, nonostante le notizie false e contraddittorie fornite dai militari russi, ci fa riflettere sulla forza e la resilienza delle persone in situazioni di crisi. Tuttavia, la terza linea narrativa, incentrata sul lato militare e politico della vicenda, avrebbe potuto essere maggiormente sviluppata. Mentre la prospettiva pro-NATO mette in luce le mancanze della marina russa, sarebbe stato interessante esplorare ulteriormente la complessità dei fatti avvenuti a bordo del Kursk e l’atteggiamento del governo russo di fronte alla tragedia. La decisione di eliminare alcune scene riguardanti Vladimir Putin ha probabilmente contribuito a rendere questa parte meno approfondita di quanto avrebbe potuto essere.

In definitiva, “Kursk” rimane comunque un interessante film militare che cattura l’attenzione dello spettatore grazie alla potenza delle prime due linee narrative. Sebbene la terza parte avrebbe potuto essere sviluppata in modo più approfondito, il film riesce a trasmettere il senso di disperazione e speranza in situazioni di crisi e a farci riflettere sulla natura umana e sulle decisioni politiche in momenti cruciali. Nonostante non sia il miglior lavoro di Thomas Vinterberg, “Kursk” offre comunque una visione coinvolgente di un tragico evento storico.

Note positive

  • Regia
  • Incipit
  • Interpretazione degli attori

Note negative

  • La parte militare è stata narrata malamente, soprattutto in maniera eccessivamente semplicistica
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.