Dark – La prima stagione (2017): Le tematiche dei primi 10 episodi (ma non solo)

Netflix e Wiedemann & Berg Television creano la prima serie originale Netflix tedesca. I creatori e showrunner Baran bo Odar e Jantje Friese, che avevano già lavorato insieme in Who am I - No System is safe, uniscono di nuovo le forze come co-autori e showrunner per creare Dark.
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Dark prima stagione locandina

Dark – I Segreti di Winden

Titolo originale: Dark

Anno: 2017

Paese: Germania

Genere: fantascienzamistero

Casa di ProduzioneNetflix

Ideata: Baran bo Odar, Jantje Friese

Regia: Baran bo Odar

Sceneggiatura: Baran bo Odar, Jantje Friese, Martin Behnke, Ronny   Schalk, Marc O. Seng

Stagione: 2 

Episodi: 8

Attori: Sebastian Rudolph, Maja Schöne, Louis Hofmann, Oliver Masucci, Jördis Triebel, Moritz Jahn, Lisa Vicari,Mark Waschke, Karoline Eichhorn, Stephan Kampwirt, Gina Stiebitz, Carlotta von Falkenhayn, Deborah Kaufmann, Peter Benedict, Paul LuxJulika JenkinChristian Pätzold, Sebastian Hülk, Dietrich Hollinderbaum

Trailer italiano di Dark

Netflix e Wiedemann & Berg Television creano la prima serie originale Netflix tedesca. I creatori e showrunner Baran bo Odar e Jantje Friese, che avevano già lavorato insieme in Who am I – No System is safe, uniscono di nuovo le forze come co-autori e showrunner per creare Dark.

Trama di Dark

Quattro famiglie in una tipica cittadina tedesca sono al centro della prima stagione. Quando due bambini scompaiono misteriosamente, il presunto mondo ideale di queste famiglie viene fatto a pezzi, portando a galla tutti segreti dei cittadini della cittadina di Winden. Nel corso dei dieci episodi di un’ora, la portata degli eventi assume una nuova dimensione poiché le indagini li conducono nel1986 e i destini delle quattro famiglie sono tragicamente legati nello spazio e nel tempo.

Recensione di Dark

Cosa ci aspettiamo in genere da una serie tv? Suspence, divertimento, sesso, azione, colpi di scena a ripetizione? Tutte queste cose insieme? Ebbene, la legge del mercato impone determinati topoi affinché un serial abbia successo di pubblico, permetta ai produttori di rientrare nei costi di produzione e possa essere così rinnovato per le successive stagioni. E’ molto difficile che una serie tv introduca la riflessione astratta nei suoi contenuti (forse Lost?), perché diciamoci la verità, è un campo che interessa poco ai consumatori di televisione, sia pure quelli di palati più raffinati. Eppure nel 2017 un regista svizzero-tedesco,  Baran bo Odar e la sceneggiatrice tedesca Jantje Friese hanno forse segnato una piccola rivoluzione nella serialità Netflix, osando e rischiando in modo temerario e vincendo ampiamente la scommessa. La scommessa si chiama DARK conosciuta anche come I segreti di Winden, che qualche buontempone ha definito la risposta europea a Stranger Things, la nota serie fantasy made in Usa ambientata negli anni 80 che strizza l’occhio alla cultura pop di quegli anni. Ora qualche piccola affinità con la serie americana DARK ne ha, se non altro il minimo comune denominatore di una centrale nucleare come centro di misteri e dell’elemento fantascientifico che accomuna le due opere, ma ci sentiamo di affermare che a parte questo e una ambientazione (tra le tante) negli anni 80 si tratti non solo di due opere molto diverse tra loro, ma addirittura opposte nello spirito. Da un lato la solita goliardata made in U.S.A. che risolve il canone fantascientifico con il solito mostro made in Hollywood a ogni stagione e introduce personaggi tutto sommato leggeri e senza troppe pretese, che rendono Stranger Things si piacevole a vedersi, ma dimenticabile già il mattino dopo; dall’altro una serie “europea” autoriale che pur mantenendo fin dal primo episodio la promessa di ritmo, mistero e colpi di scena, si presenta come una grande opera post-moderna che si apre ai nostri occhi come un file multimediale, con continui link e rimandi alle più svariate discipline, come la religione, la scienza, la mitologia, la letteratura e la filosofia e naturalmente il cinema.

In questo articolo non mi soffermerò sulla trama di DARK, perché, anche se lo volessi fare, risulterebbe un’impresa impossibile, essendo il soggetto un intreccio complicato già nella prima stagione (ma che si rivela ancora più elaborato nella stagione successiva fino a diventare un vero e proprio labirinto borgesiano nella terza e ultima) e richiedente una notevole attenzione a tutti i dettagli. DARK va seguito con la massima concentrazione, perché la sua magia sta nei dettagli visivi e nei dialoghi pregni di filosofia. Questi elementi, così come una regia fuori dal comune, un lavoro di casting eccezionale e una colonna sonora meravigliosa e sempre pertinente nelle canzoni che accompagnano ogni episodio e che fungono da commento sonoro alle emozioni vissute dai protagonisti, completano un quadro perfetto, che si misura sulle performance di attori affiatati e consci delle ambizioni del progetto. Mi interessa più di ogni altra cosa scrivere -dove li ho colti- dei rimandi interdisciplinari a cui accennavo sopra.

Dark prima stagione
Dark prima stagione

I temi

(Allerta spoiler) Potete trovare, in questa sezione del testo, anche alcuni spoiler sulla stagione due e tre, dato che l’articolo è stato scritto al termine della serie tv.

Dark e il romanticismo

Wir passen perfekt zusammen. glaub nie etwas anderes (Siamo fatti per stare insieme, non credere mai che non sia così)

DARK è prima di tutto un’opera romantica, ma cosa si intende veramente per romanticismo? Può risultare difficile associare la gutturale lingua tedesca al romanticismo, ma forse non tutti sanno che quest’ultimo in letteratura, musica e arte è cominciato proprio nella terra di Goethe, alla fine del Settecento, con un movimento chiamato Sturm und Drang, che si presentava come una reazione all’eccessiva freddezza dell’età illuministica dominata dalla ragione. L’interesse per l’irrazionale e per la Natura, intesa come misteriosa e inaccessibile, sono le principali caratteristiche di questo movimento insieme al titanismo, da intendersi come “atteggiamento di ribellione, pur nella consapevolezza del suo fallimento, contro tutte le forze superiori (divinità, destino, natura, potere dispotico sia politico sia economico – sociale, ecc.) che dominano l’uomo e ne opprimono gli slanci vitali, la libertà e la responsabilità stessa”. A livello psicanalitico il titanismo romantico rivela un’anima masochista, che considera la sofferenza come necessaria al fine di rendere affascinante qualsiasi impresa, meglio ancora se arrecante la morte all’eroe. La trama principale di DARK racconta la storia d’amore impossibile tra Jonas e Martha, un amore che sfida il destino e che non può realizzarsi per motivi che scoprirete durante la visione. Il tentativo (destinato a fallire) di cambiare un fato già segnato è il tema centrale di DARK e questo ci rimanda direttamente al prossimo argomento.

Dark e la filosofia

Der anfang ist das ende und das ende ist der anfang (La fine è il principio e il principio è la fine)

Sempre restando nel periodo storico del romanticismo, l’universo concettuale di DARK è influenzato dal pensiero di due giganti dell’Ottocento tedesco: Arthur Schopenhauer e il suo allievo Friedrich Nietzsche. Soprattutto la dottrina dell’eterno ritorno dell’uguale di quest’ultimo, esposta come un’arcana profezia in “La gaia scienza” e in “Così parlò Zarathustra” è il nodo centrale di DARK, l’architrave che regge l’intreccio sempre più complesso che vede le famiglie della immaginaria cittadina di Winden viaggiare nel tempo e attraverso altre dimensioni alla ricerca di una soluzione alle angoscianti verità che si scoprono man mano che ci addentriamo nelle loro vicende. Il mondo fittizio di Winden è condannato a ripetere gli stessi eventi ciclicamente, ma solo i viaggiatori (del tempo) che fondano una società segreta chiamata “Sic Mundus Creatus Est” sono consapevoli di questo stato di cose, e allora si dividono in due fazioni che lottano tra di loro per il controllo delle vite di tutte le persone non ancora consapevoli del ciclo temporale. Mutuando dalla cultura indù e dagli stoici greci l’idea del tempo circolare e non rettilineo Nietzsche afferma che “le cose diritte sono una parvenza. In verità il loro scorrere è un circolo, cioè la verità stessa – l’ente, così come esso in verità scorre – è ricurvo. Il ruotare-in-circolo-su-se-stesso del tempo e quindi il continuo ritornare dell’uguale, di tutti gli enti, nel tempo, è il modo in cui l’ente nel suo insieme è. Esso è il modo dell’eterno ritorno”. Il simbolo del tempo è il serpente uroboro, che si morde la coda assumendo la figura del cerchio (presente anche in DARK). Lo scopo dell’uomo, non più nello stadio del pavido cammello che guarda in basso e ha paura del suo destino facendosi così plasmare dalla religione consolatoria è di non vivere più passivamente questo ripetersi infinito degli eventi, ma diventare consapevole di esso e amare il proprio destino, fino a farsi artefice creativo di esso nel suo passaggio definitivo da Mensch a Übermensch, Oltreuomo. Claudia, Adam ed Eva (nella terza stagione) sono la versione darkiana di questo Oltreuomo; non possono cambiare il corso degli eventi, ma possono manipolare a piacimento le persone come loro pedine e operare al fine d’indirizzare loro stessi gli eventi nell’unica direzione possibile. Lo scienziato Tannhaus, una delle figure cardine di DARK, afferma in un episodio che se il tempo è circolare non è solo il passato a influenzare il futuro, ma anche quest’ultimo può influenzare il passato, creando il paradosso che le cose non nascano affatto, ma esistano da sempre increate in uno stato diremmo parmenideo, perché non più condizionate dal principio di causa ed effetto; la macchina del tempo è una di queste. Nel bellissimo episodio della seconda stagione intitolato “Un ciclo infinito” assistiamo all’attuarsi di questo principio in modo esemplare, e non mi riferisco solo al dialogo di Jonas con il padre Michael, ma anche alla scena del lago, dove il ragazzo che è appena tornato da uno dei suoi primi viaggi nel tempo, seduce Martha prima del vero inizio della loro storia, che pertanto non nasce affatto nel passato, o per lo meno subisce una forte spinta dallo Jonas viaggiatore che già conosce i sentimenti che Martha prova per lui. E gli oggetti simbolo di DARK, come il ciondolo di San Cristoforo, o l’orologio di Charlotte, o il quaderno dove sono scritti gli eventi con la copertina con il simbolo della triquetra non entrano in scena in un particolare momento cronologico, dal momento che subiscono lo stesso ciclo temporale degli eventi e passano di mano in mano tra le varie epoche temporali senza che si individui un vero inizio della loro comparsa.

Menschen sind seltsame Kreaturen. Jede ihrer Handlungen wird von Verlangen getrieben und ihre Charaktere werden durch Leiden geschmiedet. Egal wie sehr sie versuchen, dieses Leiden zu unterdrücken, das Verlangen zu unterdrücken, sie können sich niemals davon befreien, ewige Sklaven ihrer Gefühle zu sein.
(Gli esseri umani sono strane creature. Ognuna delle loro azioni è guidata dal desiderio e i loro caratteri sono forgiati dalla sofferenza. Non importa quanto duramente cerchino di sopprimere questa sofferenza, di sopprimere il desiderio, non potranno mai liberarsi dall’essere eterni schiavi dei loro sentimenti)

Adam è una mente schopenhaueriana; l’evoluzione del suo personaggio lo ha portato a capire che nulla può essere cambiato. Interrompere il ciclo degli eventi è la sola soluzione per porre fine alla sofferenza di un destino ineluttabile e il suo scopo pertanto è quello di comprendere quale sia l’origine di questo loop in modo da poterla annichilire e raggiungere così il suo paradiso nihilista nell’oblio e nell’oscurità. È curioso che la soluzione da lui trovata consista nel distruggere il simbolo stesso del desiderio, in opposizione alla sua controparte femminile, che invece mira alla sua preservazione. Adam non è il cattivo della serie (non vi sono veri cattivi in Dark), ma rappresenta simbolicamente il punto di vista della rinuncia al desiderio vitale che porta solo alla sofferenza e rende penosa l’esistenza come è espresso nella filosofia del pensatore di Danzica. E se vogliamo nella terza stagione una citazione meno diretta ma comunque implicita ce l’ha anche Hegel, perché i due mondi paralleli ne presuppongono un terzo che ne costituisce la sintesi e l’origine, in pieno stile dialettico e trinitario.

Fotogramma di Dark - Prima stagione
Fotogramma di Dark – Prima stagione

Dark e la scienza

Ovviamente una serie di fantascienza non ha alcuna pretesa di divulgare teorie scientifiche, ma a volte è capitato nel cinema degli ultimi anni (Arrival, Interstellar, Tenet) che alcune ipotesi scientifiche siano state utilizzate come basi di partenza per una speculazione di natura fantastica. Se già nella prima stagione di DARK è introdotto il concetto di ponte di Einstein-Rosen sulle quattro dimensioni spazio-temporali, nella seconda stagione gli autori tirano fuori dal cilindro il bosone di Higgs (la cosiddetta particella di Dio) e nella terza si aggiunge la teoria a molti mondi cara alla teoria delle stringhe e la correlazione quantistica introdotta nel settimo episodio della terza stagione col famoso paradosso del gatto di Schrodinger dallo scienziato Tannhaus. Le teorie (para)scientifiche in DARK hanno il solo scopo di sviluppare la trama che si arricchisce di molte invenzioni narrative che raggiungono nell’ultima stagione i risultati più sorprendenti ma forse provocano anche il mal di testa dei telespettatori meno attenti. Così scopriamo che la materia oscura stabilizzata consente ad esempio di viaggiare nel tempo con maggiore libertà di quanto non lo consentano i macchinari dentro le grotte sotto la centrale nucleare vincolati all’intervallo dei 33 anni, mentre i mondi paralleli della terza stagione ci introducono a nuove versioni dei personaggi che abbiamo conosciuto nelle stagioni precedenti. Gli autori si sono divertiti a ricreare una nuova Winden ipotizzando la non esistenza del protagonista Jonas. La loro idea iniziale era d’invertire completamente l’arredamento dei principali set della serie: ossia gli appartamenti delle quattro famiglie protagoniste, la stazione di polizia e la centrale nucleare, ma questo avrebbe richiesto troppo tempo, e quindi si sono limitati a cambiare alcuni particolari che saranno facilmente individuati da chi ha seguito le stagioni precedenti. È fondamentale fare riferimento a questi piccoli cambiamenti per distinguere il mondo che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni che chiameremo A dal mondo B che si sovrappone al primo nel montaggio degli episodi dell’ultima stagione. Prendendo lo spunto dalla fisica quantistica al tema del destino si aggiunge un nuovo tassello: una riflessione sul pensiero binario e sul pensiero laterale. DARK ha sempre avuto il bivio come passaggio narrativo principale e pure come elemento figurativo, con tanto di split screen che dividono in due lo schermo. Ora il cerchio che intrappolava la sorte di Jonas si è sdoppiato, divenendo il simbolo dell’infinito, il nastro di Moebius. La mia impressione è che si è esagerato un po’ troppo, penalizzando almeno in parte la coerenza strutturale della trama perché non si trovano sempre delle spiegazioni razionali riguardo azioni e comportamenti dei personaggi in questo bombardamento di sequenze alternate tra varie epoche temporali e mondi paralleli e versioni alternative dei protagonisti, ovviamente senza alcun ordine cronologico sempre in nome dell’idea circolare e non lineare del tempo.

Dark: la religione e la mitologia

Alcuni personaggi di DARK rimandano chiaramente a dei simboli biblici; i nomi dati ad alcuni personaggi non sono pertanto casuali. Jonas è Giona che per aver disobbedito a Dio venne imprigionato dentro una balena. Anche lo Jonas di Dark commette un peccato di hybris; la sua curiosità lo porta a scoprire i viaggi nel tempo, di cui abusa nel tentativo di cambiare il corso degli eventi. Svilupperà così un’ossessione che lo porterà ad una trasformazione radicale sia fisica che psicologica. Martha rievoca la Marta del famoso versetto di Giovanni laddove dice «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Martha esprime la fede incrollabile, il suo amore per Jonas è incondizionato, e resiste ai dubbi e all’atteggiamento ambiguo e sfuggente di quest’ultimo quando viene a sapere di non poterla amare liberamente.

Nella terza stagione la sua nuova versione (o forse dovremmo dire le sue molte versioni) è stata scritta in modo un po’ approssimativo, al punto da renderla il personaggio più debole di tutti per una serie di comportamenti incoerenti e poco strutturati segnando uno dei (pochi) punti dolenti di Dark. Noah è Noè e la sua arca altri non è che la macchina del tempo che lui però utilizza con finalità sospette. All’inizio ci appare a dire il vero come una sorta di Anticristo, ma viene almeno parzialmente umanizzato nello sviluppo successivo della trama, perché si rivela una pedina manipolata come le altre, anch’egli schiavo dell’ineluttabile groviglio del destino. Michael è l’Arcangelo Michele che combatte in prima linea contro le forze demoniache. Il suo suicidio (praticamente la prima scena di DARK) è l’evento scatenante del loop temporale. Adam ed Eva (non credo che si debba spiegare chi rappresentano) sono i progenitori dell’universo circoscritto che cercano l’uno di distruggere, l’altra di preservare ad ogni costo. In DARK ricorrono spesso i numeri 3 e 33, che sono i numeri della Trinità e gli anni di Cristo; la triquetra rappresenta i 3 mondi paralleli intrecciati tra di loro. Il tema del mito greco di Arianna è presente in tutte e tre le stagioni e si collega alla trama di DARK sia con il simbolo del filo, che rappresenta i legami intrecciati tra le famiglie di Winden (in tedesco winden significa contorcersi) sia con quello del labirinto dal quale Teseo è riuscito a fuggire grazie a questo filo. Il labirinto del Minotauro in DARK è il Tempo, nell’ambito del quale si creano questi legami ma dal quale a differenza del racconto mitologico sembra impossibile uscire.

Fotogramma di Dark - Prima stagione
Dark

Dark e il cinema

Infine, non può mancare un riferimento anche alle citazioni cinematografiche che si possono notare in DARK. Ormai da anni vado dicendo che la qualità della serialità è cresciuta enormemente al punto non solo di non distinguersi almeno nei progetti di maggior qualità dal miglior cinema mondiale (che invece è innegabilmente in crisi di idee), ma a volte di superarlo come fenomeno di costume di massa (basti pensare al successo planetario della spagnola La casa del papel e del coreano Squid Game, per non parlare del sopravvalutato ma pur sempre popolarissimo Trono di spade). Ma il cinema rimane sempre la principale fonte d’ispirazione delle migliori serie tv e anche DARK non fa eccezione. Il tema della circolarità del tempo è presente in Arrival (2016) di Denis Villeneuve con l’introduzione del linguaggio e della scrittura aliena.

L’espediente del montaggio alternato che ci trasporta su differenti piani spaziali e temporali ricorda Cloud Atlas (2012), un altro ambizioso film di fantascienza che ha anch’esso come tema principale il destino, sempre diretto da un regista tedesco (Tom Tykwer). L’idea delle diverse versioni di sè era presente in Looper – In fuga dal passato (2012) con protagonista Bruce Willis e in quel gioiello misconosciuto che è Predestination con Ethan Hawke dove il loop è portato alle estreme conseguenze pur mantenendo una coerenza formale indiscutibile. L’ambientazione nell’era vittoriana, a opinione di chi scrive la migliore in assoluto di DARK, strizza senz’altro l’occhio a The Prestige (2006), capolavoro steampunk di Christopher Nolan, mentre risulta fin troppo filologica la citazione della già deludente scena del tesseratto di Interstellar (2014) dello stesso Nolan verso la fine della serie, quando Jonas e Martha cercano di risolvere il loop tornando al mondo originario.

In conclusione

Arrivati quindi alla conclusione del nostro percorso, posso dire che la serialità europea non ha nulla da invidiare a quella anglo-americana, e anzi l’eredità culturale del nostro continente ci consente di poter riempire di contenuti di ben maggior spessore le opere audiovisive di quanto non riescano dall’altra parte dell’oceano dove hanno mezzi e risorse più potenti, ma una cultura meno sofisticata. DARK non è esente da difetti, perché a momenti alti e in alcuni casi addirittura sublimi si precipita improvvisamente in situazioni da soap opera (soprattutto nella terza stagione); per fortuna accade raramente, ma riteniamo che con più attenzione si potevano evitare delle ridondanze che impediscono a DARK di essere un’opera completamente perfetta sia per ambizione che per realizzazione. Siamo pronti a scommettere però che se ne parlerà a lungo e che la sua reputazione presso il pubblico di appassionati e la critica specializzata sia destinata a crescere nel tempo.

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Gianluca Sforza
Gianluca Sforza
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