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Sull’Isola di Bergman
Titolo originale: Bergman Island
Anno: 2021
Paese: Francia, Belgio, Germania, Svezia
Genere: Drammatico
Casa di produzione: Arte France Cinéma, Barnstormer Productions, CG Cinéma, Dauphin Films, Film Capital Stockholm, Gotlands Filmfond, Neue Bioskop Film, Piano, Plattform Produktion, RT Features, Scope Pictures, Swedish Film Institute, Swedish Television, Talipot Studio
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 112 min
Regia: Mia Hansen-Løve
Sceneggiatura: Mia Hansen-Løve
Fotografia: Denis Lenoir
Montaggio: Marion Monnier
Attori: Mia Wasikowska, Tim Roth, Vicky Krieps, Joel Spira, Anders Danielsen Lie, Gabe Klinger, Wouter Hendrickx, Clara Strauch, Oscar Reis, Jonas Larsson Grönström, Matthew Lessner, Teodor Abreu, Grace Delrue
Dopo essere stato presentato ai principali festival cinematografici mondiali (fra cui Cannes e Toronto) “Sull’Isola di Bergman“, ispirata pellicola della regista parigina Mia Hansen Løve arriva in Italia, grazie a Teodora Film, il 7 dicembre 2021.
Trama Sull’Isola di Bergman
Chris (Vicky Krieps) e Tony (Tim Roth) sono una coppia di registi che decide di trascorrere un’estate a Fårö, isola baltica che ispirò il genio artistico di Ingmar Bergman che lì girò molti dei suoi film. Chris e Tony si troveranno qui a tentare di tenere salde le redini di un amore stanco mentre nel frattempo proseguono la scrittura delle sceneggiature dei rispettivi film a cui stanno lavorando

Recensione Sull’Isola di Bergman (2021)
Partire per raggiungere i posti e i luoghi che hanno ispirato uno dei più grandi artisti della storia. Le bianche spiagge di Fårö, le rocce che si stagliano al cielo, i boschi e i piccoli villaggi nordici diventano meta di pellegrinaggio per Chris e Tony, registi che giungono “sull’isola di Bergman” in cerca di una rinascita, artistica e del loro amore. L’amore di Chris e Tony sembra in rivolta, affaticato dagli anni insieme, viene e va nel frastuono della vita moderna e per essere ritrovato ha bisogno dell’isolamento e della calma che solo un’isola nordica può dare.

Lui è un regista affermato, celebrato dalle nicchie cinefile. Lei, in cerca della sua identità artistica, teme di rimanere schiacciata dal suo peso. Poco rassicuranti per lei in questo senso i racconti degli isolani sulla vita personale di Bergman, un uomo che ha raggiunto grandissimi successi in campo artistico ma ha tralasciato totalmente la vita privata e la crescita degli figli, lasciata in mano alle sue cinque mogli.
Le vicende di Chris e Tony si confondono con quelle di Amy, una straordinaria Mia Wasikowska (Alice in Wonderland, The Devil All The Time), protagonista immaginaria della sceneggiatura che Chris sta scrivendo. Amy come Chris è in fuga, come lei si ritrova a girare quasi a vuoto intorno a un amore che non sembra mai trovare il suo centro. Anche lei giovane regista amante di Bergman, si ritrova a Fårö per un matrimonio dove rivede il vecchio amore Joseph (Anders Danielsen Lie).

La parte “immaginaria” contrasta visivamente con la realtà che Chris e Tony stanno vivendo. La realtà di Amy su Fårö è più vivace nei colori, più accesa e ispirata. Tutto sa di libertà e la bellezza del Nord risplende fra candele soffuse, cieli tersi, festeggiamenti e musica.

Nel mondo, quello vero di Chris e Tony, tutto è più algido, pacato. Ad accomunare Chris e Amy è la ricerca di stabilità però nella fantasia tutto è intensificato, sia nel malessere di Amy che nel senso di libertà che un posto come un isola del baltico può dare. Mia Hansen Løve crea un film in cui vi è il sincero tentativo di omaggiare un genio a cui chiaramente lei stessa, in quanto regista, è molto legata ma nel farlo crea una pellicola che non cede mai alla strada dell’imitazione, il film è al contrario ricchissimo della personalità della sua regista.

E così, fra una breve carrellata sui quadri di Liv Ullmann e Bibi Anderson e una panoramica sulla spiaggia del Settimo Sigillo, “Sull’Isola di Bergman” oltre a essere un interessante meditazione sul tema dell’ “amore che non si sa descrivere e che non si sente quasi mai nei giorni normali” tanto caro a Scene di un Matrimonio (di cui rappresenta una riproposizione molto più umile e sincera del sin troppo supponente remake seriale americano) diventa anche una riflessione sul processo creativo e un umile ma mai urlato tributo al genio di Bergman.
A quei luoghi che hanno sprigionato il suo genio che (come detto nel film), se guardati dalla giusta prospettiva, possono continuare ancora oggi a ispirare e a creare grande cinema.
Note positive
- La regia di Mia Hansen-Løve risulta di alto livello, coniugando momenti di virtuosismo estetico (quelli legati alla fantasia) ad altri di compostezza e maggiore rigore formale (quelli nella realtà)
- La sceneggiatura presenta diversi telematiche e spunti. Si spazia dalla rivisitazione dei luoghi Bergmaniani alle riflessioni sulla natura della ricerca artistica e sentimentale
- Il cast è di buon livello, Tim Roth (Pulp Fiction, Le Iene) e Vicky Krieps (Il Filo Nascosto, Old) si calano con convinzione nelle parti ma a rubare la scena è Mia Wasikowska con un’interpretazione particolarmente sentita e ispirata.
Note negative
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