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Pom Poko
Titolo originale: Heisei tanuki gassen Ponpoko
Anno: 1994
Paese: Giappone
Genere: Animazione, storico, fantastico
Produzione: Studio Ghibli
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 119 min.
Regia: Isao Takahata
Sceneggiatura: Isao Takahata
Fotografia: Atsushi Okui
Montaggio: Takeshi Seyama
Musiche: Shang Shang Typhoon
Animatori: Megumi Kagawa, Toshio Kawaguchi, Yoshifumi Kondo, Katsuya Kondo, Masashi Ando, Kasaaki Endo
Vincitore del Cristal per il miglior lungometraggio al Festival internazionale d’animazione d’Annecy nel 1995, Pom Poko d’Isao Takahata racconta la strenua lotta dei tanuki per proteggere il proprio habitat naturale dalla distruzione operata dall’uomo che sta trasformando i rigogliosi boschi delle colline di Tama in un nuova zona residenziale.

Trama di Pom Poko
Nel bosco della collina di Tama (Tokyo), i tanuki, animali simili a procioni, vivono la loro vita normalmente fra risse, canzoni e feste finché il progetto per Tama New Town non comincia a invadere e distruggere il loro habitat. È Palla di fuoco Oroku, la matriarca, a informare tutti gli ignari tanuki del disastro incombente. Non c’è perciò tempo da perdere; il consiglio dei patriarchi decide di resistere all’uomo e per farlo, ricorre a un’arte ormai dimenticata: il trasformismo per confondere e sabotare i lavori.
Si mandano perciò alcuni messaggeri a cercare nel resto del Giappone i quattro tanuki più saggi conosciuti: uno dei messaggeri torna accompagnato da tre di loro: Kincho IV, Il pelato di Yashima e Inugami Gyobu. Grazie a questi tre sommi tanuki, la popolazione dei boschi di Tama si mette d’impegno per fermare l’incessante avanzamento dei lavori ma ogni successo non è altro che una vittoria di Pirro e anche la favolosa parata degli spettri che i tanuki riescono con fatica, e con una tragica perdita, a realizzare, si ritorce loro contro tanto da spingere Gonta, uno dei tanuki di Tama più influenti e bellicosi a reagire con violenza e arrivare a compiere dei veri e propri atti di ecoterrorismo che non porteranno comunque a nulla, se non ad ulteriori tragiche conseguenze.

Recensione di: Pom Poko
Un racconto sulla fine di un’epoca, l’esemplificazione del famoso tutto si trasforma, ma anche la narrazione delle molteplici vie per affrontare tutto ciò. Questo, ma non solo naturalmente è Pom Poko. Con questo terzo film d’animazione per lo Studio Ghibli, sei anni dopo averci prosciugato i dotti lacrimali con Una Tomba per le lucciole, Isao Takahata risolleva leggermente l’umore del pubblico con una storia a tratti divertente e scanzonata e con delle scene memorabili ma ciò che ha più peso, è quel senso d’incertezza e di fine che permane fino alla fine della principale vicenda di questa storia. Un racconto che lascia spazio anche alla malinconia per qualcosa che si perde e rimane solo nei ricordi.

Pom Poko è una storia visivamente molto raffinata, in cui ai tanuki rappresentati con forme morbide e, in alcuni momenti, quasi abbozzate, fanno da sfondo città e paesaggi davvero ben rappresentati e ricchi di particolari ed è particolarmente nei secondi che la proverbiale maestria dello studio nipponico, esce prepotentemente: Takahata racconta una storia in cui la maestosità della natura e del Giappone rurale sono costretti a cedere il passo a un’industrializzazione, a un grigiore che le fagocita inesorabilmente. È il racconto di un addio, di una resa al nuovo che avanza che però non sconfigge e non cancella completamente ciò che è stato. Il film di Takahata è un inno alla resistenza, al sapersi adattare al cambiamento senza rinnegare completamente se stessi; è un ricordare, ogni volta che si guarda quest’opera, quanto sia importante l’ambiente e di come troppo spesso la società contemporanea non si rapporti ad esso nella giusta maniera.
In Pom Poko è interessante notare come una semplicistica distinzione fra animali buoni e umani cattivi salti completamente. Pur essendo vero che non mancano i personaggi meschini fra gli esseri umani, in questo film non viene espressa una condanna feroce contro l’urbanizzazione delle campagne, la critica semmai è più sottile e molto più malinconica. A essere criticato non è tanto il progresso in sé quanto piuttosto la forte miopia della nostra società, che tutt’ora perdura, nel non voler fare i conti con l’altro da noi e con il dover preservare ciò che deve essere preservato anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Una piccola curiosità per concludere: in questo film Takahata celebra lo Studio Ghibli inserendo nella parata degli Spettri alcuni VIP presenti in altrettanti capolavori dello Studio: qui si cita solo Kiki, la giovane strega del film di Miyazaki Kiki – Consegne a domicilio. I pochi altri omaggi si lasciano agli occhi degli spettatori.
In conclusione
Note positive
- Le diverse caratterizzazioni dei tanuki
- Le varie scene di trasformismo
- La parata degli spettri
- La partenza del Pelato di Yashima e dei “suoi” tanuki incapaci di trasformarsi, sulla barca d’oro.
- L’ultima “magia” dei tanuki
- il finale del film
Note negative
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